Quel fenomeno fiorentino che si chiama Museo degli Uffizi

È il 1° Maggio, Festa del Lavoro, quindi gli Uffizi sono rimasti rigorosamente chiusi

La mattinata della Festa del Lavoro l’abbiamo cominciata, giustamente, lavorando.
Accendiamo il PC, entriamo in rete e ci accorgiamo che i colleghi giornalisti sono già al lavoro da tempo. E sono in contatto tra loro per sottolineare come il lavoro sia, in buona sostanza, un privilegio e che pertanto si deve lavorare ogni qual volta sia richiesto.
Come noi ci sono tante altre categorie di lavoratori che non possono cessare la propria attività solo perché è il 1° Maggio.
Si pensi alle Forze dell’Ordine, agli operatori della sanità, del soccorso, dell’assistenza. Ai religiosi, le mamme, le casalinghe (che non riposano mai).
Ma anche gli operatori del tempo libero. Il PIL Trentino deve un miliardo di euro al turismo, quindi merita tanto rispetto. Gli alberghi devono ringraziare se arrivano i turisti e i lavoratori delle strutture turistiche si fanno in quattro per far sì che questi tornino anche l’anno prossimo.
Grazie a Dio il MUSE aveva anche oggi la fila di gente che voleva visitarlo. Vediamo la gente fuori dal Muse nella foto in basso scattata dall'amico Marco Oss.
 
Poi, la notizia che ha lasciato un po’ perplessi noi giornalisti e, probabilmente, ha generato qualche sentimento più forte della perplessità presso i turisti.
A Firenze il Museo degli Uffizi (foto Wikipedia in alto) è rimasto chiuso.
Certo è la Festa del Lavoro, si dirà, e quindi è giusto festeggiarla non lavorando.
Ma, tornando al concetto con cui abbiamo aperto questo articolo, in un momento in cui il lavoro è considerato un privilegio, ci è sembrato davvero assurdo sapere che uno dei musei più importanti del mondo fosse chiuso in un giorno di festa.
Con tutta la gente che lavorerebbe volentieri anche solo nei i giorni festivi pur di lavorare, ci domandiamo se non sia stato possibile trovare un accordo per far sì che i lavoratori che si sono (giustamente) presi un giorno di riposo non potessero essere sostituiti da altri collaboratori opportunamente adatti a svolgere questa attività.
 
È di fronte a fenomeni come questi che si dovrebbe decidere di rivedere completamente l’impianto del lavoro nel Bel Paese, che il diritto al lavoro l’ha pure inserito nella Costituzione, ma che non può diventare un diritto al privilegio del lavoro.
Come diceva un grande sindacalista un anno fa, «per tutelare i diritti dei lavoratori ci deve anzitutto essere il lavoro».
E quando c’è, aggiungiamo noi, dobbiamo tenercelo stretto. E, se necessario, fare qualche sacrificio pur di mantenerlo.
 
GdM