L'attuale storia di quel villaggio di Druidi che Cesare non domina
Visto il delicato momento storico, pubblichiamo nuovamente la storia di quella piccola comunità di galli autonomi che non vuole arrendersi alle armate di Roma…
De Bello Gallico
Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Tridentines, aliam Ladini, tertiam qui ipsorum lingua Tirolensis, nostra Altoatesinensis appellantur. Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt. Tridentines et Altoatesines populi habitant iuxta Ades flumen, Ladini ex flumen Avisius. Horum omnium fortissimi sunt Mochenes, propterea quod a cultu atque humanitate provinciae longissime absunt, minimeque ad eos mercatores saepe commeant atque ea quae ad effeminandos animos pertinent important, proximique sunt Padani, qui hinc et trans Po flumen incolunt, quibuscum continenter bellum gerunt. |
In tutto il territorio della Gallia si distinguono tre settori: in uno sono stanziati i Trentini, in un altro i Ladini, nel terzo quelli che si chiamano Tirolesi nella loro lingua e che nella nostra chiamiamo Altoatesini. Ciascuna di queste popolazioni ha lingua, istituzioni e leggi proprie. Trentini e Altoatesini abitano lungo l’asta dell’Adige, i Ladini lungo il fiume Avisio. I Mocheni sono i più duri di tutti, sia perché lontanissimi dalla civiltà delle due Province, solo di rado raggiunti da mercanti che introducono quei prodotti che servono a ingentilire gli animi, sia perché vicinissimi ai Padani, stanziati al di là del Po, con i quali sono continuamente in guerra. |
De Bello Druido
A dir la verità, si potrebbe chiamare «De bello Brennico» (in italiano «La guerra di Brenno, re dei Galli»), che è lo scritto sicuramente più conosciuto di Caio Marius Montibus, generale, politico e scrittore romano del Secolo.
Durante la conquista della Gallia cisalpina (l'attuale Padania) da parte dell'esercito di Caio Marius Montibus, un piccolo villaggio di Galli in Cisbrennero (l'odierno Trentino Alto Adige) resiste all'invasore (ancora e sempre), grazie al druido Panoramix De Monaco (in italiano Delmonego), che prepara una pozione segreta che rende gli abitanti della regione invincibili, chiamata Autonomix.
Circondato dagli accampamenti romani di Longobardia, Aquarium, Petibonum e Laudanum, la piccola regione Cisbrennerica rimane l'unico pezzo di Gallia libera dal dominio romano.
Il protagonista di queste storie è appunto Asterix Lorentium De Lari (in italiano Lorenzo Dellai), sempre accompagnato dal suo inseparabile amico Obelix Aloisius Durnis (in italiano - si fa per dire - Luis Durnwalder). Durnis cadde da piccolo nella pozione di Autonomix.
Dopo anni e anni di continui assedi vani, a Roma si inizia a credere che la regione a di qua del Brennero sia la location di una divinità.
Caio Marius Montibus decide di proporre ad Asterix e Obelix dieci prove (simili a quelle di Ercole) affinché venga stabilito una volta per tutte se siano davvero esseri superiori.
In tal caso Montibus rinuncerebbe al potere, altrimenti gli ultimi Galli dovranno arrendersi al volere di Roma e rinunciare alla propria autonoma sovranità.
Asterix e Obelix, rispettivamente il più astuto e il più forte della Regione, partecipano alla sfida, seguiti dall'onestissimo arbitro il cui nome in codice è Sidus (in italiano Stella).
Nelle immagini piccole, dall'alto, Asterix De Lari, De Monaco e, dulcis in fundo, Caius Marius Montibus
La prima prova riguarda una discesa con gli sci contro il campione olimpico romano Assula de Roccarasus.
È Asterix a competere, riuscendo - grazie alla pozione dolomitica - ad arrivare primo all'arrivo.
Dopo, è Obelix che deve gareggiare con il leggendario Checkinn al tiro al bersaglio.
Ma se questo riesce a fare centro a 500 metri, Obelix (grande cacciatore) lo batte colpendo una marmotta a 900 metri.
Spostatisi in un piccolo stadio, è il momento di affrontare Robertus Calderolius, un padano di bassa statura che pratica una strana forma di lotta, scoperta - a suo dire - dopo un lunghissimo viaggio lontano, la cosiddetta feder fiscalis. Sembrerebbe un volpone ma, come dice Asterix, «l'abito non fa il druido».
È Asterix a vincere d'astuzia, facendosi rivelare con semplicità dall'avversario stesso le tecniche per vincere il confronto. A Mediolanum firma un accordo vincente.
Superate le prime tre prove, al Senato di Roma si inizia a temere per la propria sorte, ma Montibus rassicura i senatori con le difficoltà delle prove successive.
La quarta è ambientata in un piccolo lago. I due eroi devono attraversarlo con un battello, tuttavia al suo centro risiedono le terribili sacerdotesse dell'Isola del Piacere, pronte a soddisfare qualsiasi desiderio umano.
Ma, quando Obelix si rende conto che sull'isola non si mangia capriolo ma solo nettare e ambrosia (il cibo degli dei), rinsavisce e porta via il fedele amico.
Nella prova successiva si recano in un piccolo tempio egizio dove sono tenuti a sostenere l'insostenibile Maugerix.
Asterix deve affrontare in Sole 24 ore il Sacerdote che aveva il compito di ipnotizzarli per confonderli fino a farli desistere, nel nome di Api e Osiride.
Ma sarà l'astuto gallico Asterix a superarlo con il suo acuto senso dell’umorismo…
A latere, l'arbitro Sidus (in italiano Stella)
Quando Obelix fa notare che, essendo passato mezzogiorno, comincia ad aver fame, Sidus svela che la sesta fatica consiste nel consumare tutto il pranzo preparato dal Ministro delle Finanze. Allora Obelix si offre di superare la prova da solo.
Il cuoco serve le seguenti portate: cinghiale con radici fritte (patatine fritte), otto oche arrosto, sei montoni, omelette dei Titani (con otto dozzine di uova), un vassoio di pesci, un bue, una mucca, due vitelli, una scatola di cachi, una paletta di mele, caviale a grani grossi con un piccolo toast, un cammello farcito, e, commentando prima di passare al resto, un elefante alle olive.
Il ministro, preso atto che il grosso Druido non ha fondo, fugge via sconvolto dopo aver completamente esaurito le scorte, mentre Obelix esce dalla taverna lamentandosi di averlo dovuto lasciare a metà, subito dopo gli antipasti. Alla fin dei conti, si giustifica, quanto danno da mangiare a un capitano d'industria?
Al villaggio gallico cominciano i festeggiamenti, ma Panoramix De Monaco avverte i compaesani che probabilmente non sarà facile giungere alla fine.
I tre si spostano nell'Antro della Bestia, dove li attende un essere mostruoso mai raccontato, dato che nessuno è mai uscito vivo dalla caverna.
Molte le scuole di pensiero che descrivono questa terribile bestia, certamente più allegorica che reale. La ricostruzione che più viene accreditata dagli storici è quella che conduce alla Sgninfa Penansis (foto sopra).
«Perdonate l’insana curiosità – dice l’arbitro Sidus. – Ma… com’era la bestia?»
«Non male. – Risponde Obelix. – Non male…»
Intanto passeggiano per la città alcune persone che si comportano in modo alquanto bizzarro: sono coloro che hanno visitato un palazzo della Pubblica Amministrazione, ed è proprio lì che devono recarsi Asterix e Obelix.
La nuova prova consiste infatti nel farsi rilasciare un lasciapassare presso «la casa che rende folli».
Ecco la terribile prova che ogni cittadino deve superare nel Paese quando si deve cimentare con la burocrazia.
Infatti è andato dal medico dei grulli druidi De Stephanensis Rentius per chiedergli di aprire le porte anche alla burocrazia romana.
Una volta usciti, i burocrati si sono sentiti a disagio (foto) e si sono arresi alla modernizzazione.
La successiva fatica, la nona, impone di passare per un baratro lungo un filo così sottile da essere trasparente.
Si tratta di superare il cosiddetto Foedus Stabilitate (in italiano Patto di Stabilità) e di abbattere il cosiddetto Subsidiis Fisco (in italiano Riserva per l’Erario).
In una vorticosa danza, aiutati dalla pozione magica di Panortamix De Monaco, i due Galli si lasciano cadere riuscendo a passare sull'altra ripidissima sponda. Hanno fallito la prova, ma non sono rilevati da un impreciso Sidus .
Il luogo della sfida si sposta per la decima prova su un'altissima montagna, dove li aspetta il venerabile Saggio che proporrà loro un enigma: se risponderanno in modo errato verranno gettati negli abissi romani.
Dopo un'ardua scalata, il Saggio pone il quesito:
«Lavora d'ago di giorno e di notte, per aggiustare le mutande rotte.»
Sembra che sia finita, perché l'enigma pare irrisolvibile. Asterix si gira a guardare verso Nord, dove sta la sua terra. Se sbaglia, lassù ci andranno i Romani. Se li lasci andare, infatti, puntano subito verso... Ma certo!
«Ecco la soluzione: è la bussola! Segna sempre il Nord»
Obelix lo guarda domandandosi se il suo amico non sia impazzito, dato che la bussola non è ancora stata inventata, ma Asterix si spiega.
«La bussola è lo strumento che indica il Nord alle armate di Roma: la bussola lavora sempre con l'ago per aggiustare le rotte che cambiano...!»
I due hanno vinto e si portano dunque a Roma, dove si incontrano con Caio Marius Montibus, il quale firma la resa: Autonomia est, nunc et semper!
Le ultime immagini della storia ci mostrano l'ormai ex dittatore romano ritornato a Mediolanum intento a innaffiare il suo orto mentre Cleopatra gli prepara il pranzo.
I due eroi sono invece, secondo consuetudine, a banchettare nel proprio villaggio, dove festeggiano la vittoria.
Guido de Mozzi
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