Pubblica amministrazione e riforme mancate

Il professor Ichino: «Giusto licenziare i nullafacenti, ma siamo un Paese senza cultura della valutazione»

Il giuslavorista, già nel mirino delle Br, insiste sulla necessità di cambiare il sistema pubblico. Il ministro Nicolais: «D'accordo sulla licenziabilità dei nullafacenti.»
Cauti i sindacati: «Siamo d'accordo ma il giudizio spetta al pubblico e non ad un singolo.»

«L'Italia è un paese privo di una cultura della valutazione. Il dipendente pubblico deve essere soggetto ad una valutazione sul lavoro svolto e i nullafacenti vanno licenziati. E' necessario arrivare ad un automatismo che permette l'allontanamento del dipendente che non lavora o che, peggio, si è reso responsabile di comportamenti gravi, senza attendere il corso della giustizia penale.»

Il professor Pietro Ichino, giuslavorista milanese e da tempo nel mirino delle nuove Brigate Rosse per le sue idee riformiste del sistema del lavoro in Italia, sceglie il palcoscenico del Festival dell'economia e interlocutori importanti - Luigi Nicolais, il ministro per le Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione, e Carlo Podda, segretario generale funzione pubblica Cgil - per rilanciare la proposta di rivedere il sistema di lavoro pubblico in Italia: «La pubblica amministrazione è ingessata, ha le mani bloccate dai laccioli che rendono di fatto impossibile lo sviluppo di buone pratiche in grado di premiare coloro, e sono la maggioranza dei dipendenti, che lavora e garantisce al sistema di andare avanti.»

Una visione, in parte, ridotta dal segretario Cgil Podda, secondo il quale la pubblica amministrazione non è un sistema unico ma un insieme di realtà con obiettivi, servizi e problemi diversi, mentre il ministro Nicolais annuncia nuove misure del Governo, quali ad esempio l'introduzione di parametri di valutazione, capaci di mettere alla pari il cittadino e l'amministrazione dello Stato.
«Stiamo lavorando - ha continuato il ministro - per introdurre nuove norme con l'obiettivo di rendere automatica la licenziabilità del dipendente pubblico nei casi di corruzione o concussione.»

Il segretario generale della funzione pubblica Cgil, pur sottoscrivendo la posizione di Ichino sulla licenziabilità del dipendente pubblico, ha invitato ad analizzare la realtà della struttura statale: «Nella pubblica amministrazione manca un sistema regolatore. Nel privato questo è garantito dal mercato, nel pubblico non esiste ed io credo che si possa individuare nell'utente e nella sua possibilità di esprimere una valutazione sul grado di soddisfazione e di efficienza dei servizi erogati, proprio come oggi accade in un qualsiasi hotel dove il cliente valuta la pulizia della stanza e la qualità del servizio.»

Ichino insiste sulla necessità di introdurre anche nella pubblica amministrazione un sistema di valutazione. «Lo chiedo di smettere di valutare tutti allo stesso modo. Il sistema pubblico ha larghe zone di inefficienza, dovute anche ai "nullafacenti" (il titolo del suo ultimo libro per i tipi della Mondadori, ndr.) colposi o dolosi che ti sbattono in faccia la propria voglia di non lavorare.»
Secondo il giuslavorista milanese la riforma della pubblica amministrazione è necessaria per reagire contro la nullafacenza, in un sistema, qual è quello attuale, privo di qualsiasi mezzo per contrastare il fenomeno.
«Il problema è chi fa cosa» continua Ichino che propone di «rompere un "circolo vizioso" di un sistema reso impotente dall'invadenza della politica e dall'azione di interdizione di un sindacato contrario a passare nelle mani dei dirigenti il momento della valutazione.»
«Il circolo vizioso si può e si deve rompere - aggiunge Ichino - introducendo un modello di valutazione interna indipendente e trasparente, che trovi anche un momento pubblico, con il coinvolgimento di esterni, nella sua fase finale.»
In altre parole, spetterebbe al dirigente verificare la produttività del dipendente e allo stesso la proposta di allontanare il singolo nullafacente.

«Sottoscrivo la proposta di Ichino sulla possibilità di licenziare coloro che non lavorano - ha ribattuto il segretario Cgil - ma mi chiedo chi ha interesse che la pubblica amministrazione non funzoni? Credo che in Italia esista una cultura generale poco incline alla valutazione di merito. La differenza tra Ichino e il sottoscritto sta nel fatto che il professore individua in una personale (il dirigente) colui che può decidere del destino del dipendente pubblico mentre io continuo a credere che il giudizio spetti al pubblico e non al singolo.»

E sulla mancanza di una cultura della valutazione ha concordato anche il ministro Nicolais, il quale ha ricordato che «nei paesi anglosassoni è pratica consueta.»

Tutti d'accordo invece sull'istituzione di un'Autority centrale, non con funzioni di controllo bensì un organo pensato per garantire il funzionamento della pubblica amministrazione e l'apertura totale dei dati in rete, così come nei modelli nordeuropei ed americani. Questioni giuridiche a parte, il ministro Nicolais vede nel cambiamento tecnologico un'opportunità di evoluzione della pubblica amministrazione. «Vivremo sempre più in una società dell'informazione che trasformerà anche l'amministrazione dello Stato in un unico sistema interoperante, in cui il cittadino potrà ottenere i servizi in tempi molto più rapidi.»

(pff)