L’Italia aveva una struttura incaricata ad affrontare il rischio idrogeologico

Si chiamava «Italia sicura», l’aveva creata il governo Renzi, è durata anche con il governo Gentiloni, poi l’ha chiusa il governo Conte…

Abbiamo saputo che il Governo Renzi aveva aperto una struttura incaricata a studiare il dissesto idrogeologico in Italia.
Si chiamava «Italia sicura» ed era stato nominato il dottor Erasmo D’Angelis a coordinare le attività volte a rilevare la situazione e, di conseguenza, studiare piani operativi per migliorare le situazioni più critiche.
Un lavoro delicato ma fondamentale in un Paese come il nostro che soffre di ogni fenomeno meteo superiore alla media.
La struttura funzionò anche con il Governo Gentiloni.
 
Poi, d’improvviso, il Governo Conte - che sostituì Gentiloni con due maggioranze diverse - ha chiuso la struttura sic et simpliciter, mettendo sulla strada il dottor D’Angelis dalla mattina alla sera.
Sicuramente D’Angelis non è rimasto disoccupato, ma chi si è trovato in braghe di tela è stata l’Italia.
Non solo il Paese ha perso una grande opportunità che, come vediamo in questi giorni era fondamentale, ma quando è stato il momento di mettere in cantiere i progetti finanziabili dal PNRR, Draghi non ha trovato nel cassetto proprio nulla in tema di dissesto idrogeologico. Zero.
 
Un disastro vero e proprio, materiale e concettuale.
Ma, al di là di criticare Conte, quello che dobbiamo rilevare è che l’idea di Giorgia Meloni, di far scegliere il premier direttamente dagli elettori in modo che rimanga a palazzo Chigi per cinque anni con ragionevole sicurezza, non è affatto peregrina.
Non è più accettabile che il Paese debba cambiare governo più volte in una stessa legislatura.
E lo diciamo perché i cambiamenti che abbiamo visto hanno fatto tabula rasa di volta in volta, gettando via il bambino con l’acqua sporca.

GdM