Lou Marini, sassofonista dei Blues Brothers, è di origini trentine
Suo nonno Candido era nato a Darzo, emigrato nel 1904. Nel film di Belushi recitò se stesso come gli altri grandi musicisti

Lo abbiamo saputo per caso, quando è
stato intervistato da un TG nazionale nel contesto del 30°
anniversario del film musicale The Blues Brothers.
«You are of Italian descent?»
«Yeah, my grandfather was from Trentino.»
Non ci vergognamo a confessare che non lo sapevamo e siamo andati a
verificare se era vero o se avevamo sentito male. Ma era proprio
così.
Il nonno Candido Marini emigrò nel 1904 da Darzo
(Giudicarie Esteriori) e si stabilì ad Alliance (Ohio).
Dal matrimonio con l'italiana Silvia Schivalocchi nel 1916
nacquero tre figli. Tra questi, nel 1921, Louis padre, già maestro
della banda della marina militare statunitense.
Louis «Blue Lou» Marini nacque a Charleston il 13 maggio
1945.
A dieci anni, Lou prese lezioni di clarinetto dal padre e da Frank
Corbi, quindi studiò jazz a Dallas (Texas). Nel 1971 si trasferì a
New York.
Divenne un grande musicista rock con il sax soprano, sax alto e
tenore, il flauto, l'ottavino, il flauto contralto, il clarinetto
e, già che c'era, con le percussioni.
Opera anche come arrangiatore e compositore.
Fu membro della band dello spettacolo televisivo Saturday Night
Live dal 1975 al 1983 e recitò, suonando, nei film The
Blues Brothers e Blues Brothers 2000.
Deve la celebrità a queste e altre apparizioni televisive e
cinematografiche, mentre in precedenza fu membro del gruppo
indimenticabile «Blood, Sweat and Tears».
Tra le sue prestigiose collaborazioni figurano Frank Zappa, Dionne
Warwick, Aretha Franklin, James Taylor (1995), Stevie Wonder, Diana
Ross, Eric Clapton, Bill Evans, Gerry Mulligan, gli Aerosmith e i
Rolling Stones.
All'intervista ha dichiarato di essere molto legato all'Italia, in
particolare alle terre dei suoi nonni. Ma anche alla sua Alfa Romeo
spider.
La sua interpretazione storica fu quella di recitare la parte di se
stesso nel film The Blues Brothers, che in questo periodo compie i
30 anni di vita.
The Blues Brothers è una commedia musicale statunitense
del 1980, diretta da John Landis e interpretata da John Belushi e
Dan Aykroyd.
Il film è entrato nella storia del cinema grazie al suo cast di
musicisti e cantanti, a una trama che lo rende quasi uno show
musicale della Beat Generation a tutti gli effetti, e grazie anche
a protagonisti come Belushi ed Aykroyd (nella foto qui sopra).
I due interpretano i fratelli Jake Joliet Blues (John
Belushi) ed Elwood Blues (Dan Aykroyd), personaggi inventati dai
due comici ai tempi delle loro prime collaborazioni al celebre show
televisivo statunitense Saturday Night Live, che diventarono in
breve tempo famosi in tutto il mondo, inconfondibili nelle loro
tenute nere e negli occhiali da sole Ray-Ban Wayfarer.
Il film conquistò il Guinness dei primati per la scena con il
maggior numero di incidenti d'auto.
The Blues Brothers costò circa 30 milioni di dollari e uscì nelle
sale nel 1980, inizialmente stentando al box-office. In poco tempo,
tuttavia, si formò un culto intorno alla pellicola, e ancora oggi
può capitare che venga proiettato in qualche cinema.
Particolarmente negativa era stata l'accoglienza della critica
statunitense all'uscita del film.
La prima recensione fu del Los Angeles Times che parlava di
«disastro da 30 milioni di dollari».
Il New York Times lo definì una «saga presuntuosa».
Il Washington Post scrisse di «imbecille stramberia» quella di
nascondere gli occhi espressivi di Belushi con degli occhiali da
sole (che mostrò nel film solo per pochi secondi).
In realtà, secondo quanto dichiarato da John Landis nella biografia
di Belushi scritta dalla moglie, gli occhiali da sole salvarono in
più occasioni le riprese, quando Belushi si presentava sul set
drogato e con l'aria assente.
Lo humor elementare del film non poteva piacere ai critici,
giustificando poi l'interesse del pubblico come «divertimento
momentaneo».
Più lusinghiera invece l'accoglienza della critica italiana.
Con il tempo i Blues Brothers hanno cominciato ad avere
apprezzamenti crescenti assumendo infine un indiscusso status di
cult movie, rientrando nelle classifiche dei film più
amati dal grande pubblico.
G. de Mozzi