«La solidarietà tradita» – Cronistoria di un’inchiesta

Il vivo interesse suscitato dall’inchiesta di Maurizio Panizza merita un approfondimento

Il Borgo San Marco quasi ultimato.
 
L’inchiesta di Maurizio Panizza che abbiamo pubblicato il 13 agosto sta avendo un notevole successo di lettura. Si intitola «La solidarietà tradita» (vedi) e racconta come nel lontano 1905 i Trentini si fossero adoperati per raccogliere fondi a favore delle vittime del disastroso terremoto avvenuto a Cetraro, in Calabria.
Già fin qui la notizia è interessante perché dimostra come i Trentini si sentissero italiani anche se appartenenti all’Impero Asburgico. Ma la ricerca condotta da Panizza va ben oltre perché, seguendo la destinazione dei fondi raccolti, ha scoperto come fossero andati a finire nelle mani sbagliate.
A nulla valse la buona volontà di autorità e politici per bene di fronte alla rapacità di amministratori locali senza scrupoli. I documenti a sostegno di quanto riportato nel servizio sono stati riportati con dovizia di particolari.
 
Questo è un tipico esempio di giornalismo d’inchiesta, sempre più raro da trovare sui giornali.
In realtà le cose da ricercare, le vicende da ricostruire, le verità da recuperare sono sempre molte.
Certo costa tempo e fatica svolgere un’inchiesta e confezionarla per un servizio giornalistico. Ma la soddisfazione che restituisce all’autore e al giornale che la pubblica è gratificante e - grazie a internet - duratura nel tempo.
Del resto, su questo pare essere d’accordo anche  la celebre economista Nemat Shafik, prima donna alla guida della London School of Economics, la quale nel corso dell’ultimo Festival dell’Economia di Trento ha affermato che «Nel momento in cui i giornalisti hanno perso giocoforza lo spirito d’inchiesta a vantaggio di un modello di comunicazione di consumo facile e immediato, è encomiabile il lavoro di chi spende il suo tempo per ricercare con obbiettività la verità dei fatti».

I commenti giunti al giornale non si sono fatti attendere, ovviamente di apprezzamento per il lavoro svolto.
Qualcuno si è preso la briga di verificare personalmente in archivio per poi rendere omaggio al nostro ricercatore.
Pensando di far piacere ai numerosi lettori dell’inchiesta, abbiamo chiesto a Maurizio Panizza di fare la cronistoria della sua ricerca, che riportiamo nel riquadro che segue.

Diversi mesi fa stavo cercando una notizia su di un giornale del Trentino del 1905, all’epoca provincia austriaca. Cercando una cosa, però, a sorpresa ne ho trovata un’altra. A volte succede così.
Infatti, nello sfogliare un numero di dicembre, mi è saltato all’occhio un articoletto di qualche centimetro in cui era scritto che il Podestà di Trento e i Sindaci di Venezia e Verona si erano trovati in quest’ultima città per decidere come offrire ai terremotati di Calabria i fondi raccolti. Non si diceva, però, nient’altro.

Maurizio Panizza.

Tornando indietro nel tempo (è facile quando si è in un archivio) e andando a leggere i giornali dei mesi precedenti, ho così scoperto che i primi di settembre di quell’anno c’era stato un terribile sisma in Calabria e si citava Monteleone, in provincia di Catanzaro, come uno dei centri più colpiti.
Non trovando nulla in internet, ho allora contattato la Provincia di Catanzaro, inviando un’email al Segretario generale, il quale immediatamente mi ha risposto dicendomi che Monteleone era l’antico nome di Vibo Valentia e dandomi, alcuni giorni dopo, le prime informazioni per proseguire nella ricerca.
Sono così giunto nella redazione di un giornale online di Cetraro (un paese di cui non avevo mai sentito parlare) trovando le prime tracce della nascita di «Borgo San Marco», come venne chiamato il frutto della solidarietà veneto-trentina.
In seguito a questo contatto mi è stato fatto il nome del prof. Leonardo Iozzi come il massimo storico di Cetraro e dintorni.
 
Dopo avere scritto al professore e confrontandomi personalmente con lui, la nebbia della Storia nella quale stavo ancora muovendomi alla cieca ha iniziato a diradarsi e la strada ha preso a farsi più nitida e a fornire le prime preziose informazioni su quella vicenda accaduta più di 110 anni fa.
Poi, ancora, la scoperta di un'inchiesta parlamentare sugli aiuti ai terremotati e di conseguenza la lettura di pagine e pagine di udienze parlamentari di inizio secolo.
Infine, le ricerche presso l’Archivio di Stato di Trento e soprattutto quelle all’Archivio Storico della Biblioteca comunale di Trento - dove ho trovato un ponderoso faldone di documenti - mi hanno fatto scoprire in maniera inoppugnabile come era nata, cresciuta e purtroppo alla fine tramontata l’idea della solidarietà trentino-veneta in Calabria.

Maurizio Panizza

Ciò che emerge da questa inchiesta, aggiungiamo noi, rende onore al Trentino perché dimostra che la generosità della nostra gente non è frutto del benessere raggiunto nel secondo dopoguerra e che qualcuno nel Paese ci addita ingiustamente come privilegio.
In quel periodo il Trentino era estremamente povero. Lo è stato nei secoli e forse ha cominciato l’inversione di tendenza solo dopo l’alluvione del 1966. Raccogliere fondi un secolo fa a favore di terremotati situati nel profondo sud di un altro paese rappresenta un momento particolarmente toccante, di cui possiamo andare fieri.
Purtroppo la vicenda porta alla luce anche l’aspetto negativo di quei pubblici amministratori locali che dirottarono i fondi a destinazioni che nulla avevano a che fare con i terremotati.
Purtroppo è un vizietto che sembra difficile da sconfiggere. Ma anche inchieste come questa possono aiutare a combattere questo «vizietto» del Bel Paese.