25 aprile: da una festa che divide alla festa che unisce

È da quella data che si attribuiscono la nascita della Repubblica italiana e la sua bellissima Costituzione

Sicuramente pochi pensarono che, dopo lo scempio immorale di Piazzale Loreto, l’Italia poteva trovare le radici della più bella democrazia del Mondo.
Eppure così è stato.
Le tappe successive possono essere considerate tre, sulle quali gli Italiani maturarono il principio dell’unità democratica del Paese.
 
La prima si colloca nella giornata del 2 giugno e nella mattina del 3 giugno 1946, quando ebbe luogo il referendum per scegliere fra monarchia o repubblica. I voti validi in favore della soluzione repubblicana furono circa due milioni più di quelli per la monarchia.

La seconda fu la cosiddetta «Amnistia Togliatti», il provvedimento di estinzione delle pene (decreto presidenziale 22 giugno 1946, n. 4) proposto si per chiudere le responsabilità della guerra civile, ma soprattutto per fermare quelle successive: da quel momento infatti solo i nuovi reati sarebbero stati puniti.
 
La terza è la data del 22 dicembre 1947, quando l’Assemblea Costituente approvò la Costituzione Italiana, poi promulgata il 27 dicembre e infine entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
 
Ovviamente, trattandosi della fine di una guerra civile, non si poteva sperare che il 25 aprile diventasse la festa di tutti. La parte uscita sconfitta (che, ricordiamolo, si batté fino alla fine pur sapendo di non avere scampo) non poteva considerarla una vittoria.
L’onorevole Almirante, segretario del Movimento Sociale, chiese di annullarla, senza riuscirvi.
 
Ma per fortuna il tempo ha fatto il suo lavoro. Quello che rappresenta oggi il 25 aprile è la fine del periodo più doloroso del nostro Paese.
Non importa chi ha vinto o chi ha perso.
I dati ufficiali diffusi dal governo italiano nell’aprile 1946 parlano di 128.500 morti e quasi 30.000 feriti.
A questi vanno aggiunti i 100.000 soldati alleati morti per l’Italia.
 
Vanno ringraziati tutti perché è grazie ai loro sacrifici che oggi possiamo gridare «Viva la Libertà!».

G. de Mozzi.