Cent’anni fa la Battaglia di Ypres diede il nome all’Iprite

La Convenzione di Ginevra vietava l’uso dei gas, ma i tedeschi scarseggiavano di nitro del Cile e dovettero arrangiarsi col carbone

La seconda battaglia di Ypres di Richard Jack - Canadian War Museum.

Purtroppo il territorio di Ypres ha dovuto sopportare più battaglie nel corso della Grande Guerra.
La prima battaglia è stato l’ultimo grande combattimento del 1918, un tentativo di Falkenhayn di sfondare le linee francesi o, in alternativa, di arrivare alla Manica. Non raggiunse nessuno dei due obbiettivi.
Però morirono 50.000 soldati francesi, 21.000 belgi e 8.000 inglesi. I tedeschi persero 19.500 uomini, 82.500 restarono feriti, 31.000 dispersi.
Cifre spaventose, molto superiori a quelle della Seconda battaglia di Ypres, che vide tra gli alleati la perdita di 70.000 soldati fra morti, feriti e dispersi, e  fra i tedeschi 35.000 fra morti, feriti e dispersi.
Eppure la Seconda battaglia di Ypres passò tristemente alla storia perché i tedeschi impiegarono un nuovo tipo di gas, che prese il nome di Iprite proprio da quel terribile primo impiego.
I gas erano vietati dalla Convenzione di Ginevra, ma quando i tedeschi si trovarono isolati dal resto del mondo per via della superiorità navale inglese e iniziò a scarseggiare il nitrato del Cile, decisero di creare armi chimiche ricavandole dal carbone che avevano in abbondanza.
Prima utilizzarono il cloro (detto Red Star), che agiva a livello polmonare, poi il fosgene (o White Star), che pure agiva a livello polmonare.
Poi, quando furono introdotte le maschere antigas, i tedeschi inventarono l’iprite (o Gas Mostarda per l’odore che aveva). L’iprite, che chimicamente è tioetere del cloro etano, è un vescicante di estrema potenza e fu utilizzato per obbligare i soldati nemici a togliersi la maschera per il dolore provocato.

La Seconda battaglia di Ypres (chiamata anche Seconda battaglia delle Fiandre) fu combattuta presso la cittadina belga di Ypres.
Alle 17.30 del 22 aprile 1915, i tedeschi fecero uscire da 5.730 bombole, 168 tonnellate di un gas di cloro su un fronte di circa sei chilometri, causando circa 5.000 morti nel giro di dieci minuti nello schieramento alleato.
Il gas colpiva i polmoni e gli occhi causando problemi respiratori e cecità. Essendo più denso dell'aria tendeva a raccogliersi sul fondo delle trincee, forzando gli occupanti ad abbandonarle.
I primi a essere colpite furono le truppe coloniali algerine della 45ª Divisione, quindi anche l'87ª Divisione territoriale francese.
I sopravvissuti abbandonarono le posizioni in massa, lasciando una breccia di sei chilometri nella linea del fronte. Tuttavia gli stessi tedeschi non avevano previsto una tale efficacia della nuova arma e così non erano state predisposte truppe sufficienti a sfruttare l'occasione favorevole, e la Divisione canadese di riserva riuscì a ripristinare la continuità della linea e a tenerla pur di fronte a successivi attacchi col gas fino al 3 maggio.
I venti soffiavano in favore dei tedeschi e ciò significava che qualunque arretramento di posizioni di portata inferiore a una vera e propria ritirata avrebbe lasciato le forze alleate in aree contaminate.
I canadesi, inizialmente tenuti in riserva nelle retrovie, si resero conto che l'unico posto dove trovare aria pulita era il più vicino possibile alle linee tedesche. Avanzarono dunque usando come primitive maschere dei fazzoletti imbevuti di urina (l'ammoniaca in essa contenuta reagisce col cloro neutralizzandolo).
Sebbene la battaglia fosse considerata inconcludente, l'aver ristabilito la continuità del fronte in tali condizioni guadagnò ai canadesi il massimo rispetto, e ne prefigurò l'uso, più avanti nella guerra, come truppe d'assalto, sebbene 1.000 di essi fossero rimasti uccisi in quest'occasione, e 4.975 feriti, su una forza di 10.000.
 

 
 Bois-de-Cuisineres 
Il nome di questo bosco di querce («bosco dei cucinieri», in inglese «Kitcheners' Wood») deriva dal fatto che le truppe francesi vi avevano impiantato le proprie cucine da campo.
Il 10º Battaglione della 1ª Brigata canadese ricevette l'ordine di contrattaccare questa posizione; le truppe si raccolsero dopo le 23 del 22 aprile.
Il 16º Battaglione della 2ª Brigata arrivò nel mentre, con l'incarico di supportare l'attacco. Entrambi i battaglioni contavano oltre 800 uomini e si disposero su ondate di due compagnie l'una.
L'ordine di avanzata fu dato alle 23.46. Le ondate di testa del 10° riuscirono a coprire metà della distanza che le separava dal bosco, incappando in uno sbarramento rinforzato da filo spinato.
Non era stata fatta nessuna ricognizione prima, e il battaglione fu costretto ad abbattere l'ostacolo coi calci dei fucili, ricevendo fuoco dai mitraglieri tedeschi distanti circa 200 metri.
Entrambi i battaglioni riuscirono a coprire la restante distanza, cacciando i tedeschi dal bosco, ma patendo oltre il 75% di perdite.
Il comandante del 10º Battaglione, tenente colonnello Boyle, venne ferito mortalmente nei primi momenti dello scontro, colpito cinque volte all'inguine da una mitragliatrice tedesca.
 

 
 Dopo la battaglia 
I tedeschi avevano dotato dei reparti speciali di mazze chiodate (foto qui sopra), che servivano per porre fine alla vita dei soldati colpiti dal gas senza dover usare proiettili.
Anche il Museo della Guerra di Rovereto ne conserva. 
Comprendiamo la logica della mazza ferrata, ma si deve ammettere che per usarla ci voleva una precisa determinazione che oggi non riusciamo immaginare. Eppure, è accaduto solo 100 anni fa.
 
Si è sostenuto che se i tedeschi fossero stati preparati ad approfittare del vantaggio conseguito, da questa battaglia sarebbe risultato uno sfondamento diretto su Parigi che avrebbe posto fine alla guerra. Ma così non è andata.
L'uso di gas tossici non era al suo esordio storico, giacché si era già visto sul Fronte orientale, ma giunse come una sorpresa per gli Alleati.
Dopo questa battaglia, entrambe le parti svilupparono armi chimiche più sofisticate, e conseguenti contromisure, cosicché mai più in seguito i gas furono una sorpresa, né ebbero un effetto particolarmente determinante.
Nel 1917, a Caporetto, tuttavia, verrà impiegato il fosgene che colse alla sprovvista i nostri poveri ragazzi, uccidendone 600 nel sonno. Ma ne parleremo a suo tempo.
 
GdM