Succo di frutta, quando si ha voglia di una pausa gustosa…

Ecco come nasce una coccola all'insegna del gusto e della qualità naturale

Quando si ha voglia di una pausa gustosa, si sceglie spesso di bere un succo di frutta.
Al giorno d'oggi, complice la maggiore attenzione verso la qualità di quello che si porta in tavola, è naturale farsi domande sulla filiera che permette di arrivare al prodotto finito.
I succhi di frutta, ormai da tempo, non si limitano a essere semplicemente, se così si può dire, gradevoli al palato.
Sono sempre più ricchi di proprietà - come già accennato, siamo molto più consapevoli del ruolo che ha ogni singola scelta alimentare quotidiana - e realizzati mettendo al centro processi sostenibili e rispettosi dei principi nutritivi che caratterizzano la materia prima.
 
A dimostrarlo ci pensano case history come quella di Pfanner, azienda che, dopo oltre 160 anni, si distingue ancora per la dedizione estrema nella creazione di prodotti capaci di coniugare bontà ed equilibrio (sono totalmente privi di conservanti).
Non è un caso che i succhi di quella che nacque come una piccola azienda familiare a partire da una distilleria siano oggi apprezzati in diverse occasioni, dalla merenda veloce alla necessità di ritemprarsi dopo uno sforzo fisico (per esempio una camminata all'aria aperta).
Questo straordinario risultato parte dalla scelta della materia prima. Non basta fermarsi al mero criterio qualitativo, comunque importantissimo.
Bisogna considerare pure altri fattori, come per esempio il luogo di crescita della frutta, che può influire su diversi aspetti, dall'aroma alla durezza.
 
Lo step successivo è quello della riduzione in purea, approccio che riguarda in particolare frutti come le pesche, le pere, le albicocche.
Il frutto viene denocciolato, triturato e la sua polpa viene subito scottata, così da provocare l'inattivazione degli enzimi in essa contenuti.
Successivamente, si procede a filtrarla e a raffinarla, passi immancabili per poter utilizzare, una volta pronto il prodotto finito, la definizione «purea 100% frutta».
Quando si ha a che fare con frutti come le arance e le mele, si procede, invece, alla spremitura.
 
Sia dopo la preparazione della purea, sia a seguito della spremitura, il prodotto ottenuto viene sottoposto a pastorizzazione.
Si espone il succo a una temperatura molto alta, grazie alla quale è possibile apprezzare la neutralizzazione dei microrganismi che, se presenti, provocherebbero la fermentazione della bevanda.
Si tratta di un momento fondamentale: non dimentichiamo, infatti, che il succo di frutta è un «prodotto fermentescibile ma non fermentato» (definizione prevista dalla direttiva 2012/12/UE, la disciplina comunitaria di riferimento recepita dal nostro Paese nel 2014).
Dopo la pastorizzazione, arriva il momento dell'imbottigliamento. Quello che può sembrare un passaggio meccanico con una mera finalità pratica, ha invece un ruolo cruciale.
 
Per ottenere un succo di frutta davvero di qualità, è infatti necessario che, quando viene imbottigliato, il prodotto rimanga protetto sia dalla luce, sia dall'azione dell'ossigeno.
In questo modo, la bevanda può conservare il più a lungo possibile le proprietà organolettiche che la rendono la scelta ideale nei casi in cui si vuole spezzare la fame senza mai mettere in secondo piano il benessere.