Passera: «Il nostro obiettivo principale dev'essere la crescita»

In Europa ci sono 50 milioni di persone disoccupate o inoccupate e 28 milioni di persone sottocupate e precarie

Dopo la visita al Festival dell'Economia del ministro Fornero nella giornata di ieri, occhi puntati stamani su Corrado Passera, ministro dello sviluppo economico, infrastrutture e trasporti del governo Monti.
Il ministro Passera si è inserito nel programma del Festival nella sezione «Visioni», partecipando al Teatro Sociale all'incontro con l'inglese Adair J. Turner, docente di economia, presidente dell'autorità di vigilanza sui cambiamenti climatici del Regno Unito e membro della Camera dei Lord, che – introdotto da Massimo Gaggi – ha discettato sul tema «Crescita, felicità, benessere: quale il vero obiettivo?» 
 
L'atteso intervento del ministro Passera è stato preceduto e «preparato» dalle riflessioni di Adair J.Turner che, pur non riconoscendosi nelle tesi di Serge Latouche, «secondo il quale la società dovrebbe andare incontro a una decrescita felice», ha appoggiato in modo convinto comunque la necessità di una «crescita sostenibile, di una crescita che ha la libertà dei mercati come strumento e non come obiettivo centrale, che sappia adattarsi alle specificità dei singoli Paesi. Certo, dovremo creare maggiore crescita – ha aggiunto Turner, – ma ad esempio senza produrre e favorire un consumismo sfrenato. Una crescita con dei limiti, insomma, e sono stati proprio i limiti a venir nella situazione pre-crisi», in quella che Turner ha spesso chiamato «l'altra vita».
Se ad esempio andiamo a leggere alcuni documenti pubblicati solo quindici mesi prima del tracollo bancario negli Stati Uniti, potremmo leggere che «è universalmente riconosciuto che lo sviluppo dei mercati dei derivati creerà mercati finanziari con un sistema più resiliente, in cui la probabilità delle banche di fallire è notevolmente ridotto.» Ecco, poi abbiamo visto com'è andata a finire!
 
Crescita non come feticcio, quindi.
«Se io dovessi scegliere – ha detto Turner – tra una crescita del PIL di +1,8% annuo graduale e senza contraccolpi e una crescita del +2% con picchi e contraccolpi, non avrei dubbi. Sceglierei senza alcun dubbio la strada di una crescita graduale e dolce. Prima della crisi finanziaria ed economica, invece, il modello da seguire in modo quasi dogmatico era proprio la crescita sfrenata, senza limiti e senza regole, con picchi e contraccolpi che addirittura, si diceva, servono per aumentare l'efficienza del sistema.»

Una crescita «tranquilla», insomma, è quella pronosticata dall'economista inglese: una crescita che non crei nuovo consumismo, che non provochi grandi disuguaglianze, che non favorisca atteggiamenti superficiali.
Una crescita che abbia come obiettivo la felicità e non la moda o l'ostentazione dello status raggiunto.
«Se basta un cappotto per tenerci al caldo d'inverno»– ha concluso Adair J.Turner, – «non è che, avendone due chiusi nell'armadio, stiamo più al caldo!»
 
Il ragionamento di una crescita responsabile e la proposta di una società in cui l'aumento del PIL non corrisponda necessariamente ad un aumento anche delle diversità negli stili di vita, ha fornito al ministro Passera la possibilità di spiegare i motivi più profondi e il lavoro spesso oscuro e poco noto che stanno alla base della cosiddetta «Agenda della crescita» tanto cara all'intero gabinetto Monti.
«Se noi analizziamo la situazione drammatica in cui versa l'Europa – ha detto Passera, – vediamo che 50 milioni di persone (che diventano poi 200 milioni se allarghiamo il conto ai nuclei familiari correlati) sono o disoccupate o inoccupate. Se a queste aggiungiamo circa 28 milioni di persone sottoccupate, sospese, precarie, ciò significa che l'aumento dei posti di lavoro per giungere alla piena occupazione sul continente è l'obiettivo che deve essere considerato centrale nell'azione dei governi. Piena occupazione non solo per fornire redditi sufficienti alle famiglie, ma anche per creare quella serenità e quella coesione sociali che ci consentiranno di procedere più facilmente verso quella crescita dolce e sostenibile di cui parla Turner. Per uscire da questi labirinti complessi e difficili, quindi, la crescita per un certo periodo dovrà essere considerata il nostro obiettivo centrale. Dovrà essere una crescita sostenibile perché non gravata dal debito pregresso; non dovrà distruggere i rapporti intergenerazionali; non dovrà acuire le disuguaglianze sociali, che andranno combattute lavorando sul welfare, sull'istruzione puntando alla meritocrazia, sulla sanità, sull'assistenza, sulla cura delle tante povertà, con un fisco corretto ed equilibrato, facendo pagare le tasse a tutti... Ma per far funzionare questo progetto strategico, c'è bisogno di molte risorse, ed ecco perché non possiamo rinunciare a crescere.»
 
Il grande sforzo del governo Monti, ha detto Corrado Passera, è quello di «ridurre la perdita dei posti di lavoro e di creare le condizioni perché questi posti crescano: quei sei-sette milioni di italiani che oggi hanno paura di perdere il lavoro sono la nostra ragione di impegno!»
Ma non è facile mettere in moto l'economia, non bastano iniziative singole seppur importanti e di per sé incisive.
«Dobbiamo affrontare il problema in tutte le sue articolazioni, in tutta la sua complessità con una serie di interventi che vanno a formare appunto l'agenda del governo.»
 
Il ministro ne ha elencati alcuni, cose già fatte e cose che sono ancora in cantiere.
«A chi mi chiede, ad esempio, se l'Italia può crescere confrontandosi con il mercato globalizzato, la mia risposta è di sicuro affermativa! Io penso che la globalizzazione sia una opportunità reale per l'Italia. Nel mondo si stanno creando milioni di consumatori che sono potenzialmente interessati proprio ai prodotti di cui gli italiani hanno un copyright riconosciuto: penso alla meccanica e all'industria automobilistica, ma penso anche al settore alimentare, a quello della moda, della casa in tutte le sue componenti, penso al turismo che esplode, ai servizi per la salute che sono il fiore all'occhiello della nostra sanità... Ecco perché l'agenda del governo punta ad aiutare la conquista di nuovi mercati mettendo a disposizione finanziamenti specifici all'esportazione per raddoppiare almeno il numero delle imprese che vendono all'estero. Ma anche all'interno dell'Italia vogliamo aumentare la concorrenza: ecco perché abbiamo aperto il mercato del gas, ad esempio, quello del trasporto pubblico locale, dei servizi professionali, del commercio. Ecco perché abbiamo stanziato 20 miliardi di euro per il fondo di garanzia che consenta alle piccole e medie imprese di accedere al credito bancario; ecco perché abbiamo cominciato a sbloccare i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese che hanno realizzato grandi o piccole opere, ma che non sono state liquidate.»
 
Nell'agenda della crescita, poi, figurano anche «il riordino degli incentivi per la competitività e l'innovazione, ma anche per facilitare l'avvio di nuove imprese; è prevista la semplificazione  delle regole e delle regolette della burocrazia e questo ci aiuterà a rendere più snello ed efficiente l'apparato pubblico in tutti i suoi gradi, così come punteremo sull'istruzione, sulla giustizia, sulla corruzione e la lotta alla criminalità, ma anche all'evasione.»
E non mancano, tra gli altri, interventi a favore della green economy.
«Per le energie pulite metteremo a disposizione 160 miliardi, perché vogliamo superare l'impegno già preso con l'Europa e andare oltre la quota del 20% di energie rinnovabili.»
 
È urgente una crescita il più possibile accelerata, quindi, che ci consenta di reperire le risorse necessarie per far ripartire la macchina-Italia, ma anche per consentire all'Europa di individuare la strada giusta da percorrere.
«Tutti i capitoli della nostra agenda – ha concluso il ministro Passera, – sono aperti, trasparenti, consultabili su internet. Sono quindi giustamente  sottoposti all'attenzione dell'intera comunità italiana, ma in attesa anche delle osservazioni e dei suggerimenti di tutti.»
Per una crescita più dolce e meno drogata, quella in definitiva preconizzata da Adair J.Turner, ci sarà sempre tempo.