Cingolani: «Stop al gas russo entro il 2024»
Il ministro: «Recuperiamo il tempo perduto per la transizione ecologica»
Il processo di diversificazione delle fonti energetiche è partito cercando di recuperare il tempo perduto: stiamo mantenendo la promessa di ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030: la dipendenza dal gas russo sarà azzerata entro l'inverno 2024/2025; gli aumenti del 600-700% del prezzo del gas sono inaccettabili.
Questi i temi principali toccati dal ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani al Festival Economia di Trento intervistato da Maria Latella, giornalista Sky Tg24 e Radio 24, partendo dalle conseguenze sulle economie europee della guerra in Ucraina e dalle sanzioni alla Russia con lo stop all'acquisto di idrocarburi decise ieri a Bruxelles «con una specie di compromesso».
Per l'Italia, ha sottolineato il ministro, l'importazione di petrolio dalla Russia è un problema inferiore rispetto ad altri stati europei.
«La nostra dipendenza dal gas russo è ancora elevata ma già dall'anno prossimo passeremo dagli attuali 29 miliardi di metri cubi l'anno ai 18 miliardi del 2023 per diventare indipendenti dalle forniture russe nell'inverno 2024/2025 mantenendo l'impegno di arrivare al 55% del processo di decarbonizzazione entro il 2030.»
Nonostante il governo stia lavorando e intensificando gli sforzi per la diversificazione delle fonti energetiche, se il gas non arriverà più dalla Russia sarà necessario acquistarlo su altri mercati e importarlo in forma liquida per poi essere rigassificato.
«Abbiamo tre rigassificatori ma è necessario installarne altri due galleggianti vicini ai punti di innesto per immettere il gas nella rete nazionale.
«La prima nave – ha assicurato Cingolani – arriverà entro il primo bimestre del 2023, mentre la seconda arriverà al massimo un anno dopo.»
Perché, ha chiesto Latella, non facciamo l'estrazione del gas dall'Adriatico a differenza di quanto sta facendo la Croazia?
«Nel 2000 – ha ricordato il titolare del dicastero della transizione ecologica – producevamo oltre il 20% del gas che utilizzavamo, mentre ora siamo al 3%.
«Siamo arrivati a questa situazione anche a causa di una certa corrente ambientalista con il risultato però che, visto che i consumi non si sono ridotti, siamo stati costretti ad importare il gas e i livelli di inquinamento non sono cambiati.»
«Ci siamo legati a doppio filo con la Russia, ci siamo trovati di fronte ad una guerra imprevedibile ed ora dobbiamo accelerare sulla transizione ecologica.
«In due anni dobbiamo recuperare il tempo perso in 20 anni.
«Abbiamo davanti a noi una grande sfida e un grande impegno che ci siamo presi con il Pnrr: diversificare sulle fonti e accelerare sulle rinnovabili.
«E questo significa investire in ricerca, sviluppo, innovazione e nuove tecnologie attraverso un mix che comprenda il solare, l'eolico, ma anche le biomasse.»
Quanto agli aumenti del gas, Cingolani è stato chiaro: non c'è carenza, gli aumenti del 600-700% sono una speculazione inaccettabile.
«Siamo passati dai 20 centesimi al metro cubo agli 1,5 euro per metro cubo: non ci sono giustificazioni visto che il gas è sempre quello.
«E l'aumento del costo del gas ha inciso di conseguenza, per il meccanismo di calcolo del prezzo, sui costi dell'elettricità che stanno mettendo in crisi aziende e famiglie.
«In Europa è stata accolta la proposta del presidente Draghi di mettere un tetto al prezzo del gas, mentre come governo abbiamo messo a disposizione 30 miliardi di euro per la mitigazione di questo vero e proprio tsunami.
Da un'economia di mercato – ha concluso il ministro della transizione ecologica – siamo passati ad un'economia di guerra e questo spaventa moltissimo.»