Anteprima del Festival: L’inno alla libertà di Amartya Sen
«La povertà non è solo questione di risorse e reddito, ma anche mancanza di libertà»
Tra i pochissimi economisti contemporanei ad essersi occupato di
questi temi, il premio Nobel Amartya Sen lancia dal palco del
teatro Sociale di Trento il suo appello per un modello economico
dove gli individui possano esercitare realmente la libertà di
scelta. Libertà individuale ed economica sono due facce della
stessa medaglia. Il contributo della cooperazione al bene
comune.
Parte da lontano Amartya Sen, l'economista di origini indiane che
nel 2008 ha vinto il premio Nobel per i suoi studi sui processi di
espansione connessi alla libertà delle persone.
Parte dal diciottesimo secolo di Adam Smith, il padre degli
economisti classici che spiegava come il liberismo in materia di
commercio fosse utile al benessere economico, ma non arrivava a
giustificare fino in fondo il mercato, ipotizzando anzi un
intervento "giusto e corretto" dello Stato per far fronte alla
povertà e alla diseguaglianza.
Dove la cooperazione poteva giocare un ruolo importante.
«Lo fa ancora oggi - ha argomentato Diego Schelfi nel suo
intervento di saluto - sia a livello internazionale che locale,
quando è intervenuta per cercare soluzioni alla crisi sulle cui
cause non ha alcuna responsabilità.»
Perché il mercato, come ha sottolineato un altro economista, Tito
Boeri responsabile scientifico del festival, non si occupa di
redistribuzione del reddito. Anzi, gli studi economici si sono
concentrati finora - tranne eccezioni come Sen - più sul rapporto
tra mercato e benessere che tra mercato e libertà.
«La povertà - ha ricordato il prof. Stefano Zamagni che è stato suo
allievo ad Oxford - non è solo questione di risorse e reddito, ma
anche mancanza di libertà. Sen ci ricorda un concetto di libertà
come 'capacità'. Non basta essere liberi di scegliere, ma occorre
essere liberi di 'poter' scegliere.»
Temi cui Amartya Sen ha dedicato una vita, e che oggi vicino agli
ottant'anni (è nato a Bengala nel 1933), ha rilanciato con energia
ed entusiasmo davanti ad una platea attenta e numerosa al teatro
Sociale di Trento. Invitato dalla cooperazione trentina a fare da
"anteprima" al Festival dell'Economia che proprio di libertà
economica si occuperà a partire da giovedì prossimo, Sen ha esposto
il suo pensiero in una lectio magistralis che ha fornito molti
spunti di riflessione.
«Libertà individuale e libertà economica sono complementari, - ha
affermato l'economista. - Un lavoro dignitoso, la copertura
sanitaria, eccetera, hanno a che fare con la libertà economica.
L'idea di libertà è correlata alla nostra libertà di decidere cosa
vogliamo scegliere. Non basta il permesso di farlo, occorre essere
nella capacità di farlo.»
Ma è sbagliato concettualmente chiedersi se la colpa è del
capitalismo.
«Dovremo chiederci piuttosto - ha affermato Sen - quale tipo di
equilibrio dovremo perseguire tra stato e mercato. Non importa se
va contro l'ideologia capitalista o socialista. Occorre riesaminare
la questione della libertà economica. E focalizzarsi sulle persone,
sull'importanza della vita che viene condotta dalle persone.
«Quindi la domanda che dobbiamo farci ha a che fare con la
ricchezza o la povertà della vita umana: la cosa principale non è
limitare ma espandere la libertà, dobbiamo liberare l'idea di
libertà, non come permesso ma come scelta.»