Quo vadis America? La questione al Festival dell’Economia
Verso le elezioni presidenziali USA del 5 novembre: tutti i fattori in gioco
L’America guarda alle prossime elezioni presidenziali del 5 novembre e riscopre la sfida tra Joe Biden e Donald Trump. Il tema è tornato al centro del dibattito durante «Quo vadis America», andato in scena al Festival dell’Economia di Trento con il confronto tra Roberto D’Alimonte (dell’università Luiss Guido Carli), Silvia Sciorilli Borrelli (corrispondente del Financial Times) e Paolo Magri (vicepresidente esecutivo di ISPI), moderati sul palco da Liliana Faccioli Pintozzi (caporedattrice degli esteri di SkyTG24).
«L’esito delle elezioni americane sarà ancora una volta il lancio di una monetina, una roulette: ciò potrebbe cambiare solo con shock destabilizzanti, che al momento però non vedo, – ha introdotto D’Alimonte. – La battaglia sarà in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania.
«Trump ottiene consensi per due fattori: sfiducia degli americani verso la classe dirigente e la conseguente rabbia, elementi derivanti dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica.
«Previsioni? Prenderà 70 milioni di preferenze, oggi i voti sono sfavorevoli a Biden, ma Trump può essere un fattore per via della sua impopolarità.»
Ma ad influire sulle prossime elezioni presidenziali, secondo Borrelli, sarà anche e soprattutto l’inflazione:
«Nonostante 15 milioni di posti di lavoro in più, Biden è in discussione per l’impennata dei costi negli USA. L’aumento dei prezzi sta pesando sulla vita degli americani, che percepiscono anche un aumento dell’immigrazione, pur non confermata dai dati.
«Le proteste nelle università rischiano inoltre di sfavorire i democratici, Trump potrebbe essere anche il più votato di sempre tra gli afro-americani.»
Tema da non sottovalutare è inoltre quello dei conflitti internazionali: «La Cina, il conflitto russo-ucraino e la crisi a Gaza sono i tre grandi fronti sui quali l’America è impegnata, – ha concluso Magri. – Il Paese sta giocando un ruolo importante, pur nelle sue schizofrenie con tante opinioni anche contrastanti.
«È l’atteggiamento tipico della politica della classe media, che rischia però di essere disastrosa.
«Gli americani hanno accolto nel 2020 Biden come l’usato sicuro, ora sono pronti a festeggiare Trump come il ritorno del nuovo: questa è l’amara lettura della situazione.
«Cosa cambierà per l’Europa? Trump ci ha abituati all’imprevedibilità.»