«Sono troppo vecchio per sentirmi in un mondo al contrario»
Al Festival dell’Economia, Prodi a tutto campo tra inverno demografico, giovani e fisco
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«Sono troppo vecchio per sentirmi in un mondo al contrario.»
Così esordisce il professor Romano Prodi, riferendosi al titolo dell'incontro al Teatro Sociale davanti a persone di tutte le età, ma con una nutrita presenza di giovani.
«Ho fatto parte di una generazione fortunatissima – spiega il professore – perché ho vissuto l'adolescenza dopo la guerra ed ero convinto che Milano sarebbe diventata come New York.
«Però negli ultimi tempi si è perso l'entusiasmo.»
L'inverno demografico, il mondo del lavoro, le aspettative dei giovani, il fisco, il premierato e le elezioni europee i temi al centro della conversazione con Lina Palmerini, giornalista del Sole 24 Ore.
Romano Prodi ha raccontato come l'angoscia dell'umanità e l'insicurezza iniettata nelle nuove generazioni abbiano prodotto la bassa natalità, la quale «non è un problema italiano o europeo ed è presente sia in Emilia dove ci sono gli asili sia in Calabria dove non ci sono.
«E anche in Francia è emersa negli ultimi cinque anni, tanto che Macron ha rilevato l'emergenza predisponendo incentivi. Siamo di fronte a una vera angoscia dell'umanità.»
La soluzione ipotizzata è una maggiore flessibilità in una società con regole fisse, per esempio relative alla pensione.
«Da ragazzo – ha ricordato Prodi – avevo un quadro preciso della società e della vita. Ora abbiamo iniettato insicurezza nelle nuove generazioni perciò danno priorità al presente e non al futuro, attribuendo minore importanza al lavoro. Inoltre il liberismo e il mercato assoluto hanno cambiato la società.
«Le professioni della classe media - funzionario pubblico, militare, professore, medico - sono state buttate in basso dal punto di vista reddituale e del ruolo nella società.
«È accaduto di più in Italia che all'estero perché il costo della vita è stato parificato e i guadagni dimezzati.
«Così i ragazzi appena si diplomano o laureano emigrano e ciò aggiunge un pezzo all'angoscia mondiale.»
Il professore ha citato il caso della Slovenia: nel 2004, al momento dell'ingresso nell'Ue, aveva la metà del reddito medio italiano, ma nel 2028 lo raggiungeranno.
Dato il nome dell'incontro, non poteva mancare un riferimento a Roberto Vannacci, autore di un libro con lo stesso titolo.
«Le persone hanno bisogno di essere rassicurate – ha sottolineato Prodi – ma la risposta è la solidarietà e il ripristino dei valori. A partire dalla tassazione.»
Da ex presidente del Consiglio ha spiegato di essersi battuto per una redistribuzione delle risorse, contro le ingiustizie, è critico verso il premierato, mentre riguardo all'economia ha evidenziato che «Il debito pubblico italiano sta peggiorando».
Infine ha detto di non essere spaventato dall'Europa a due velocità:
«L'euro non è stato fatto all'unanimità, ma da 12 Paesi che ora sono diventati 20. Se Francia, Germania, Spagna e Italia si mettono insieme per creare un esercito comune, il giorno dopo verranno dietro altri 10 Paesi.»