ISTAT, l’aspettativa di vita è al massimo storico: 82,3 anni

Le province autonome di Trento e Bolzano raggiungono i valori più elevati per tutti e tre gli indicatori rispetto alla media italiana

Nel 2018, la speranza di vita alla nascita raggiunge il valore più alto fino ad oggi, 82,3 anni.
Rispetto al 2017 si vive in media 0,3 anni in più.
Per gli uomini il numero di anni di vita media attesa alla nascita raggiunge 80,9 anni e per le donne 85,2 anni.
Nel 2018 il differenziale di genere (4,3 anni) rimane sul livello dell’anno precedente.
 
Sono alcuni dei dati pubblicati dall’Istat in merito al Rapporto «Bes 2019» su: Le determinanti del benessere soggettivo in Italia; Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Schede regionali; Il benessere dei giovani un’analisi multi-dimensionale; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.
Come vediamo il Rapporto Bes 2019 offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese.
 
«Nell'ultimo anno gli indicatori segnalano un miglioramento del benessere» in Italia, ma quasi due milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni sono in condizioni di sofferenza.
È quanto rileva l'Istat nel rapporto sul Bes, il Benessere equo e sostenibile. Sui livelli di benessere pesa di certo la componente economica, ma «in misura minore rispetto ad altre caratteristiche come il titolo di studio, le condizioni di salute, l'occupazione e le condizioni abitative».
È al massimo storico la speranza di vita, a 82,3 anni.
 
Nel Rapporto «Bes 2019» si indica che nel 2018, la speranza di vita alla nascita nel Nord è di 1 anno più lunga rispetto al Mezzogiorno, mentre per la speranza di vita in buona salute alla nascita l’entità delle differenze territoriali tra Nord e Mezzogiorno è di circa 3 anni.
Il divario si è ridotto di 1 anno rispetto al 2017 a causa della diminuzione del valore dell’indicatore al Nord, mentre è rimasto stabile nel Mezzogiorno.
Tutte le regioni del Mezzogiorno mostrano valori inferiori alla media nazionale, sia per la vita media in buona salute attesa alla nascita, sia per quella senza limitazioni a 65 anni.
 
Per quanto riguarda la salute e la sanità la provincia autonoma di Bolzano si colloca spesso tra le aree più virtuose - in 3 indicatori su 13 esprime i valori massimi - mentre la Campania si attesta sui valori minimi in 3 indicatori su 13.
Tra gli indicatori con maggiore variabilità territoriale rispetto alla media nazionale ci sono la mortalità infantile e la mortalità per incidenti stradali. Per gli stili di vita, l’eterogeneità regionale è più elevata per la sedentarietà, l’abuso di alcol e l’adeguata alimentazione, mentre è meno significativa per abitudine al fumo ed eccesso di peso.
 
Per l’indicatore sulla sedentarietà, la Sicilia registra un valore di quasi il 60% superiore rispetto alla media italiana (55,9% vs la media italiana del 35,7%), mentre il valore minimo si rileva nella provincia autonoma di Bolzano, dove solo il 14,3% delle persone di 14 anni e più non praticano alcuna attività fisica. La proporzione maggiore di persone che consuma giornalmente quantità adeguate di frutta e verdura si osserva in Sardegna (+36,4% rispetto al valore medio italiano) e la più bassa in Puglia (-39% dalla media).
 
La speranza di vita alla nascita, l’indice di salute mentale e la speranza di vita in buona salute alla nascita rappresentano indicatori il cui livello è più omogeno tra le regioni.
Le province autonome di Trento e Bolzano raggiungono i valori più elevati per tutti e tre gli indicatori rispetto alla media italiana, mentre per la speranza di vita alla nascita e per l’indice di salute mentale i valori più bassi si osservano in Campania (-2,4% dalla media italiana) e per la speranza di vita in buona salute alla nascita in Calabria ( 11,1% dalla media).