Esplorando la complessità della solitudine – Di Nadia Clementi
È una piaga nella società moderna: ne parliamo con il dott. Michele Facci specialista psicologo e psicoterapeuta
Il dottor Michele Facci.
Nella frenesia della vita moderna, la solitudine emerge come un tema sempre più rilevante e complesso. Mentre siamo più connessi che mai attraverso dispositivi digitali e social media, molti di noi si trovano a lottare con una forma di isolamento che va oltre la mancanza di contatti fisici.
La solitudine nella vita di oggi si manifesta in molteplici sfaccettature, influenzando il benessere mentale, emotivo e sociale di individui di tutte le età e contesti.
L'avvento delle tecnologie digitali ha creato un paradossale scenario in cui siamo costantemente «connessi», ma spesso ci sentiamo più soli che mai.
I social media possono alimentare una sensazione di inadeguatezza e confronto costante, mentre la comunicazione virtuale non riesce sempre a soddisfare il bisogno di connessione autentica e significativa.
La solitudine non risparmia nessuna fascia d'età. I giovani crescono in un mondo digitale che offre molteplici distrazioni ma spesso prive di relazioni autentiche, mentre gli anziani possono trovarsi isolati a causa di limitazioni fisiche, sociali o digitali.
Anche le continue pressioni della vita moderna possono portare adulti e professionisti a sentirsi distanti dagli altri nonostante una costante presenza online.
La solitudine non è solo un'esperienza emotiva; ha un impatto tangibile sulla salute mentale e fisica. Studi hanno dimostrato che le persone solitarie sono più inclini a problemi come
ansia, depressione e stress cronico.Inoltre, la mancanza di connessioni sociali può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, obesità e persino ridurre la longevità.
Tuttavia, non tutto è perduto. Esistono molteplici modi per affrontare e superare la solitudine nella vita moderna.
Uno dei primi passi è l'accettazione della propria condizione e il raggiungimento di una consapevolezza emotiva.
Da qui, è possibile intraprendere azioni concrete, come partecipare a gruppi di interesse, volontariato, praticare hobby o cercare supporto professionale quando necessario.
Mentre la tecnologia può essere un'arma a doppio taglio, può anche fungere da ponte per la connessione umana significativa.
Utilizzare i social media in modo consapevole, privilegiare le interazioni faccia a faccia e coltivare relazioni autentiche sono passi cruciali verso il superamento della solitudine.
Inoltre, prendersi cura delle proprie relazioni esistenti, mostrando gratitudine e supporto reciproco, può rinforzare il tessuto sociale che ci tiene uniti.
La solitudine nella vita di oggi è un fenomeno complesso che richiede una comprensione profonda e un impegno attivo per superarla.
Navigare in questo viaggio richiede coraggio, consapevolezza e una volontà di esplorare nuovi modi di connessione e significato.
Attraverso piccoli gesti e azioni quotidiane, possiamo coltivare relazioni più autentiche, ridurre l'isolamento e costruire comunità più forti e solidali per tutti.
Per approfondire l'argomento abbiamo intervistato lo psicologo e psicoterapeuta dott. Michele Facci, il cui curriculum si apre cliccando la foto qui di lato.
Dottor Facci, quali sono le principali cause psicologiche della solitudine nella vita moderna?
«La società è cambiata, i ritmi che vengono richiesti a tutti noi per soddisfare gli standard sociali attuali sono certamente elevati e richiedono sacrifici non da poco.
«Tuttavia, il problema principale, spesso, è una sorta di isolamento sociale percepito, ovvero, il continuo confronto con i social dove tutto sembra bello, tutto sembra perfetto, tutti sono in vacanza ovunque, felici, a fare aperitivi e cene con amici, favorisce la percezione di inferiorità, di maggior solitudine rispetto a quanto davvero sia reale.
«Un altro aspetto da tenere presente è la difficoltà a restare con noi stessi, anche nel silenzio: talvolta ci scordiamo che anche quando siamo soli, possiamo avere la compagnia di noi stessi e favorire la consapevolezza psicofisica, ritrovando serenità anche dalla sinergia con le piccole cose.
«Curarsi di una pianta, cucinare qualcosa di buono, leggere un buon libro, sono azioni che possono contribuire a restituire senso e soddisfazione anche nella solitudine.»
La solitudine come influisce sul benessere mentale e emotivo delle persone?
«In generale l’essere umano è un’animale sociale, se è bene che sappia gestire anche la prioria individualità e la propria solitudine nei momenti di disconnessione (sociale e digitale), è altrettanto necessario che possa vivere esperienze sociali in quanto l’attività relazionale è protettiva sia per il benessere psicofisico attuale, sia per la prevenzione, soprattutto in età avanzata, del declino cognitivo.
«Inoltre, attività sociale significa anche, in qualche modo, uscire di casa, passeggiare, e quindi muoversi, favorire attività fisica a beneficio anche del nostro corpo e non solo della nostra mente.
«Chiudersi in se stessi, tra le mura di casa, non uscire, non vedere ne sentire persone reali, purtroppo favorisce condizioni di isolamento mentale che sfociano in autosvalutazione, insicurezza, depressione e ansia, talvolta, nei casi più gravi, anche a condotte anticonservative.
«Secondo l’OMS l’isolamento sociale e la solitudine colpiscono 1 anziano su 4 e tra il 5 e il 15% degli adolescenti, e un ampio numero di ricerche mostra che l’isolamento sociale e la solitudine hanno un grave impatto sulla salute fisica e mentale, sulla qualità della vita e sulla longevità.
«L’effetto dell’isolamento sociale e della solitudine sulla mortalità è paragonabile a quello di altri fattori di rischio ben consolidati come il fumo, l’obesità e l’inattività fisica. L’OMS ha persino elaborato una serie di infografiche (vedi), al fine di favorire maggiore sensibilità su questo tema.
Quali sono le differenze tra la solitudine transitoria e quella cronica, e come si manifestano?
«Alcuni periodi di solitudine sono fisiologici: un momento di cambio lavoro o scuola, una relazione finita, un lutto, tante cose possono favorire la perdita di desiderio del contatto sociale, almeno momentaneamente.
«Questi momenti vanno vissuti e affrontati, talvolta anche stare con sé stessi può aiutare a riflettere, meditare, riprendersi cura di sé, riposizionare le priorità per il proprio benessere.
«Da queste circostanze bisogna però poi uscire, con più equilibrio di prima possibilmente, e riconquistando la propria vita socio-relazionale, altrimenti il rischio è cronicizzare una situazione che può allora manifestare un aggravamento della sintomatologia: la tristezza può diventare depressione, l’ansia può diventare angoscia o panico, la paura di riprendere la vita può diventare terrore.
«In un certo senso diventiamo schiavi di alcuni pensieri disfunzionali che la mente inizia a produrre, come per esempio: “tutti sono meglio di me, nessuno mi può capire, non posso uscire perché non sono all’altezza, farò sicuramente una brutta figura”.
«Spesso, queste persone non si rendono conto di essere vittima dei loro stessi pensieri, faticano ad accettare l’aiuto esterno e destano nelle persone vicine grande preoccupazione. In questi è opportuno non forzare: fare pressione può avere l’effetto opposto, è meglio invece lasciare spazio alla pazienza, alla comprensione, all’accettazione e, piuttosto, al favorire il contatto con uno specialista, anche online in prima battuta se questo può essere preferito.»
Quali strategie psicologiche possono essere utilizzate per affrontare e superare la solitudine?
«Anche un buon libro può aiutare: se la persona isolata rifiuta contatti con specialisti, esistono molti libri di auto-aiuto che possono essere suggeriti, come anche alcune serie tv, guide e video online appositamente pensati per essere psicoeducative o per favorire l’apprendimento di tecniche che possono aiutare a rilassarsi, a dormire correttamente, a riconquistare il proprio equilibrio.
«Il concetto è comunque pensare che niente è perduto, che c’è speranza, che esistono gli strumenti per uscirne, serve solo proporli con gentilezza e coraggio.»
Qual è il ruolo della consapevolezza emotiva nel gestire la solitudine?
«La consapevolezza emotiva, come anche in generale l’intelligenza emotiva, ovvero quella capacità di leggere i propri stati emotivi e quelli degli altri, gestirli e modularli in funzione della situazione, è certamente una risorsa per gestire e prevenire stati di solitudine protratti e disfunzionali, posto il fatto che come abbiamo detto, un po’ di solitudine nella vita è del tutto fisiologica e preziosa.
«Per queste ragioni è indispensabile favorire una buona educazione emotiva anche nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità.»
Quali sono i benefici della terapia o del supporto psicologico per coloro che affrontano la solitudine cronica o significativa?
«La psicoterapia è lo strumento elettivo per superare le situazioni di isolamento sociale, i anche gli psicofarmaci possono aiutare a gestire la sintomatologia, ma solo se usati all’interno di un’alleanza terapeutica che possa accompagnare la persona in un utilizzo corretto degli stessi: il rischio, infatti, talvolta è l’abuso o un uso improprio o il semplice rifiuto dei farmaci.
«Se la persona non intende uscire di casa per affrontare un percorso psicoterapeutico potrebbe giovare di un primo supporto online o anche solo telefonico, spetterà poi al clinico cercare di conquistare e accompagnare il soggetto verso la consapevolezza della necessità di un aiuto professionale.
«La psicoterapia è efficace nel ripristinare un funzionamento socio-relazionale adeguato: è bene che le persone sappiano che dalla condizione di isolamento e solitudine si può uscire, si deve però partire dallo stringere la mano a chi ce la tende per aiutarci.»
Nadia Clementi – [email protected]
Dott. Michele Facci Psicologo e Psicoterapeuta, Mediatore Familiare
Perito e Consulente Tecnico d’Ufficio presso il Tribunale Ordinario e presso il Tribunale per i Minorenni di Trento Responsabile Sezione Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi (ACISF)
Direttore Generale - https://www.studiopsicologiafacci.it