L’acrobata delle parole: Gianluca Caporaso – Di Luciana Grillo

«La fantasia non è il contrario della realtà, ma è una piantina che germoglia sulla realtà»

Titolo: Appunti di geofantastica
Autori: Gianluca Caporaso, Sergio Olivotti
 
Editore: Lavieri 2015
Target: Bambini e ragazzi dai 6 anni in su
 
Pagine: 80, brossura
Prezzo di copertina: € 13,80

L’allegato di un grande quotidiano nazionale cita Gianluca Caporaso nella top 20 degli autori giovani italiani, dunque, sapendo che veniva a presentare i suoi libri nel luogo dove trascorro le vacanze, andare a sentirlo mi è sembrato assolutamente ovvio.
La platea affollata di ragazzini delle elementari, circondati da genitori, nonni e maestre, non mi ha scoraggiato, anche perché quando sono arrivata l’autore stava già parlando e gli è bastato solo qualche attimo per incantarmi: spiega cos’è la fantasia, dice che bisogna allenarla, racconta che durante un Laboratorio geofantastico, Ostia è diventata «la città che prega», Terracina «la città cinese», Civitavecchia «la città con le rughe».
 
La fantasia – dice Gianluca – non è il contrario della realtà, ma è una piantina che germoglia sulla realtà.
Per allenarla, servono le parole, delle quali bisogna recuperare la ricchezza raccontando raccontando raccontando perché chi racconta lancia un ponte verso gli altri, chi racconta condivide con gli altri quello che sa, apre le porte e le braccia all’altro e così inizia il viaggio (che è la vita).
I poeti aiutano a compiere il viaggio, perché conoscono la strada, perciò bisogna saperli ascoltare.
Chi non racconta storie, si chiude in se stesso, è candidato alla solitudine.
 
Per raccontare storie si possono inventare parole, oggetti… come fa l’Associazione «La luna al guinzaglio» che otto anni fa cominciò la sua avventura creando le «patamacchine», come il «pacifica fon» che riavvicina i «litinfanti» (gli adulti che litigano come bambini), che eredita le sue capacità dal telefono costruito da Meucci per dire «Ti amo» alla moglie lontana.
Gianluca non si ferma, i bambini ridono quando legge i racconti in cui tutte le parole hanno una sola vocale («Ciclisti chini dritti, pini zitti» o «Focoso toro scorno, colombo grosso»), interagiscono con lui quando descrive «La città dell’iniziale perduta» (come Ischia che forse era Fischia o Mischia o Rischia).
 
Fischia sarebbe stata una città piena «di arbitri, pastori e fabbriche di antifurti», Mischia avrebbe ospitato «campi da rugby, concerti e locali pieni di persone», a Rischia ci sarebbero stati «ippodromi, palazzi delle lotterie e tombole napoletane».
Non c’è un solo bambino che non si lasci coinvolgere in questo gioco, soprattutto quando Gianluca spiega che «a Ischia si parla il secondario, una lingua in cui tutte le parole cominciano dalla seconda lettera».
Dio, Mio e Zio, però, in secondario diventerebbero «Io», perciò si creerebbe confusione, e allora si usano le mani.
Mentre per dire Ti amo «gli ischitani, quando l’amore arriva, ammutoliscono come i pesci».
 
Benché sia un’adulta senza nipotini, non ho saputo resistere alla tentazione e ho comprato gli Appunti di Geofantastica: «in questo piccolo quaderno sono raccolti gli appunti lasciati da un misterioso viaggiatore».
Ho trovato, insieme alla storia di «Ischia, la città dell’iniziale perduta», fra le altre le storie di «Corleone, la città dei coraggiosi», Cosenza, «la città senza cose», Metaponto, «la città di mezzo ponte», Corsano, «la città della buona salute» e così via, tutte accompagnate dalle illustrazioni originali, raffinate e divertenti di Sergio Olivotti, «disegni, piccoli collage o con foglie e fiori rubati agli alberi più esotici incontrati per strada».
 
A questo punto, spinta dall’entusiasmo per questa pubblicazione così particolare, non posso che consigliarne la lettura ai bambini che i genitori, i nonni e gli insegnanti vorranno accompagnare in questo viaggio fantastico, che aiuterà i ragazzi ad aprirsi al mondo in cui «non tutto sembrerà vero e non tutto sembrerà falso».
 
Luciana Grillo