Fattibilità, prospettive e contraddizioni del regionalismo
Al Festival dell’Economia di Trento se ne è parlato con il Presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Gallo
Qual è il futuro del regionalismo differenziato?
Mentre il ddl Calderoli infiamma i salotti politici e televisivi, a Palazzo Geremia nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento si è provato a fare un po’ di chiarezza con l’aiuto di un esperto in materia: il Presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Gallo.
Il giurista ha invitato gli ascoltatori presenti in sala a «prendere atto che nel 2009 è stata varata una legge delega sul federalismo fiscale e sull’autonomia tributaria, andando così a costruire un sistema che contiene, in termini di regime, ciò che il Ministro Calderoli sta proponendo in termini di specialità, ovvero per quelle regioni che chiederanno la differenziazione».
A partire dal 2010-2011, un po’ per la crisi finanziaria, un po’ per questioni legate all’Unione europea, quella legge è sempre rimasta vigente, ma ogni uno, due anni ne viene rinviata l’attuazione.
Il dibattito si è poi focalizzato sui livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, i cosiddetti LEP.
«Il testo Calderoli – continua Gallo – è pieno di buona volontà e ben scritto, ma circoscrive i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni ai soli diritti civili e sociali, mentre ci sono una marea di materie, come per esempio la scuola, che dovrebbero avere lo stesso tipo di garanzie.»
Nello specifico, ci si è chiesti se i LEP debbano portare all’attuazione dei diritti previsti in Costituzione, per esempio creare le condizioni perché ci sia anche in Calabria il 33% asili nido rispetto al 10% attuale attraverso un grosso finanziamento dei sistemi territoriali dove la spesa storica è bassa oppure se invece vadano considerati come una sorta di fotografia dell’esistente.
Convinto dell’importanza della perequazione, ovvero della necessità che le regioni più ricche contribuiscano a ridurre il disequilibrio supportando quelle più povere, ma anche consapevole che questo principio costituzionale non sia mai stato attuato in senso ampio, Gallo conclude così.
«La vera chiave di volta è l’autonomia tributaria di regioni ed enti locali. L’autonomia senza possibilità di stabilire tributi corrispettivi, infatti, non prevede nessun elemento di novità, perché il finanziamento delle esigenze locali anno per anno arriva comunque da Roma.
Ovviamente non dobbiamo pensare che questi tributi diventino dei doppioni delle imposte statali, bensì dobbiamo immaginarli come tributi di scopo, finalizzati a far fronte alle specifiche esigenze dei territori».
L’incontro è stato moderato dal giornalista de Il Sole 24 Ore Gianni Trovati.