Concluso il riordino del Fondo Gian Leo Salvotti de Bindis

Figura di spicco dell’architettura italiana del secondo Novecento, Gian Leo Salvotti de Bindis nel 2020 ha generosamente donato il proprio Archivio al Mart

Condominio Il Rosso e Il Nero, C.so Buonarroti, Trento, fotografia di Silvio Dal Bosco, 1978-1979.

 Il Fondo 
Figura poliedrica e innovativa, architetto, ma anche urbanista, intellettuale, studioso della società e di filosofia, Gian Leo Salvotti de Bindis ha lavorato instancabilmente dagli anni Sessanta sino a oggi nel suo studio di Via Oss Mazzurana, luogo fondamentale nella sua vita e centro generatore di idee complesse e controcorrente.
L’Archivio dell’architetto si compone di elaborati progettuali, fotografie, documentazione professionale varia (corrispondenza, bandi di concorso, materiale cartografico, preventivi, computi, documenti amministrativi, ecc.), materiale a stampa e strumenti di lavoro. Comprende inoltre un nucleo di 51 modelli che testimoniano il suo percorso, in bilico tra ricerca artistica e attività progettuale.
 
Le carte dell’Archivio Salvotti documentano circa cinquant’anni di attività dell’architetto, dai lavori di edilizia abitativa degli anni Sessanta-Settanta (tra i più noti il Condominio Il Rosso e Il nero di Trento, Casa Grazioli a Trento, la casa unifamiliare di Meano di Trento Nave, il Residence I Funghi a Mazzin di Fassa), ai numerosi concorsi cui partecipa nei decenni successivi, alle importanti commissioni pubbliche per la Facoltà di Ingegneria di Mesiano e per la Casa di riposo di Mezzolombardo.
Nell’ultimo quindicennio di attività, lo Studio Salvotti si occupa soprattutto di ristrutturazioni per committenti privati o di interventi di arredo urbano. Quest’ultima fase è documentata soprattutto da elaborati grafici nativi digitali, recuperati dal computer dello studio o dai vari dispositivi di salvataggio.
 

Progetto per la Casa unifamiliare a Meano di Trento, 1971 ca.
 
Tale caratteristica rende il Fondo Salvotti il primo archivio di progettista «ibrido» acquisito dal Mart, poiché composto da documentazione cartacea ma anche da numerosi documenti informatici. Una simile peculiarità ha portato l’Archivio del ’900, in prima linea nel campo dell’archivistica digitale, ad affrontare nuove problematiche di riversamento, conservazione e consultazione.
L’archivio professionale di Gian Leo Salvotti, acquisito dal Mart nel 2020, è stato oggetto di un riordino durato due anni ed è stato inserito nella banca dati del Sistema informativo degli archivi storici del Trentino – AST: la descrizione inventariale è ora disponibile e facilmente consultabile nel Catalogo Integrato del Mart.
 
L’attività di riordino è stata possibile anche grazie a un primo studio delle carte, svolto da Patrizia Regorda e Olimpia di Domenico, che ha consentito di precisare la datazione di molti progetti e stilare un’approfondita ricostruzione dell’opera di Salvotti, a cui il Mart aveva dedicato una mostra nel 2021.
Curata da Margherita de Pilati, Roberto Festi e Gabriele Lorenzoni, l’esposizione Gian Leo Salvotti de Bindis. Fra Progetto e Utopia si arricchiva di una monografia dedicata alla corposa donazione dell’architetto al museo.
 
La mostra era inoltre accompagnata dal docufilm Gian Leo Salvotti de Bindis. Effemeridi di Michele Dal Bosco, realizzato da Filmwork su commissione del Mart in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Trento. Al centro del documentario le parole e le idee di Salvotti, spinto da un forte desiderio di agire sul presente e di riportare il concetto di «bellezza» fra gli interessi della società.
 

Modello di basamento a stella e scalinata monumentale per la Facolta di ingegneria di Mesiano, 1987 ca
 
 Gian Leo Salvotti de Bindis 
Nato a Trento nel 1931 da una famiglia di antiche e nobili origini, Salvotti si laurea in architettura a Firenze nel 1955. Successivamente lavora per il suo relatore di tesi Adalberto Libera, e nel 1958 ritorna a Trento, dove svolge la professione e partecipa a numerosi concorsi. In Trentino realizza appartamenti, sedi universitarie, poli produttivi, abitazioni e complessi residenziali. Negli anni Sessanta e Settanta si segnala a livello locale e nazionale per una serie di abitazioni, inaugurate dalla nota Casa Galina a Calceranica, progettate secondo uno stile definito da Salvotti stesso «plasticismo razionale», per l’ispirazione ai maestri del movimento moderno e al tempo stesso per la volontà di dare priorità alla volumetria, così da arrivare a un’opera plasticamente significativa.
In questi anni avvia anche una ricerca che rientra nell’ambito del Radical design, con proposte progettuali svincolate dall’effettiva fattualità e volte a un ripensamento della disciplina architettonica.
Tra le sue realizzazioni più rappresentative c’è il progetto della Facoltà di Ingegneria sulla collina est di Trento (Mesiano).
 
Dal 1975 al 1993 è presidente dell’Ordine degli architetti della Provincia di Trento e nel 1988 fonda con il collega Renato Rizzi la sezione trentina dell’Istituto Nazionale di Architettura (In/Arch), che si occupa in particolar modo di alimentare il dibattito locale su temi urbanistici e paesaggistici. Autore di numerosi saggi su architettura e filosofia, negli anni Novanta è nel Consiglio scientifico del Mart. Nel 2013 entra nell’Elenco dei Decani della Professione e nel 2020 l’Archivio del ‘900 del Mart, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni culturali della Provincia Autonoma di Trento, accoglie la donazione del suo Archivio personale.

Salvotti nel suo studio di via Oss Mazzurana a Trento, 1975 ca.