Il 150° dell’Unità d’Italia: L’Inno degli Italiani al Museo Diocesano

L'inno è stato proposto con sola chitarra in versione «crooner» da Federico Spina secondo la guida di Norma Lutzemberger

Insieme ai teatri, i musei sono stati i luoghi privilegiati per i festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Anche a Trento, nella notte tricolore di mercoledì scorso ci sono state diverse iniziative museali, come l'incontro di arte e musica proposto dal Museo Diocesano Tridentino in collaborazione con il Conservatorio Bonporti di Trento.

Concerto e insieme visita guidata, al museo di Palazzo Pretorio è stato presentato un inedito dipinto della scuola dei Bassano per le collezioni del Museo Diocesano: si tratta dell'opera «Cristo accolto da Marta e Maria nella loro casa» che rappresenta un episodio evangelico e che è stata realizzata in ambito bassanesco tra il 1576 e il 1577, quale replica del prototipo firmato da Jacopo e Francesco Bassano, conservato a Huston, alla Sarah Campbell Blaffer Foundation.

Gli antichi del Museo Diocesano hanno invece costituito la raffinata scenografia del concerto degli studenti del Bonporti, in particolare della scuola di chitarra di Norma Lutzemberger e quella di musica da camera di Giancarlo Guarino.
Il chitarrista Federico Spina e il duo formato dalla flautista Angela Barusolo e Errico Pavese alla chitarra hanno eseguito rispettivamente due studi Villa Lobos, una Tarantella e una Sonatina di Castelnuovo Tedesco, e Café 1930 di Astor Piazzolla.

Ad aprire il concerto seguito da appassionati di musica e da tanti studenti, è stata una ineffabile versione dell'Inno di Mameli per sola chitarra, eseguita da Federico Spina: nel mare di inni d'Italia sentiti in questi giorni, soprattutto nella versione orchestrale o per banda, l'inno proposto con sola chitarra aveva un sentimento decisamente più raccolto e intimo, che richiamava quello in versione «crooner», quasi sussurrato, confidenziale, di Roberto Benigni al termine della sua lezione sanremese, sull'esegesi dell'inno.

L'idea di proporre questa preziosa e inusuale versione, che Federico Spina ha eseguito anche il 17 marzo a Castel Thun, è stata di Norma Lutzemberger, docente di chitarra al Conservatorio, che in occasione del concerto al Museo Diocesano ha spiegato così il motivo di questa scelta:
«Nello spazio del Museo Diocesano, dove rivive la grande arte dei secoli scorsi, è il suono delle sei corde di una chitarra che canta una pagina tanto solenne come quella dell'Inno all'Italia di Mameli, una pagina musicale generalmente affidata ad un coro polifonico o ad una grande orchestra.
«È un'esecuzione intimistica, una interpretazione a bassa voce che trovo ugualmente emozionante, poiché è capace di raccontare anche senza parole il testo dell'Inno.»

La revisione dell'Inno è realizzata da Castagna, chitarrista del primo Novecento:
«In questo periodo - prosegue Norma Lutzemberger - l'adattamento sulla chitarra di partiture musicali aveva un ruolo importantissimo per portare nell'intimità delle case musica scritta per formazioni corali ed orchestrali. Ecco quindi, in mezzo alla trascrizione di pagine operistiche anche l'Inno d'Italia.»

Sandra Matuella