Olof Palme, un visionario dimenticato – Di Maurizio Panizza

La pandemia in atto, la crisi climatica, le tensioni economiche hanno messo a nudo la fragilità del sistema sociale capitalistico

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Stieg Larsson, il famoso scrittore svedese, aveva indagato a lungo sull’omicidio del primo ministro Olof Palme, avvenuto il 28 febbraio del 1986 davanti a un cinema di Stoccolma.
Larsson ci era arrivato vicino, ma non era riuscito in quegli anni a trovare il bandolo di una matassa fin troppo ingarbugliata.
Più recentemente, nel 2016, un altro scrittore, quasi omonimo, Lars Larsson, ipotizzò in un suo libro che l’assassino potesse essere Stig Engström, un grafico con simpatie di destra che a quel tempo lavorava in uno studio assicurativo vicino al luogo del delitto.

Quell’uomo era stato inizialmente sentito dalla polizia come testimone oculare e successivamente era entrato nella cerchia dei potenziali sospetti senza che, tuttavia, emergessero delle prove schiaccianti a suo carico.
All’epoca, vi fu anche una pista italiana che ipotizzò il coinvolgimento di Licio Gelli nell’omicidio dello scomodo uomo politico per via di un telegramma che pareva compromettere il capo della P2.
Ma pure in questo caso l’inchiesta non approdò a nulla di concreto. Così che, non avendo portato a nessuna incriminazione, il caso fu archiviato nel giro di poco tempo.
 
Fu alcuni anni dopo l’uscita del libro di Larsson, proprio sulla base delle sue indagini e su nuovi elementi giunti alla magistratura svedese, che l’inchiesta venne riaperta, stavolta puntando con più decisione sul testimone sospetto di trent’anni prima.
Da allora le indagini non si sono più fermate, arrivando al giugno di quest’anno - subito dopo il primo terribile lockdown - alla loro conclusione quando il procuratore svedese Krister Petersson ne ha comunicato finalmente l’esito.
Dall’analisi delle deposizioni di alcuni testimoni oculari il giudice è giunto alla conclusione che Olof Palme fu effettivamente ucciso dal militante di destra Stig Engström e che alla base della tragedia ci fosse stato un solitario atto di fanatismo politico.
Arrivati all’epilogo, Engström, tuttavia, non espierà mai le sue colpe come responsabile dell’omicidio Palme, perchè già morto suicida nel 2010.
 
Fin qui, dunque, la storia di ieri. Oggi, purtroppo, il Mondo, e l’Europa in particolare, hanno ancora più problemi di quelli che Palme denunciava ai suoi tempi.
Adesso ci sono la pandemia Covid, la crisi climatica e le tensioni economiche che hanno messo a nudo la fragilità del nostro sistema sociale capitalistico.
C’è anche, però, una giovane connazionale di Palme, Greta Thunberg, che in un certo senso pare aver raccolto il suo testimone nel denunciare ciò che non funziona.
E c’è pure diffusa la presa d’atto che non è più possibile soprassedere nell’affrontare sfide che altrimenti rischiano di travolgere quanto i popoli dell’Europa hanno sin qui costruito.
 
Chissà che forse non sia proprio il recente Recovery Plan dell’Unione Europea - basato sulla solidarietà tra gli Stati e sul debito comune europeo - a rappresentare ora quella poderosa novità capace di conciliare libertà e giustizia sociale, e di far rivivere, dopo tanti anni, il sogno di Olof Palme.
«La questione della qualità della vita occuperà sempre di più la mente delle persone nella società moderna. Si porranno sempre più problemi che non riguardano solo la prosperità materiale ma la migliore qualità della vita.

«Sono convito che queste domande di qualità potranno trovare risposte mediante la solidarietà sociale. Sarà solo con il potenziamento dell’amministrazione pubblica, della sanità e delle attività comuni che sapremo fornire quelle stesse risposte.
«Noi abbiamo sempre cercato di offrire a tutti i cittadini sicurezza e eguaglianza di fronte agli imprevisti della vita. Come socialdemocratici, tuttavia, non abbiamo la pretesa di disegnare la società perfetta del futuro.
«Quello per cui lavoriamo è semplicemente una società che dia a ognuno l’opportunità per poter realizzare i propri progetti di vita.»

Olof Palme