L’Oro verde del Kosovo: la via ferrata Ari alla Grotta della Regina

Domenica 21 febbraio ore 9:45 su Rai3, in replica alle 22:30 sul canale 103 del digitale terrestre - Durata 30 minuti

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Al vederli salire, chiunque si domanderebbe che cosa ci facciano, in ferrata, su quelle montagne. Si tratta, certo, degli alpinisti della Sat del Trentino.
Ma questa volta il loro percorso si snoda in Kosovo e ad accompagnarli ci sono i referenti dell’Associazione Trentino coi Balcani.
C’è la prima via ferrata che sia mai stata realizzata sulle Alpi albanesi, nel documentario «L’oro verde del Kosovo», di Elisa Dossi.
In occasione dell’anniversario della dichiarazione d’indipendenza del Kosovo dalla Serbia (febbraio 2008), il lavoro andrà in onda in Tapis Roulant, la rubrica della Struttura Programmi Rai di Trento diretta da Sergio Pezzola, domenica 21 febbraio alle 9:45 su Rai3. Replica alle 22:30 sul canale 103 del digitale terrestre.
 
Il progetto della «via ferrata Ari - grotta della regina», finanziato dall’Associazione Trentino coi Balcani e costruito con il supporto di conoscenze e materiali della Società degli alpinisti tridentini, ha coinvolto i giovani e le comunità locali.
Insieme a loro il documentario ripercorre la ferrata e l’avventura della sua costruzione.
Intorno al percorso sono sorte delle guesthouse e man mano ha preso forma anche l’idea di un turismo sostenibile alternativo a quello che, altrove, ha fatto scempio delle montagne.
Tutto questo ha spinto l’Associazione Trentino coi Balcani, che da anni si occupa di progetti di sviluppo in Kosovo, a lavorare alla creazione di una rete turistica in quella zona di Paese, coinvolgendo la Sat che ha da subito aderito con entusiasmo alla realizzazione della ferrata.
Il documentario diventa così un viaggio in una terra straniera dove hanno operato e operano tuttora, senza troppo clamore, tanti volontari della nostra provincia.
 

 
Le immagini sono state girate la scorsa primavera. Sullo schermo, tra il rumore dei moschettoni e l’adrenalina della salita, scorrono montagne di un verde sgargiante.
E salendo in cima, nel cuore della val Rugova, si scopre anche il Kosovo di oggi.
Sono i suoi abitanti a confidare le proprie speranze, i propri sogni, ma anche i problemi e le ferite che alla fine degli anni ’90 la guerra ha lasciato in questa terra, ex provincia della Serbia contro cui Slobodan Milosevic lanciò una violenta campagna militare.
Proprio di questa valle era originario Ibrahim Rugova, il leader carismatico che sarebbe diventato primo presidente del Kosovo indipendente.
E sempre tra queste montagne nacque l’esercito di liberazione del Kosovo, l’Uck.
Abbiamo incontrato gli ex guerriglieri, sulla nostra strada.
 
Insieme a Sat e Associazione Trentino coi Balcani abbiamo parlato a lungo anche con alcuni serbi che in Kosovo sono oggi una minoranza.
E poi abbiamo raccolto le testimonianze dei giovani che in quella guerra erano bambino o ragazzi: gente con lo sguardo rivolto al domani e una gran voglia di riscattarsi, ora che non si combatte più.
Era maggio inoltrato, quando ci trovavamo là. A Parigi c’era stato già l’attentato alla sede di Charlie Hebdo, ma pareva ormai una cosa lontana.
I fatti del Bataclan sembravano inimmaginabili; l’esistenza di una cellula jihadista in Kosovo con contatti in Italia ancora impensabile.
Eppure, già allora, sui problemi dei Balcani qualcuno ci aveva messi in guardia…