Il Nobel Yunus al Festival dell’Economia (in collegamento)

«Il pianeta brucia, ma lo salviamo con una nuova civiltà inclusiva e a zero emissioni.» Beh, questo lo sapevamo già...

La casa - il nostro pianeta - sta bruciando ma non siamo ancora usciti per spegnere l’incendio.
E non c’è solo il riscaldamento globale, nelle tre distorsioni sulle quali è fondata l’attuale struttura economica globale.
Ci sono anche la concentrazione eccessiva di ricchezza e uno sviluppo tecnologico che tende a sostituire l’essere umano con le macchine.
La risposta è fondare una nuova macchina economica globale, che funzioni per tutti.
 
«Una nuova civiltà» non più autodistruttiva e basata sulla massimizzazione del profitto, ma sui «tre zero»: zero emissioni inquinanti e alternanti del clima, zero concentrazione di ricchezza, zero disoccupazione.
Anche attraverso il ruolo positivo dell’impresa sociale, l’apporto di una finanza che conceda risorse a tutti, e non solo a chi ne ha già, liberando le energie imprenditoriali individuali, e con il ruolo fondamentale dei giovani.
È l’economia inclusiva disegnata Muhammad Yunus Premio Nobel per la Pace 2006 e fondatore di Grameen Bank, che nella sua partecipazione in collegamento da Dacca, Bangladesh, ha riempito la sala del cinema Vittoria dialogando con Paolo Brichetti, ideatore e manager di CreditAccess India, e Gigi Donelli, caporedattore centrale news di Radio 24.
 
Per Yunus, imprenditore e banchiere, pioniere sui temi del microcredito e della microfinanza, non basta «riprogettare» la macchina economica globale che ci spinge a inquinare sempre di più il pianeta, a concentrare il reddito in modo troppo disuguale, con miliardi di persone in basso e una manciata di individui con tutta la ricchezza e in cui gli umani diventano robot per il profitto.
Occorre rifondarla completamente, creando una «nuova civiltà» dove riscoprire noi stessi come esseri umani, la condivisione e cura dell’altro.
E non è, sottolinea, una questione di Occidente ricco contro sud globale.
«Siamo tutti accomunati dalla massimizzazione del profitto e delle sue distorsioni. Non c’è Pil corretto e Pil sbagliato, il sistema è unico. Bisogna invece ‘distruggere’ uno ad uno gli errori che caratterizzano l’attuale macchina e fondarne una nuova», – aggiunge il Nobel.
 
Riguardo ai giovani, conclude Yunus, «devono avere la possibilità di incidere, possono riunirsi in club e promuovere i «tre zero».
Insomma le nuove generazioni vogliono creare un mondo sicuro, ma noi non stiamo dando loro opportunità.
Cerchiamo quindi di mantenere la loro mente aperta al cambiamento perché saranno i protagonisti di domani”.
 
Esempi di modello di imprese sociali e inclusivi ce ne sono. La discussione moderata dal giornalista Donelli prosegue con l’esperienza di CreditAccess India, che come racconta Paolo Brichetti è stata ispirata proprio dal premio Nobel originario del Bangladesh:
«Yunus, che ho avuto modo di incontrare a New York, è stato ispiratore anche di Credit Access.
«Abbiamo iniziato questo progetto che oggi è una realtà regionale, in India, Indonesia e Filippine, che offre credito in particolare alla microimprenditoria femminile.
«Oggi ha 25mila dipendenti e soprattutto 6 milioni di clienti, di donne che fanno attività straordinarie come piccolo commercio, artigianato, attività economiche in tanti settori.
«Un’impresa commerciale che segue i valori dei tre zero, per una distribuzione equa del margine verso tutti i portatori d’interesse.»
Secondo Brichetti, che conclude, quest’esperienza è un’ulteriore prova della grande capacità di resistenza e di crescita nell’economia informale che rappresenta un’opportunità per milioni di persone.