La Ruta de la Lana/ 8 – Di Elena Casagrande

Seguendo il Cammino del Cid finiamo la Ruta de la Lana a Burgos, dopo aver ammirato i monasteri di San Domingo de Silos e di San Pedro de Cardeña

Il monastero di San Pedro de Cardeña.
Link alla puntata precedente.
 
 Persi i segnali, il Monastero di Santo Domingo sembra irraggiungibile 
All’uscita di Quintanarraya non c’è la freccia o la cicchiamo. Fatto sta che ci ritroviamo a salire un monte che ci devia dal cammino per 3 o 4 chilometri. Alle 9, in ogni caso, raggiungiamo Huerta del Rey e lì, finalmente, possiamo fare colazione. Purtroppo però, da Pinarejos, invece che proseguire diritti per Mamolar, finiamo – e non so ancora come - a Doña Santos, davanti ad una fabbrica di pallet.
«Che disastro! Oggi la tappa è decisamente nata male» – esclamo.
Non ci resta che cercare di virare su Hortezuelos e, da lì, puntare su Santo Domingo. Ci salviamo grazie alle indicazioni del barista del posto e di una vecchietta che sembra una fatina.
Con voce soave ci dice: «Vais bien para Santo Domingo de Silos» (siete giusti per Santo Domingo).
Speriamo. «Proprio oggi doveva capitare di perdere il cammino? Succede sempre quando voglio arrivare presto.» – dico stizzita a Teo.
 

Los buitres (i grifoni) de la Yecla.
 
  Sulla gola della Yecla volano i grifoni che entusiasmano Teo 
Da Hortezuelos mancano 5 chilometri di strada. Al terzo raggiungiamo il «desfiladero (gola) de la Yecla». Sopra la forra volano moltissimi grifoni e Teo, come al solito, li osserva incantato.
Per nostra fortuna c’è anche una birreria, gettonata dai turisti che si fermano con l’auto per vedere i rapaci. Io ne approfitto per mangiarmi, al bancone, due fette di «morcilla de Burgos» (sanguinaccio con cipolla e riso, prodotto IGP di Burgos).
Per me dovrebbe essere Patrimonio dell’Umanità ed ogni volta che sono in zona, me la mangio «senza se e senza ma».
Adesso sono pronta per Santo Domingo de Silos. Arriviamo dalla strada. Padre Alfredo ci assegna due letti nel nuovissimo albergo dei pellegrini, di fronte al monastero.
Dorme lì anche Gertrud, una pellegrina tedesca che da 25 anni gira la Spagna a piedi, munita di cartine, senza seguire itinerari canonici.
Poi verrà a cena con noi. Intanto Teo ed io ci fiondiamo a visitare il chiostro, prima che chiuda.
 

L’arrivo al Monastero di Santo Domingo de Silos.
 
  Nel chiostro di Santo Domingo Gesù, coi discepoli di Emmaus, è vestito da pellegrino 
Il chiostro, datato 1050-1070, è una meraviglia. Lo aspettavamo dall’inizio di questo cammino.
Il rilievo «degli apostoli di Emmaus», guidati da un Gesù Cristo volutamente alto, vestito da pellegrino con bisaccia e «concha» (conchiglia) e con le gambe incrociate a ricordare il sacrificio della croce, è commovente.
Tra l’altro è il brano del Vangelo che abbiamo scelto per il nostro matrimonio! Non è da meno il rilievo del «dubbio di San Tommaso», che infila il dito nel costato di Cristo, né quello della «deposizione dalla croce».
Sono stupendi anche i vari capitelli nei due ordini di colonnato. Domingo, fuggito dalla Navarra e dal re Garcia III, che voleva incamerare i beni del Monastero di San Millán de la Cogolla, ricevette dal re Ferdinando I di Castiglia, l’incarico di ricostruire il cenobio dopo la distruzione di Almanzor (lo stesso che si portò via da Santiago de Compostela le campane della Cattedrale).
Il Monastero è ancor oggi vivo e vivace e Domingo è stato proclamato Santo.
 

Il rilievo degli apostoli di Emmaus a Santo Domingo de Silos.
 
  Covarrubias, con le sue case a graticcio, ricorda il Nord Europa 
Di buon mattino si fa salita, nel bosco, fino alla cava di Silos e poi fino a Retuerta, passando dalle sue carbonaie. Siamo sul Cammino del Cid. Finalmente, raggiunto un «rollo» (colonna del giudizio), si scende verso Covarrubias. La «villa» (cittadina) è molto pittoresca con la sua architettura rurale di case a traliccio, costruite in «adobe» o «tapial» (argilla e paglia pressata), su una base di muratura in pietra («mampostería»).
Sembrerebbe di essere nel Nord Europa, se non fosse per i campi riarsi, tutt’intorno.
C’è anche una torre fortificata e la Collegiata, che custodisce il trittico fiammingo dell’Adorazione dei Magi.
La guida ce lo mostra dopo aver aperto un enorme cancello in ferro a prova di ladri. Qui è sepolta Kristina di Norvegia, moglie di Filippo di Castiglia, fratello di Alfonso X il Saggio. Morì, neppure trentenne, di meningite fulminante.
«Ecco il perché delle bandiere norvegesi» – dico a Teo.
Deve essere stata molto amata, viste le corone che ancor oggi, dopo più di otto secoli, vengono poste sul suo sepolcro e sulla statua davanti alla chiesa!
 

Il sepolcro di Kristina di Norvegia a Covarrubias.
 
  A Mecerreyes veniamo a sapere del terremoto di Amatrice e Norcia 
In centro ci mangiamo un panino veloce. È zeppo di turisti e di negozietti simpatici. Peccato dover ripartire, ma mancano circa 7 chilometri all’arrivo a Mecerreyes e bisogna mettersi in marcia. All’ingresso del paese ci saluta un’enorme statua del Cid. Ce l’aveva predetta Pepe, a Villaconejos de Trabaque. Forse è un po’ kitsch, ma alla fine «ci sta».
Nell’albergo, ricavato in una vecchia casa tipica con tanto di «fogón» (focolare), ritroviamo
Jesús di Bilbao, che abbiamo conosciuto a Quintanarraya.
Ceniamo con lui. Subito ci consiglia di chiamare a casa. Tutto agitato ci informa che in Italia c’è stato un terribile terremoto.
È il 24 agosto e l’Italia sta vivendo il dramma di Amatrice e Norcia. Anche qui i telegiornali non trasmettono altro che immagini di crolli e disperazione.
Siamo tutti attoniti.
 

Davanti alla statua del Cid di Mecerreyes.
 
  Nell’ultima tappa deviamo sul Camino del Cid per visitare San Pedro de Cardeña 
L’ultima tappa di questo cammino per noi sarà ancora più dura del previsto.
Infatti, volendo visitare il Monastero di San Pedro de Cardeña, devieremo un po’ dal Cammino della Lana su quello del Cid, per cui i chilometri saranno quasi 38.
Meglio partire all’alba. La prima parte è tutta in campagna, tra i girasoli e la lavanda di Cubillo del Campo, dove mi infilo nella sua cava.
Con le pietre estratte qui vennero costruiti tutti i monumenti più importanti di Burgos, in primis la Cattedrale.
Da lì continuiamo per Los Ausines. Stanno installando un parco eolico.
Un vecchietto, seduto sulla panchina dell’unica casa dei dintorni, ci offre una Coca Cola.
Fa caldo. Dopo 3 chilometri di salita arriviamo a Modúbar de San Cibrián.
Lì pranziamo alla «Cerca de Doña Jimena».
 

Il parco eolico di Los Ausines in via di completamento.
 
 Un monaco appassionato si offre di accompagnarci nella visita guidata 
La seconda parte della tappa è noiosa, su pista e strada, fino a San Pedro de Cardeña. Si continua tra i saliscendi, senza tregua. Finalmente vediamo il monastero.
Ci arriviamo da dietro: è impressionante. Un monaco molto anziano si offre di farci da guida. Si sofferma sul monumento funerario del Cid e della moglie, perché ci vede interessati.
I loro resti mortali rimasero qui fino all’abolizione degli ordini religiosi, per poi passare alla Casa Consistorial di Burgos ed, infine, alla Cattedrale.
Rodrigo, quando venne esiliato, mise in sicuro qui la sua sposa, Doña Jimena e le figlie.
 

Col monaco del monastero di San Pedro de Cardeña.
 
  È tardi e dobbiamo arrivare a Burgos prima che cali la notte 
Entrare a Burgos è sempre duro, perché, da qualunque parte vi si arrivi, bisogna mettere in conto le urbanizzazioni vicine alla città (nel nostro caso quella di Cortes) e la periferia.
In ogni caso l’ingresso dal Cammino del Cid è meno impattante di quello francese classico, dato che si fa campagna per un bel tratto.
Superata l’autostrada il percorso fa attraversare il fiume Arlanzón e fa raggiungere la Piazza della Cattedrale dal mitico Arco di Santa María.
Sono le otto di sera. Alla Porta principale della Cattedrale di Burgos termina il cammino.
Per andare a Santiago da qui basta proseguire sul Camino Francés: impossibile perdersi.
 

L’arrivo a Burgos.
 
  Burgos ha l’onore di avere la Cattedrale spagnola dichiarata Patrimonio dell’Umanità 
La Cattedrale di Burgos è incredibile, da qualsiasi lato la si ammiri. È Patrimonio dell’Umanità ed è un esempio mirabile dello stile gotico.
«La rivedrai domani, con calma» – mi tranquillizza Teo.
«Va bene. Di certo non la saltiamo, anche se l’abbiamo vista molte volte».
E poi continuo: «Ora non ci resta che omaggiare il Cid». E così andiamo in Plaza Mío Cid e poi sul Puente di San Pablo. Scattiamo qualche foto.
«Che ne dici di chiedere se è ancora temporada de cangrejos (stagione di gamberi fiume)?» – mi propone Teo. Al ristorante ci rispondono che ne hanno ancora.
«Bene, possiamo accomodarci» – dico a Teo. «Festeggiamo la fine della nostra Ruta de la Lana».

Elena Casagrande - [email protected]

(FINE)
 
Los «cangrejos» (gamberi di fiume) degustati a Burgos.