Un salvagente a «colei che fece il gran rifiuto»

La Raggi ha detto NO alle Olimpiadi a Roma: non fare è più facile che fare qualcosa

Ci è piaciuto citare nel titolo Dante Alighieri, che nella Divina Commedia mise all’Inferno il papa Celestino V, il papa del «gran rifiuto». Ovviamente l'accostamento è puramente emotivo: le Olimpiadi non sono una questione abissale.

Dobbiamo dire che la cosa che ci ha infastidito emotivamente è stato il fatto che una sola persona abbia deciso per tutti gli italiani che le Olimpiadi non si facciano a Roma.
Chi scrive ricorda le olimpiadi che si sono svolte a Roma del 1960, che segnarono una giro di boa per la storia del nostro paese. E furono un passo avanti anche per le Olimpiadi, perché per la prima volta entrarono nelle case degli italiani da poco divenuti utenti della Rai. Anzi, in qualche caso qualcuno ha scoperto la televisione proprio grazie alle Olimpiadi.
Sono passati 56 anni e tutto è cambiato, salvo il fatto di aver perso un’altra occasione per rilanciare il Paese.
Le Olimpiadi di Rio sono state un successo per l’Italia che pian piano è riuscita a portarsi tre le principali nazioni al mondo con dei campioni di assoluto rilievo. Ci siamo piazzati al nono posto con 28 medaglie, 8 d’oro, 12 d’argento e 8 di bronzo. 
 
Le televisioni hanno dedicato interi canali alle attività sportive e le altre programmazioni hanno evitato di mettere in onda programmi importanti per non bruciarli.
Gli articoli che l’Adigetto.it ha pubblicato sui successi azzurri hanno avuto un livello di lettura decisamente importante. Lo sport ai massimi livelli interessa la gente, il mondo intero.
Ancora più memorabili sono state le Paralimpiadi, dove abbiamo vinto 39 medaglie, 10 d’oro, 14 d’argento e 15 di bronzo. Undici medaglie conquistate in più delle Olimpiadi tradizionali sono un risultato che ci riempie di orgoglio perché è indice di grande civiltà per l’Italia: dimostrano quanto il Bel Paese stia attento ai problemi delle persone disabili.
Probabilmente per questi successi ci ha infastidito sentire il «NO» alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.
 
Ma ci sono motivazioni meno emotive e più pragmatiche.
Già avevamo inghiottito malamente il NO del presidente del Consiglio Mario Monti quando «per motivi di cassa» aveva rifiutato la candidatura quattro anni fa. Ma si era in piena crisi e tutto sommato, per quanto malvolentieri, avevamo accettato il rinvio di quattro anni.
Adesso però le cose sono cambiate. Primo perché l’Italia sta uscendo dalla crisi e ha bisogno di grandi investimenti, secondo perché il Governo è favorevole, terzo perché i successi di Rio ci avevano fatto sognare le Olimpiadi in casa.
Quindi il gran rifiuto ci ha fatto male.
Ma la cosa che ci ha meravigliati di più sono state le motivazioni. La paura espressa dalla Raggi secondo la quale le Olimpiadi sarebbero foriere di corruzione, di malaffare e di cementificazione è davvero stupefacente perché significa che ritiene il suo comune incapace di tenere sotto controllo la situazione.
Ma cosa vien fuori? Si cacceranno i ladri, non le grandi opere!
Sono parole proprie di chi sta all’opposizione, non di chi è al potere.
 
Le Olimpiadi costano troppo? Beh, il comune di Roma è l’ultimo a poterne parlare, visto il debito che ha accumulato negli anni, peraltro sempre sostenuto dallo Stato. Quanto ai debiti delle Olimpiadi del 1960 «che si starebbero ancora pagando», Malagò ha dichiarato che si tratta di una penosa bugia.
Infine, il bidone tirato a Malagò, che ha aspettato la Raggi per 37 minuti per poi andarsene senza neanche incontrarla. La sindaca aveva avuto degli impegni imprevisti.
Sì, scrive il quotidiano la Repubblica: «Era in pizzeria»…
È un aspetto minore, sia ben chiaro, ma ugualmente irritante perché è uno schiaffo per futili motivi dato all’Italia sportiva, quella che si è emozionata a vedere Olimpiadi e Paralimpiadi.
Insomma, Raggi si è insediata il 19 giugno e ad oggi non è riuscita neppure a mettere insieme la Giunta comunale.
Evidentemente è molto più semplice dire di NO che fare qualcosa.
 
G. de Mozzi.