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L’epopea del Milan dei record nel segno di Silvio Berlusconi

In Piazza Duomo, al festival dello sport libri di sport: c'è solo un presidente


Peppe Di Stefano, Mimmo Cugini, Carlo Pellegatti – Foto Holneider Alessandro.
 
Sotto la presidenza di Silvio Berlusconi, durata trentun anni, dal febbraio 1986 all’aprile 2017, il Milan ha vinto 29 trofei ufficiali.
Un palmarès unico che si esplica in un titolo come «C'è solo un presidente. Silvio Berlusconi, ritratto di un sognatore» scelto da Carlo Pellegatti e Peppe Di Stefano per il libro pubblicato da Cairo.
Pagine raccontate questo pomeriggio in Piazza Duomo nel salotto letterario del Festival dello Sport dai due autori, intervistati dal giornalista della rosea Mimmo Cugini.
 
Una passione per i colori rossoneri quella di Berlusconi iniziata all’oratorio di Isola a Milano imitando Nordhal e proseguita con l’acquisto dl Milan.
Quella nel calcio, come ha sottolineato Peppe Di Stefano è stata una delle quattro vite di Berlusconi legate all’edilizia, alla politica, alla tv e allo sport.
Tutto ebbe origine dalla scelta dell'imprenditore di salvare il Milan che dopo la gestione Farina nei primi anni ’80 stava per fallire. La decisione ad inizio ’86 insieme ai suoi migliori amici: Dell’Utri, Confalonieri e Galliani.
Da quel momento cambiò la storia del Milan una delle squadre più blasonate in Italia ma appunto da tempo senza successi.
Berlusconi aveva le idee chiare sulla sua idea di calcio e incominciò a plasmare il Milan con l’obiettivo di vincere tutto in Italia e in Europa.
Un cambio di stile fin dal raduno prima del campionato del 1987, il primo dell’era Berlusconi, con l’arrivo della squadra in elicottero al suono della Cavalcata delle Valchirie di Wagner: voleva scuotere i tifosi milanisti e ci riuscì.
 
Come ha raccontato Carlo Pellegatti:
«Berlusconi parlava di cose impossibili ai giocatori ma lo faceva con così tanto entusiasmo che poi anche loro pensavano fosse possibile realizzarle.
«Il primo luglio 1987 nasce il suo Milan e davanti alla squadra afferma che entro tre anni voleva vincere in Italia, in Europa e nel mondo.»
Mauro Tassotti ha commentato l’episodio dicendo:
«Eravamo degli scappati di casa che fino a pochi mesi prima rischiavamo di non prendere lo stipendio, quelle frasi lì che ci aveva già detto nel 1986 ci facevano sorridere.»
Decisiva la scelta di puntare su un allenatore come Arrigo Sacchi, allora sulla panchina del Parma, un anno e mezzo dopo aver comprato il Milan, dopo aver cambiato alcuni dirigenti, aver ristrutturato l’ambiente e studiato il percorso.
«Il Milan di Sacchi – ha ricordato Peppe Di Stefano – partì malissimo ma poi vinse 9 partite di fila e anche il campionato.
«Berlusconi aveva capito giocando per tre volte contro il Parma che Sacchi aveva un tipo di gioco per creare qualcosa di diverso.»
Nella gestione del Milan Berlusconi si è sempre confrontato con Adriano Galliani.
 
Tanti gli aneddoti a questo proposito legati a nomi come quelli di Borghi (pallino del presidente che lo considerava il Platini Sudamericano) che non rimase al Milan con l’arrivo al suo posto di Rijkaard o agli acquisti di Marcel Desailly e di Nesta in un momento in cui la Fininvest aveva chiuso i rubinetti.
Come ha ricordato Pellegatti:
«Berlusconi ha sempre mostrato molta signorilità verso l’Inter perché se il Milan e l’Inter andavano bene, andava bene Milano.
«Ebbe dei bei rapporti anche con due presidenti nerazzurri come Pellegrini e Moratti. La rivalità sportiva la viveva di più con gli Agnelli e la Juventus anche se proprio alla squadra torinese lasciò, proprio dopo una telefonata dell'Avvocato, Roberto Baggio.»
Dopo l’era Sacchi il Milan di Berlusconi ha trovato altri due allenatori che hanno consolidato la leggenda del club: Fabio Capello e Carlo Ancelotti entrambi fortemente voluti dal presidente.
«La più grande gioia di Berlusconi – hanno concluso i due relatori – è stata la vittoria della prima Coppa Campioni a Barcellona con lo Steaua Bucarest nel maggio del 1989 mentre il suo più grande rimpianto è stato quello di non essere riuscito a regalare ai tifosi rossoneri la seconda stella.»

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