Storie di donne, letteratura di genere/ 460 – Di Luciana Grillo
Cristina Caboni, «La via del miele» – In questa sua ultima fatica, le api sono il filo rosso che percorre le vicende
Titolo: La via del miele
Autrice: Cristina Caboni
Editore: Garzanti, 2022
Genere: Letteratura contemporanea
Prezzo di copertina: € 18,60
Pagine: 320, illustrato. Rilegato
Ad ogni nuovo romanzo, Cristina Caboni mi stupisce per le storie che crea, per la preparazione meticolosa che comporta la stesura di un suo romanzo, per le informazioni precise su temi particolari – dalla legatoria alla creazione di profumi all’allevamento delle api, passando attraverso luoghi diversi… anche la costiera amalfitana, e in situazioni storiche diverse, bambini ebrei in fuga – per la scrittura sempre controllata e garbata.
In questa sua ultima fatica, le api sono il filo rosso che percorre le vicende.
Cristina, che di api si intende, ne parla con competenza per salvarle, insidiate come sono da sconvolgimenti climatici, malattie e consumo del suolo.
E racconta anche che, nelle metropoli caotiche e trafficate dei nostri giorni, si contano più di tremila arnie su balconi, terrazzi, giardini, parchi, sottotetti e cattedrali… sì, anche la cattedrale di Notre Dame di Parigi ospita arnie, scampate al furioso incendio di alcuni anni fa.
La via del miele è il romanzo della sua piena maturità come autrice: raccoglie i fili di storie precedenti, li intreccia sapientemente e confeziona una storia che ti affascina dalla prima pagina.
Può sembrare riduttivo parlare di «una storia» perché in realtà sono varie le storie che si sovrappongono, che si dipanano dalla Sardegna alla Provenza, fino a Parigi, per poi tornare in Sardegna dove tutti i nodi si sciolgono.
Sono storie di amore e di amicizia, come la bellissima amicizia che lega Maddalena a Margherita, «l’amica più sincera. Una donna che porta il nome di un fiore, ma che avrebbe dovuto chiamarsi Speranza» e alle “custodi”.
E poi c’è l’amore, quello di Alice per il suo lavoro e per le api, «le guardiane dell’ambiente, le custodi della vita stessa» che alleva sui tetti dell’Opéra Garnier di Parigi, quello di Emma per la sua piccola Amélie, l’amore di Giuseppe per la figlia Anna, troppo presto rimasta senza la mamma, l’amore per la natura che investe anche Alice quando vuole comprendere una storia dolorosa e misteriosa: «Quando si è immersi nella natura, osservare il mondo circostante, abbandonando a sé stessi i pensieri, non significa perdere il proprio tempo, anzi, è un ottimo modo per rilassarsi».
E nello sforzarsi di capire cosa sia successo alla sorella Emma, Alice – le cui api parigine hanno abbandonato l’arnia – comprende che questo abbandono è un segnale per lei, un avvertimento: deve cambiare vita, sta per essere sommersa da un malessere senza nome.
Torna in Sardegna, da dove la nonna Maddalena partì, dove Emma aveva vissuto un breve periodo di gioia, dove infine anche i loro genitori, Céline e Simon, ritrovano una naturale serenità.
Alice lascia per sempre il suo lavoro di manager che le ha dato tante soddisfazioni e proprio nell’isola coltiva un nuovo progetto, alla base del quale pone l’amicizia e la condivisione: «Non sarà un albergo, ma un luogo speciale di rinascita interiore, di recupero. ..Pensò a come sarebbe stato guardare le cose dal punto di vista di sua sorella. Era come un messaggio che lei le stava inviando, anzi no, un invito».
Ad Alice «sembrò di scorgere un fuoco lontano. In lontananza, oltre l’orizzonte, un cerchio di donne si muoveva intorno alle fiamme, gli abiti mossi dal vento, i canti e le risate che riverberavano nella quiete della notte. E i capelli biondi come l’oro, come quelli di Emma».
Complimenti, Cristina, sono già in attesa del prossimo romanzo!
Luciana Grillo - [email protected]
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