«Il Covid ridà agli Stati un ruolo da protagonisti sui mercati»

Oggi l’ultima conferenza dell’edizione estiva del Festival dell’Economia, dedicata all’analisi delle conseguenze della pandemia Covid

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Al Festival dell’Economia di Trento è il giorno dell’ultima conferenza di questa edizione estiva, dedicata per intero agli effetti della pandemia Coronavirus sull’economia.
Se, ad oggi sono chiari i numeri e la portata della crisi, con il crollo degli indicatori economici, meno nitida risulta la lettura del futuro a medio termine.
C’è una domanda che rimane insoluta: come riusciremo a traghettarci fuori dallo shock economico-finanziario.
E proprio di questo hanno conversato oggi Innocenzo Cipolletta, coordinatore del Comitato editoriale del festival, e Cosmo Schinaia, country Head Italia per Fidelity International, società internazionale di gestione del risparmio.
Schinaia è autore del recente studio intitolato «Come sta andando il mondo», in cui analizza gli scenari possibili del mondo dopo la pandemia e le modalità per uscire da questa crisi.
 
«Il Coronavirus – questo in sintesi il pensiero di Schinaia – ha visto un forte ribasso degli indici economici, a cui seguirà una fase di assestamento più o meno lunga, in attesa della risalita.»
L’andamento della crisi sarà ad U ma con una sottolineatura: «La parte bassa, quella che viviamo oggi, sarà segnata dall’incertezza molto ampia perché non è chiara la traiettoria del virus, così come non sono ancora chiare le strategie d’uscita (e quindi di risalita) dei diversi Paesi».
Infine, la pandemia ha riproposto, soprattutto in Occidente, un attore importante, lo Stato, «a cui oggi è riconosciuta la licenza di tornare ad occuparsi di mercato».
 
La crisi Coronavirus avrà velocità e profondità diverse, a seconda dei Paesi e dei settori. «Molto probabilmente - per citare le parole di Cosmo Schinaia, country Head Italia per Fidelity International - avremo dei vincitori, ad esempio il settore tecnologico, e dei settori fortemente condizionati quali il turismo.»
Non solo. Saranno proprio i settori più vicini al tecnologico che, seppur in crisi, dimostreranno più resilienza e più reattività sui mercati.
Il Covid - come già evidenziato in occasione di altre conferenze - ha accelerato fenomeni già in atto. Schinaia ne individua due su tutti: «La conferma del ruolo della tecnologia nelle nostre vite e, soprattutto, lo spostamento degli equilibri dei mercati da Occidente verso Oriente, con Cina ed India nella parte di nuovi player globali».
 
Allo stesso tempo, la crisi ha obbligato gli Stati ad intervenire sul mercato per sostenere l’economia.
«Qui si evidenzia – spiega il manager – un secondo elemento di discontinuità tra Occidente, dove allo Stato è precluso di fatto il mercato, e Oriente, area emergente grazie ad un principio economico politico inedito: l’interesse nazionale strategico.
«Lo Stato sta entrando – aggiunge Schinaia – nelle aziende e la logica del profitto (caro alla scuola di Chicago) sta cedendo il passo ad un mix di interessi, sì economici ma anche sociali.
«In questa logica, settori strategici quali quello farmaceutico e medico saranno rilocalizzati all’interno dei Paese.»
Come dire: mascherine, camici e macchinari medici non arriveranno più solo in Cina.
«Sarà lo Stato – dice Schinaia – ad esercitare un maggiore controllo e questo ci traghetterà verso un capitalismo più sostenibile.»
 
Su un aspetto Cipolletta e Schinaia concordano: dopo il Covid assisteremo sempre meno all’ingegneria finanziaria (causa della crisi del 2008) a favore dell’economia reale.
In un contesto di economia più umana assume sempre più peso la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
«Lo scontro – spiega Schinaia – è partito molto prima del Covid e si concentra soprattutto sulla supremazia tecnologica.»
Anche se, dopo lo scoppio della pandemia, sono la Cina e l’Asia - a detta del manager - a uscirne meglio.
 
È in questa fase che l’Europa sta dando segnali di risveglio, con un piano di rilancio da 750 miliardi di euro, in buona parte erogati a fondo perduto, e con una Comunità dotata di risorse proprie. Il nostro Paese vedrà affluire nei prossimi due anni oltre 200 miliardi di euro, per un valore di circa 14% del Pil.
«L’Europa – ragiona Schinaia – è arrivata alla crisi Covid con un ritardo strutturale ma la risposta è stata adeguata, grazie a strumenti quali Mes e Recovery Funds, che dovranno essere utilizzati al meglio.
«Non a caso, la Bce è il vero collante degli Stati europei, così come le banche avranno un ruolo fondamentale nella ripresa.»
 
Va da sé che le opzioni per la ripartenza dell’Italia passano attraverso la rimodernizzazione del Paese.
«Crescita delle infrastrutture, sistema scolastico e la revisione del sistema fiscale», – chiarisce Schinaia. Ma qui si apre un capitolo dai contorni ancora più incerti.