Klaudio Findiku e il suo libro del pane – Di Paolo Farinati

Nell'intervista che ci ha rilasciato si respirano parole che trasmettono tante emozioni

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Qualche giorno fa ho avuto il grande piacere di incontrare Klaudio Findiku, giovanissimo scrittore di origine albanese che è in Italia da 12 anni.
Mi sono bastati pochi minuti per coglierne la fresca intelligenza e la genuina sincera sensibilità.
Klaudio, a soli 26 anni, ha già scritto tre libri in lingua albanese, da cui traspare un profondo amore per la sua terra natale e un forte sentimento di gratitudine verso il suo popolo.
Da poco ha scritto il suo primo libro in lingua italiana, dedicato al Pane, cibo che nei secoli e nei millenni ha unito storie e civiltà diverse.
Lo ha fatto con estrema originalità e chiarezza. Del resto, il Pane unisce, richiede abilità e pazienza nel farlo, da gioia e soddisfazione nel convivio, accompagna con maggior gusto ogni pietanza.
Il libro sarà presentato da Klaudio prossimamente in più località trentine, incominciando dalla sua Arco il prossimo venerdì 27 agosto.
 

 
Caro Klaudio, sei nato a Durazzo, città simbolo per moltissimi albanesi di speranza e di libertà. Tu non eri ancora nato, ma la storia di quei primi Anni Novanta del secolo scorso la conosci molto bene. Quali pensieri e quali emozioni ti nascono?
«Mi sento molto fortunato di essere nato nel Paese delle Aquile, perché solo le aquile sanno volare in alto. Era il lontano 2009 quando fu il momento di entrare nella terra italiana dopo anni che mio padre viveva a Riva del Garda, così la nostra famiglia il 14 luglio 2009 si riunì.
«Non è stato facile integrarsi in una società che non conoscevo, e in più non sapevo neanche parlare la lingua italiana.
«Mi ricordo il primo giorno di scuola quando i compagni appena hanno saputo che ero albanese mi hanno lasciato in un angolo e non mi parlavano per settimane e settimane, mi sentivo escluso, ma nonostante ciò ho saputo valorizzarmi e integrarmi molto velocemente imparando la lingua in soli tre mesi.
«Così dopo mi hanno scelto come rappresentante di classe. In Italia ho saputo integrarmi con la società nonostante che certe cose anche oggi non riesco ad accettarle, ma grazie alla integrazione ho avuto il piacere di essere attivo nella società trentina attraverso diversi progetti e facendo parte di diverse associazioni di volontariato e solidarietà internazionale.
«Il mio percorso ha voluto poco tempo e tanti sacrifici. Ma ho imparato tanto: come apprezzare e comprendere la vita e come integrarmi in una società interculturale facendo parte di una inclusione ampia e non accettare l’esclusione da una società molto chiusa come lo è in parte quella trentina.
«Oggi, grazie a tutto ciò, mi sento molto onorato e fiero quando ad Arco mi salutano in tanti e si complimentano per ciò che ho fatto. Ho imparato che ciò che è importante è ciò che fai per la tua società.
«Continuerò a dare il mio contributo per la patria di adozione, come io chiamo il Trentino.
 
Tu sei giovane, hai 26 anni e sei in Italia e in Trentino da ben 12 anni. Quando è nata in te la forza della scrittura? Raccontaci in breve anche dei tuoi primi libri scritti in lingua albanese.
«La forza per scrivere è nata per caso. In Albania suonavo il piano, le tastiere e la fisarmonica da quando avevo 8 anni.
«Un giorno, mentre ero molto stufo per il fatto di non riuscire a capire la mentalità qui in Trentino e mi sentivo un po’ escluso, mentre suonavo un brano, nella mia mente iniziarono a crearsi le prime parole e le prime rime.
«È stato nel novembre del 2009, quando presi una pena e una carta e scrissi su un foglio bianco la prima poesia. Era dedicata alla mia amata Albania, perché solo quando sei lontano dalla tua terra e dai parenti senti la mancanza della casa natale, senti la mancanza dell’aria, senti la mancanza anche di quei sassi che da piccolo ti hanno ferito mentre cadevi.
«E fu così per caso che iniziai a scrivere poesie. Ne seguirono altre, fino ad arrivare oggi a ben 1445 poesie scritte in albanese, 340 delle quali pubblicate in quattro libri in albanese: Mërgimtar në dhe të huaj (Migrante in terra straniera), 2015;
«Malli per vendelindjen time (L’amore per la mia patria), 2017; Copeza shpirti (Pezzi d’anima), 2018; Copeza shpirti-Vol. 2, 2019.
«Il 90% delle poesie sono dedicate all'amore per la mia amata Albania e non solo.
«Poi ho pubblicato diversi articoli e tesi con cui ho partecipato a diversi concorsi nazionali ed internazionali, vincendo diversi premi e facendo parte di diverse antologie.
«Il 15 giugno 2021 viene stampato il mio primo libro in italiano intitolato IL PANE.»
 
Sei stato molto attivo come uomo fin da subito. Hai capito l'importanza della conoscenza e del valore dell'incontro tra culture diverse. Hai creato l'Associazione Shqiper, il cui significato è «Aquila», simbolo di libertà e di forza, come pure della Tua Albania. Ti chiedo un Tuo pensiero in merito.
«Per forza di cose ho sentito una chiamata dall'alto e dal profondo della mia anima. Sentivo di dover esser attivo per la società nella quale vivevo.
«Fin dai primi giorni in Italia mi sono inserito nell'associazione Aquila albanese di Arco, facendo parte della scuola albanese della cittadina arcense, per poi diventare vice presidente dell’associazione Rinia di Riva del Garda. Il 28 novembre 2015, insieme ad altri ragazzi e ragazze in Trentino ho creato l’organizzazione di volontariato Shqipet Onlus.
«Un'associazione che porterò sempre nel cuore, con la quale abbiamo fatto tanti progetti significativi, tutti concentrati nella nostra società. Siamo stati un ponte che ha fatto incontrare diverse culture, abbiamo saputo valorizzare il territorio e non solo.
«Abbiamo iniziato con più iniziative importanti, come un torneo di beneficenza di calcio per amatori, più serate sempre di beneficenza, abbiamo reso accessibile la Galleria Segantini di Arco ai non vedenti e ipovedenti, abbiamo programmato degli incontri di sensibilizzazione su temi molto toccanti e di attualità con alcuni istituti del Trentino, abbiamo aiutato delle persone in difficoltà e molto altro.
«Questo è un anno nel quale abbiamo anche le elezioni del nuovo direttivo e colgo l’occasione per augurare al nuovo direttivo buona fortuna in questo cammino e ringraziare tutte quelle persone che in questi undici anni di volontariato mi hanno sempre sostenuto e apprezzato per ciò che ho fatto. In primis la mia famiglia che mi è sempre stata vicina.»
 
So che ami la poesia. Cosa significa per Te?
«La poesia una forma d’arte ricca di amore. La poesia per me significa tutto, perché dentro di sé ha il vero senso dell'amore e della vita. Fare poesia è esprimersi verso gli altri attraverso il gioco delle parole e della rima. Nella mia poesia la rima fa da padrone. Un universo di parole messe una vicina all'altra creano una nuova opera d’arte per il proprio parlare.
«Il senso della parola e della poesia è vita, il senso della vita è l’infinito.
«Il segreto è nella comprensione, affinché la poesia sia semplice e comprensibile da tutti.»
 
Ho davanti a me il tuo ultimo libro «Il pane». Il primo da te scritto in italiano. Un passaggio linguistico ma non solo. Il pane unisce la storia di tutti i popoli della Terra. Quale messaggio vuoi lasciare ai lettori con questo tuo nuovo libro?
«Il pane è il mio nuovo libro uscito da poco dalla stampa e presente nella editoria italiana. Un libro tutto pensato e scritto su un argomento che unisce tutti i popoli del mondo. Si parla del pane.
«È un libro diviso in due capitoli: il primo è una piccola enciclopedia e il secondo contiene delle ricette fatte nell'arco di tempo dei miei studi presso l'istituto alberghiero di Riva del Garda e durante il lavoro in diverse strutture alberghiere.
«Non è stato facile arrivare alla conclusione, anche per il fatto che gli argomenti sono molteplici. Ho scelto quelli più importanti e scritti con la semplicità propria del pane. Così possono essere comprensibili da tutti i lettori.
«Questo libro è il frutto della mia tesina del 3ª e 4ª anno di istruzione presso l'Istituto Alberghiero del Varone. Sono stato spinto dal look down quando nei supermercati mancava il lievito di birra, perché tutti in quel periodo difficile della nostra vita volevamo fare il pane.
«Quest’ultimo mi ha spinto di più a scrivere questo libro, che per me è importante per diversi motivi. Spero di aver fatto un libro che possa rimanere nella mente del lettore e che il lettore si possa sentire a suo agio.
«Il pane è cultura, la cultura è vita.»
 
Sei giovane, caro Klaudio. Quali sono i tuoi progetti futuri che vuoi perseguire con la tua capacità nello scrivere?
«I progetti sono molteplici. In questi anni ho investito tanto tempo nella scrittura e nella poesia. Tutto quel tempo investito ora si trova negli scafali del mio armadio e aspetta di essere pubblicato. Purtroppo ad oggi con le esperienze avute non sono contento, perché non c’è stata quella sincerità e quell’approccio sincero da parte dell’editoria, sia italiana che albanese.
«Oggi non intendo investire denaro per la pubblicazione di altri libri, ma nemmeno in tempo e fatica. Vorrei che un domani, quando non ci sarò più, tutti i miei libri che aspettano di essere pubblicati qualcuno li possa prendere in mano e li possa editare. In breve, oggi non ho desiderio di andare avanti a scrivere, perché tutta la mia buona volontà è svanita nel nulla a causa delle brutte esperienze che ho avuto. Mi spiace molto dire le cose come sono, ma questo è il mio pensiero.»
 
Ti chiedo un tuo breve ma sentito messaggio da affidare ai giovani albanesi che giustamente amano la loro Patria e la desiderano sempre più bella e serena.
«Il mio messaggio più sincero è quello che rivolgo ai giovani in generale: investite il vostro tempo nella cultura e nella conoscenza, fate le cose che amate, perché solo così potrete contribuire ad avere una società migliore e più bella.
«Ai giovani miei connazionali mando un messaggio di pace e di felicità e, inoltre, li invito a dare in questa terra che ci ha accolti il buon esempio, affinché si dimostri tutti di essere un popolo di grandi valori e di cultura, ossia un popolo diverso da quello di cui spesso sentiamo parlare superficialmente alla tv. Una comunità che cresce con dei valori e non con dei pregiudizi. E ricordarsi sempre della propria lingua, delle proprie origini, dei propri valori e pure del proprio cibo. Essere fieri di venire dal Paese delle Aquile.
«Nel ringraziarti Paolo per questa bellissima intervista, vorrei chiudere con una mia citazione, sperando di essere stato all'altezza di soddisfare il caro lettore.
«Tutti siamo pellegrini su questa Terra, ma è importante, come pellegrini, lasciare un segno di aver visitato questi posti, prima di andarsene in quella che si chiama: VITA ETERNA.»

Grazie caro Klaudio, per le tue parole e per le emozioni che queste ci hanno suscitato.

Paolo Farinati – [email protected]