Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 1
Pubblichiamo oggi la prima una serie di 30 puntate sulla storia dell’Autonomia, scritte in modo conciso, semplice e divulgativo da Mauro Marcantoni
Qual è la vera natura dei rapporti tra Trentino e Alto Adige, tra comunità di lingua italiana e di lingua tedesca?
La retorica politica che ha accompagnato questi rapporti ha saputo rappresentarne la verità o è rimasta impigliata nella gabbia delle appartenenze?
La risposta a queste domande non è importante solo per chiarire meglio le vicende passate, ma anche e soprattutto per capire la realtà di oggi e le basi su cui ridefinire un nuovo modello di convivenza tra le due comunità, in un mondo profondamente cambiato.
Il ciclo di articoli che, settimanalmente, saranno pubblicati da qui alla Festa dell’Autonomia 2017 intende rivisitare proprio la dinamica tra la politica del Trentino e quella dell’Alto Adige Südtirol, dal dopoguerra ai giorni nostri. Una dinamica che ha dimostrato come, nei passaggi cruciali della storia, sia sempre stato il reciproco accordo a dare i frutti migliori.
Dal Ventennio fascista, in particolare, sono passati più di 90 anni e dal secondo Statuto ne sono passati più di 40. Cosa è mutato da allora nella natura di questo rapporto, nel suo presente e nel suo divenire?
Gli ambiti di riflessione sono quattro. Il primo chiama in causa la legge costituzionale n. 2 del 2001 che rende elettivi direttamente dal popolo i due Consigli provinciali che uniti danno vita al Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige. Questo chiude definitivamente la questione del pieno riconoscimento democratico e istituzionale delle due autonomie, quella trentina e quella altoatesina-sudtirolese, ricomprese nella comune cornice regionale.
Si può quindi parlare di Autonomia compiuta, spostando l’attenzione dalle questioni «identitarie», di fatto risolte, a quelle dell’«autogoverno», tutt’ora aperte e vero banco di prova della nostra capacità di reggere un cambio d’epoca in cui rischiamo di perderci.
Il secondo riguarda la crisi evidente dell’accordo di Schengen.
Nonostante il trauma prodotto dalla Brexit e le drammatiche tensioni provocate dallo tsunami rifugiati e immigrati, è indispensabile ostinarsi a considerare Schengen cuore pulsante dell’Europa unita e guardare verso orizzonti di ricomposizione e non di separazione.
Una ragione in più per il Sudtirolo, ma anche per il Trentino, per lasciarsi alle spalle la cultura dei «separati in casa», a tutto favore di un approccio più orientato alla gestione comune delle sfide che ci attendono.
Anche per questo, la questione Brennero non può essere autogestita dalla sola Provincia Autonoma di Bolzano.
Il terzo ambito di riflessione riguarda le condizioni necessarie per dare alla capacità di autogoverno locale, solide chance competitive e possibilità di successo.
Anche se si muovessero in modo sinergico e raccordato, infatti, le due provincie si troverebbero di fronte al limite delle piccole dimensioni: limite pressoché insuperabile, specie operando separatamente. Basti considerare la popolazione dell’intera regione: poco più di un milione di abitanti, a fronte dei 12 milioni della Baviera e ai quindici del Lombardo-Veneto.
A ciò si aggiunge l’insensatezza di gestire separatamente competenze che richiedono adeguate economie di scala - nell’alta formazione, nella ricerca, nella sanità, nelle grandi infrastrutture, solo per fare alcuni esempi, - e la crescente difficoltà di contenere l’esercizio delle competenze statutarie nei reciproci confini amministrativi, mentre il mondo è ormai una macchina globale e interconnessa.
La Regione, in questo senso, è già un’istituzione disponibile per un concreto esercizio di «governo condiviso»: basterebbe utilizzarla.
C’è poi l’EUREGIO, con l’annesso GECT che, nonostante alcuni vincoli oggettivi, rappresenta uno strumento politico e istituzionale prezioso per tenere vivi i rapporti con il Tirolo e con l’Austria in un clima non certo sereno.
L’ultimo ambito ha a che fare con i rapporti con Roma.
Fino ad oggi, pur con evidenti scossoni e passi indietro, la Specialità dell’autonomia della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, con la presenza costituente delle due Autonomie provinciali, è stata salvaguardata. Ma per il futuro sarà ancora così?
È evidente che il dissesto delle finanze pubbliche e la situazione “atipica” della nostra Specialità che suscita un’ampia varietà di reazioni avverse, non sono un terreno favorevole per superare i passaggi inevitabilmente stretti che ci attendono. Un motivo in più per agire coordinati, per dimostrare che siamo in grado di autogovernarci con responsabilità e con buoni risultati.
Per tutte queste ragioni è indispensabile accrescere la consapevolezza che nessuna delle due comunità provinciali può prescindere dalla necessità di confrontarsi, di raccordarsi, di fare massa critica e di concertare con coraggio le carte da giocare.
I problemi concreti della Specialità e dell’autogoverno dei due territori non possono essere affrontati disgiuntamente. Oggi, più che mai, pensare che «da soli ci si può salvare meglio», potrebbe avere effetti devastanti.
Mauro Marcantoni