La nostra amata Rovereto/ 28 – Di Paolo Farinati

Marco Paniz, l’antica e nobile arte del corniciaio portata avanti con intelligenza, con passione e con tanta gentilezza

Foto di Paolo Longo.

Oggi ho il grande piacere di incontrare Marco Paniz, un artista delle cornici, e non solo, da oltre quarant’anni a Rovereto. Un’arte e un lavoro che lui ha vissuto fin da piccolo e che ha saputo portare avanti con intelligenza, con passione e con tanta gentilezza.
Per andare nel suo laboratorio attraverso la parte storica della mia Lizzanella, passo la Piazza Sant’Antonio, luogo dei miei lontani giochi giovanili, percorro verso sud Corso Verona dove mio bisnonno Vigilio Rubol aveva la sua piccola falegnameria, fino alla rotonda che unisce la strada statale 12 dell’Abetone con la via del Garda.
 
Questo punto segna pure lo storico confine tra il mio paese e quello amico-nemico di Lizzana.
Lo scrivo con un grande sorriso sulle labbra, ricordando le molte sfide a calcio o con le pivette giocate contro i nostri coetanei della Piof. Avversari pure nella conquista delle ragazze (!). Quanti ricordi.
Ma torniamo seri. Eccomi arrivato da Marco Paniz, il quale mi accoglie con la sua consueta affabilità. Entro nel suo ampio laboratorio, che ammiro in pochi secondi con un veloce sguardo a 360 gradi: che meraviglia!
 

 
Caro Marco, buon giorno e grazie del tuo prezioso tempo che hai deciso di concedermi. La tua attività richiama il paziente artigianato più antico. Come nasce questa tua passione?
«Mio padre Enrico, negli anni ’70, era molto amico di uno storico corniciaio di Rovereto, il signor Eduino Pizzini. La curiosità per questo lavoro nasce in me quindi già da bambino, bazzicando nella bottega laboratorio del signor Pizzini, che si trovava in Via Paganini.»
 
Hai vissuto un apprendistato? O hai frequentato una scuola specifica?
«Non posso parlare di un vero e proprio apprendistato, ho imparato questo lavoro poco alla volta; dapprima frequentando il laboratorio del signor Pizzini, poi aiutando mio padre nel periodo in cui ha gestito il laboratorio di cornici di Paolo Dalbosco, in Via Milano a Trento, infine durante l’anno in cui i miei genitori hanno tenuto aperto un piccolo laboratorio cornici in Via S. Maria a Rovereto.
«I miei studi sono stati alquanto lontani dal lavoro di corniciaio. A 17 anni ho conseguito la qualifica di apparecchiatore elettronico e, dopo aver cercato inutilmente lavoro in questo campo, al compimento del 18° anno ho deciso di aprire un laboratorio di cornici tutto mio in Via S. Maria al n. 18.»
 
Cosa significa per te dare una cornice ad un quadro, a una fotografia o ad uno specchio?
«Una cornice deve seguire il gusto del cliente, ma nello stesso tempo deve essere adatta al soggetto da incorniciare. Che il cliente sia soddisfatto, quando ritira il lavoro eseguito, è per me la cosa più importante.»
 
Il tuo lavoro è entrato e continua ad entrare in centinaia di case di roveretani e non. Questo che significato ha per te?
«In più quaranta anni di attività le mie cornici sono entrate nelle case di tutto il Trentino. Mi piace sapere che in media una cornice, se fatta a regola d’arte, sta in una casa per almeno trent’anni, e, se così si può dire, vede crescere i bambini e invecchiare i genitori.»
 
La nostra Rovereto in passato ha visto fiorire molte attività artigianali ora, purtroppo, scomparse. Perché secondo te?
«In tutto il mondo le attività artigianali tendono a scomparire con l’arrivo delle produzioni in serie.
«Sta all’artigiano proporre alla clientela prodotti e lavorazioni personalizzate e su misura. Solo così la bottega artigiana potrà competere con i grandi magazzini e i prodotti di fabbrica.»
 

 
So che hai dei figli. Cosa pensano della tua attività, ti seguono? Pensi che un domani possano continuarla?
«Mia figlia Gemma sta studiando Scienze Infermieristiche e credo che abbia trovato la sua strada, mio figlio Giacomo, 17 anni, sta frequentando il 4° anno di una Scuola Professionale, indirizzo meccatronica e automazione. Intanto, durante le ultime estati, ha anche imparato anche qualcosa del mio lavoro, vedremo cosa sceglierà di fare alla fine degli studi.»
 
Che rapporto hai con la tua clientela? Si lascia consigliare da te? È cambiata nel tempo?
«Il rapporto con il cliente è molto basato sulla fiducia e proprio per questo le persone si lasciano volentieri consigliare. Alcuni miei clienti lo sono da quarant’anni, li ricordo giovanissimi entrare nel mio primo negozio di Via S. Maria e li rivedo, ormai pensionati, entrare nel mio attuale negozio di Corso Verona.
«Certo nel tempo la clientela è diventata più esigente; molto più a conoscenza dei vari materiali e delle diverse lavorazioni, molto aggiornati sulle tendenze della moda, anche grazie alle informazioni che si possono trovare online.»
 
Tu vivi da sempre a Rovereto. Come la vedi oggi, che consigli daresti a chi l'amministra per migliorarla?
«Credo che chi amministra la città dovrebbe mettersi nei panni dei cittadini e cercare di fare il possibile per costruire una città a misura d’uomo. Nello stesso tempo, però, mi rendo conto che da fuori è facile parlare e che nessun amministratore potrà mai accontentare tutti.»
 
Il Covid ti ha creato problemi, come ti sei organizzato e cautelato?
«A parte i mesi di chiusura, inevitabili per arginare il contagio, il lavoro non è mai mancato, anche perché, vista la situazione, la gente è tornata ad occuparsi molto della casa, quindi cornici e affini hanno fatto la parte del leone essendo importanti complementi di arredo.»
 
Infine, caro Marco, ti chiedo un messaggio positivo da far arrivare ai nostri concittadini, in particolare ai giovani.
«Vorrei far arrivare a tutti l’augurio di ritrovare una certa unità fra i cittadini e di superare le profonde lacerazioni nel tessuto cittadino causate dalla pandemia.
«I giovani sono il futuro e in questa pandemia hanno dimostrato una grande maturità, voglio dire loro di non scoraggiarsi mai.
«Chiederei anche ai mezzi di informazione di non riportare solo i fatti di cronaca negativi che coinvolgono alcuni giovani; ce ne sono tantissimi che si impegnano nel volontariato, nella promozione di attività culturali e in tante altre attività positive!»

Grazie di cuore, carissimo Marco, auguri sinceri a te e alla tua bella famiglia.

Paolo Farinati – [email protected]