Tutto può succedere, anche nella realtà trentina – Di M. Bornancin

«Tutto può succedere» non è solo una produzione televisiva della Rai, ma…

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«Tutto può succedere» è il titolo di una trasmissione televisiva della RAI che sta riscuotendo un buon successo, perché viene proposta la vita reale di una famiglia italiana unita nelle varie situazioni del lavoro, della scuola, della malattia, del riferimento dei nonni e di altre rappresentazioni del mondo reale.
Se trasportiamo questo esempio di unità e di collaborazione, nel contesto della politica trentina, si notano subito le difficoltà, la non completa unità, la scarsa visione del futuro e spesso anche qualche atteggiamento personalistico dei vari rappresentanti eletti nelle istituzioni provinciali.
Viene così mostrata alla comunità una politica di corto respiro, una politica che non appassiona, una politica da tralasciare.
Un periodo questo che mette in evidenza la situazione dei partiti della coalizione alle prese con la celebrazione dei propri congressi e che riempie le pagine dei giornali sulle diversità di vedute dei vari gruppi all’interno dei partiti stessi.
Congressi che diventano vere Assemblee organizzative dei partiti, per la nomina di nuovi segretari, per nuovi assetti, per nuove idee e programmi per il futuro del Trentino, ma forse anche per tentare di porre le basi per nuove configurazioni politiche per meglio rispondere alle esigenze del sistema dell’ autonomia.
 
 PATT 
Un partito che nel tempo, dopo varie scomposizioni e ricomposizioni, dopo una storia e una cultura di opposizione, si è trovato nel 1998 con la prima Giunta dell’ex presidente all’interno di una nuova coalizione ed oggi dal 2013, anche per un caso insperato e del tutto eccezionale a governare il Trentino.
Certo passare da una impostazione tradizionale di opposizione e di contestazione politica ad una responsabilità di gestione politico - amministrativa ed istituzionale, non è sicuramente una semplice avventura e nemmeno un normale fenomeno politico nel contesto attuale.
Una legittimazione così ampia che questo partito sia pure a vocazione territoriale, non ha mai avuto negli anni e che tra poco si troverà davanti ad una sfida di cosa costruire per il Trentino e a quale compagine partecipare?
Il congresso, fissato per il prossimo marzo, con quattro candidati di impostazioni e di esperienze diverse, dovrà scegliere un unico segretario per i prossimi anni, che saranno determinanti per le scadenze elettorali, sia locali che nazionali.
Dovrà giungere ad un criterio di unità che riesca a far coabitare esponenti della tradizione storica autonomista con rappresentanti della realtà attuale e moderna, proiettata al futuro.
 
Dovrà sostenere anche la tesi della permanenza alla guida del governo provinciale e la riconferma del senatore attualmente in carica che sarà sottoposto alla nuova legge che dopo il previsto referendum nazionale del prossimo ottobre sarà notevolmente modificata e che ridurrà il numero dei parlamentari.
Una forza politica che aspira a diventare il «partito del Trentino» incorporando magari altri piccoli partiti di natura civica o spezzoni delle aree centriste.
Già nelle elezioni provinciali del 2003 questo partito aveva optato per la dizione «Autonomisti – Casa dei Trentini» – ottenendo tre consiglieri.
Nel 2008, aveva invece utilizzato il simbolo del Partito Autonomista Trentino Tirolese, fermandosi comunque a tre consiglieri.
Solo nel 2013 giunse, con un successo inaspettato a sette consiglieri oltre al presidente della giunta.
Una scadenza, quella del congresso, che dovrà tracciare la linea politica dell’autonomia per i prossimi anni e che dovrà rispondere al quesito se continuare sulla cosiddetta autonomia localistica e di difesa territoriale o sulla creazione e sperimentazione di nuovi modelli.
 
 TECNICI, PROGETTO TRENTINO E CIVICHE 
Punti fermi restano anche questi gruppi inseriti nel contenitore dei moderati che stanno lentamente venendo allo scoperto in funzione soprattutto delle elezioni del 2018.
Ecco che allora l’assessore tecnico della Giunta, dopo un’esperienza ventennale come sindaco di Vermiglio e dopo la formazione politica nella Democrazia Cristiana e nella Margherita, ritiene di poter scendere in campo, forse come in questa coalizione a sostegno del PATT, ma forse anche in alternativa alla guida autonomista del Trentino con una maggioranza diversa, basata sui gruppi civici dei sindaci e degli amministratori e sui partiti centristi al confine tra i due poli, pur inseriti nei due schieramenti e probabilmente con l’aiuto dell’UPT e il coinvolgimento del PATT.
Quindi una coalizione diversa con una leadership tecnico – politica che può interessare anche Progetto Trentino, oggi uscito dal secondo congresso provinciale, che ha ripreso la linea del rilancio del partito e della volontà di intraprendere azioni forti a beneficio della comunità trentina.
 
Questo schema di nuova coalizione, non può essere sottovalutata, anche perché rappresenta la impostazione di tante parti delle comunità trentine, dove l’accortezza, la salvaguardia dell’esistente, la tranquillità sociale, il diffuso benessere, la responsabilità lavorativa, diventano spesso un «fortino» da non mettere in discussione, da non criticare, da non innovare o migliorare, ma da mantenere così com’è.
Certo il cambio della guida del Trentino, da guida a matrice autonomista a tecnico – politica, dovrebbe garantire uno scranno all’attuale governatore, attraverso il criterio dello scambio e di una consapevole indicazione e votazione da parte del Consiglio provinciale in funzione della nuova legge elettorale del parlamento italiano.
Ecco perché si può dire che «tutto può succedere» prima e dopo la stagione dei congressi che entro la prossima estate vedrà la nascita di alcune definizioni e di nuove idee per la non semplice situazione politica trentina.
 
 UPT e CENTRO CIVICO DEMOCRATICO 
Il Congresso di questo importante partito, non è riuscito ad unificare le due posizioni: una di mantenimento della vocazione centrista e popolare più incline al dialogo con la realtà autonomista, l’altra più disponibile a costruire nuovi progetti aperti al sistema del Partito Democratico Trentino, riformista e sociale, rinforzando ed innovando la coalizione di centro sinistra autonomista.
L’ex presidente, uno dei protagonisti della nascita di questa coalizione che nelle legislature passate, ha promosso sul campo sia il PATT che il PD e ha garantito il governo al Trentino è uscito dal suo partito ed in attesa delle risultanze del ricorso sulla incompatibilità di un assessore eletto segretario, e sul mantenimento e prosecuzione del Centro Civico Democratico sta per fondare una nuova associazione che unisca sensibilità e storie diverse per elaborare idee, progetti, per rafforzare il centro sinistra trentino, patrimonio costruito con fatica e con lungimiranza negli anni e che non può essere in poco tempo disperso a favore di nuove forme di governo.
Una associazione che anziché una rinnovata organizzazione partitica assumerà più le sembianze di una «scuola di partito trasversale» per formare, anche se con qualche ritardo, una nuova classe dirigente per il domani.
Si tratta di un nuovo Ulivo, aperto e dialogante, pronto alle sfide che oggi interessano la società moderna e per far sì che il Trentino rimanga al passo con i tempi.
Un tentativo questo, forse, anche per recuperare quel tipo di elettorato del ceto medio, che non si presenta alle urne, (assenteismo in crescita) perché non riesce a votare né il PATT, né il PD.
 
 PARTITO DEMOCRATITO 
Questa realtà unica nel patrimonio politico, che fa riferimento al PD nazionale, che dopo il ritiro dalla scena politica dell’ex sindaco del capoluogo e vice presidente della provincia, a due passi dalla presidenza poi regalata al PATT, sembra non intenda stare a guardare, ma cerchi responsabilmente, senza incorrere negli errori del recente passato, a realizzare azioni forti e credibili, nel solco dell’unità, con un progetto di contenuti idonei alla crescita del Trentino.
La partenza quindi per un nuovo PD, così come emerso dal recente incontro organizzato dalle forze giovani del partito, in vista del congresso del maggio prossimo.
Un PD che vuole spingere sulla capacità di tradurre le necessità delle comunità in azioni di gestione ed di governo del Trentino.
Un percorso che parta dalla centralità del partito, che sappia trovare una visione comune sul proprio futuro, che elabori proposte nel rispetto dei valori e dei contenuti del mondo sociale, riformista e cattolico popolare che hanno caratterizzato la storia politica del partito.
E’ in atto uno sforzo, sia pure in mezzo a varie difficoltà, per la ricostruzione collettiva, per il coinvolgimento delle persone e per una più marcata collaborazione tra istituzioni, circoli e gruppi spontanei.
Una sorta di riaffermazione della conferma che il Trentino come comunità politica è sociale ha bisogno del PD, così come il prossimo governo provinciale non può fare a meno del PD.

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I congressi, anche se può sembrare un fatto scontato, devono, anziché pensare esclusivamente ai tatticismi, rispondere all’interrogativo che tante persone si fanno costantemente ossia: che Trentino sarà quello dei prossimi anni?
Ecco allora, che come emerge da più parti, sono necessari prima i contenuti, poi il metodo e le regole di governo, poi la coalizione e attraverso le primarie aperte la scelta di un vero, autorevole, esperto, capace e preparato leader che possa innovare e far crescere tutta la comunità trentina.
Questo è quello che i trentini desiderano.
In ultima analisi, anche se si intravedono tutte le avvisaglie, che motivo c’è oggi e nei prossimi anni di tentare di trentinizzare la politica trentina?

Questo è e rimane non solo per gli addetti ai lavori, la domanda chiara, sia pure nascosta nelle menti di ognuno.
Solo così potremmo liberare la politica.
 
Maurizio Bornancin