Non si può fare di tutta l’erba un fascio – Di Daniela Larentis
Il rovo citato in un racconto biblico simboleggia l’arroganza di chi arriva al potere e non si cura del bene comune
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C’è una parabola biblica nell’Antico Testamento, una sorta di racconto allegorico sulla natura degli uomini e sui pericoli del potere (Libro dei Giudici 9, 7-21; l’epoca a cui si riferisce fu un periodo assai travagliato della vita d’Israele).
L’emblematica narrazione descrive un’assemblea di alberi riunita per eleggere colui che dovrà diventare il re delle piante. La proposta viene fatta prima all’ulivo, poi al fico e infine alla vite, nessuno di loro però accetta di assumersi l’impegnativo compito: tutti e tre infatti sono contenti di offrire i loro frutti e proprio per questo non hanno intenzione di lasciarsi prendere da pericolose bramosie.
A quel punto viene rivolta al rovo la medesima richiesta, il quale accetta ben volentieri il prestigioso incarico.
Una volta divenuto sovrano, l’arido rovo si dimostra arrogante e prevaricatore, esige fedeltà e cieca obbedienza, ordinando a tutte le piante di piegarsi alla sua ombra e minacciando di far uscire un fuoco in grado di distruggere i meravigliosi cedri del Libano.
Risulta piuttosto evidente interpretare in un certo modo il racconto; chi è interessato al potere e finisce per assumere un ruolo di comando, per esempio in politica, approfitta talvolta della propria posizione per prevaricare gli altri, spadroneggiando, mentre quelli che assomigliano all’ulivo, al fico e alla vite preferiscono invece rimanere in disparte per non perdere la propria natura.
In realtà, in politica come in tutti i campi ci sono valide persone che pur ricoprendo cariche importanti si dedicano con impegno e spirito di servizio al proprio lavoro, mettendo a disposizione degli altri le proprie capacità, senza opprimere, e chi invece è mosso solo dall’interesse personale e si lascia travolgere da un insano delirio di onnipotenza, imponendosi a tutti.
Anche nello svolgimento di attività che pur richiedendo una certa responsabilità nulla hanno a che vedere però con la politica c’è chi agisce in un modo anziché nell’altro.
Lo si può notare quotidianamente. C’è sempre chi è prepotente e approfitta della propria posizione per schiacciare e umiliare gli altri, costringendo i sottoposti a sottostare ai propri capricci e comportandosi proprio come quel rovo.
Di solito sono persone ignoranti, nel senso che ignorano l’importanza della considerazione reciproca, dell’attenzione verso il prossimo.
C’è invece chi agisce con rispetto, cercando più la collaborazione che la prevaricazione, mantenendo il proprio ruolo ovviamente, senza mettere i piedi in testa a nessuno.
Sono le persone intelligenti, coloro che hanno ben chiaro quanto proficua sia la gratificazione e il benessere comune.
In sintesi, il rispetto.
Tuttavia, la decisione delle tre piante può prestarsi a una doppia lettura: da un lato viene immediato pensare che l’ulivo, il fico e la vite non accettano di assumersi l’incarico perché non vogliono lasciarsi corrompere e deviare, ma dall’altro la loro decisione potrebbe nascondere in realtà l’intenzione di voler pensare solo a se stessi, disinteressandosi degli altri, pur avendo molto da offrire.
Ognuno può interpretare come vuole il loro atteggiamento, ritenendolo puro e animato dalle più buone intenzioni oppure al contrario valutandolo come fondamentalmente egoista.
Comunque sia, il comportamento del rovo è inequivocabile: egli si comporta come un despota a cui sta a cuore solo l’interesse personale, vuole prevaricare i suoi simili e costringerli a stare sotto la sua ombra, accecato da uno sconfinata sete di potere che porta alla fine solo allo smarrimento di se stesso, all’alienazione.
Daniela Larentis
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