Marocchino arrestato con l’accusa di essere un foreign fighter
Residente in provincia di Cosenza, era pronto a raggiungere gli scenari di guerra, ma è stato respinto alla frontiera con la Turchia
Un marocchino di 25 anni, residente a Luzzi (CS), è stato arrestato questa mattina all’alba dalla Polizia di Stato di Cosenza.
È indagato per i reati contemplati dalla nuova legislazione antiterrorismo, introdotta dalla legge n. 43 del 17 aprile 2015, con particolare riferimento alla fenomenologia dei cosiddetti foreign fighters (art. 270-quinquies del c.p.).
Il marocchino era stato fermato in Turchia lo scorso 10 luglio per un controllo al termine del quale, in accordo con gli uomini dell’antiterrorismo italiano, era stato respinto per motivi di sicurezza pubblica e fatto rientrare in Italia dove è stato bloccato presso l’aeroporto di Fiumicino.
Al momento del controllo, oltre al passaporto marocchino con cui è stato identificato, era in possesso di uno zaino contenente un pantalone di tipo militare con le tasche laterali, una camicia, biancheria intima, un tappeto da preghiera, un libro in lingua araba, una pubblicazione dei Fratelli Musulmani sui comportamenti che deve tenere un buon musulmano secondo il Corano, due telefoni cellulari e denaro contante per la somma di 800 euro.
I poliziotti della Digos di Cosenza avevano effettuato una perquisizione domiciliare presso la sua abitazione e avevano avuto modo di apprendere dai familiari presenti che, nella stessa serata, il giovane avrebbe dovuto fare rientro a casa, elemento contrastante con la sua presenza nella stessa giornata ad Istanbul.
Si legittimava, pertanto, la supposizione che il giovane potesse essere partito alla volta della Siria con l’intenzione di combattere a fianco dei guerriglieri dell’Isis.
Ritenendo probabile che il soggetto potesse tentare ancora di recarsi in territori di jihad, sono state effettuate indagini durate oltre sei mesi.
Al termine, una serie di indicatori hanno evidenziato la propensione del giovane a sposare la causa dell’Isis.
Gli elementi raccolti hanno costituito una solida base sulla quale integrare i diversi profili penali contemplati dalla nuova legislazione antiterrorismo.
Al termine delle attività d’indagine, la procura della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha proposto al competente GIP l’adozione della misura di custodia cautelare.