I «Trëi Rëiesc»: l’Epifania in val Gardena

Il 6 gennaio alcuni ragazzi vestiti da Re Magi vanno di casa in casa

In ladino si chiamano Caspiere, Marcion e Bolser. Dinanzi alle case eseguono il canto «La ciantia dla stëila» e raccolgono offerte per le missioni. In occasione della visita scrivono sull'uscio con il gesso «C M B» e l'anno, ad esempio «20 - C M B – 12».
Un altro uso, scomparso però con il tempo, era la Dunacia. Alla sera una figura vestita da vecchia strega si aggirava di soppiatto tra le case per spazzare via dalle stubi dei loro abitanti stupiti le cose dell'anno vecchio.
Alcuni ricordano in particolare che durante le sue visite non proferiva parola.
Alla sera l'intera famiglia girava per la fattoria recitando il rosario. Casa, stalla e fienile venivano aspersi con acquasanta (springë), si spargeva cenere (sciumenté) e si bruciavano sostanze profumate.
Si dava fuoco a rami secchi di ginepro, a sale benedetto e ad altre sostanze odorose. La tradizione prevedeva di mettere di notte cibo e bevande sul davanzale della finestra per placare gli spiriti dei morti che si aggiravano nei dintorni.
Alla sera del 6 gennaio in particolare ragazzi e nubili/celibi facevano un gioco per predire il futuro. Un ragazzo o una ragazza si sedeva al centro della stanza e gli altri si disponevano tutt'attorno.
La persona al centro scagliava all'indietro una pantofola con il piede e, a seconda di dove atterrava, si interpretavano determinati eventi del futuro.
Quest'uso veniva chiamato Tré al scarpët o tré al ciavat.
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