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Il Figlio del vento al Festival dello Sport

Il racconto di Carl Lewis, il più grande velocista di tutti i tempi

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Foto di Michele Lotti.
 
«All'età di sei anni mia madre gestiva un club di atletica leggera, mi portava allo stadio e passavo tantissimo tempo con mia sorella nella buca della sabbia del salto in lungo.
«Mi sono innamorato del salto in lungo proprio giocando con la sabbia.
«La cosa curiosa è che la sabbia da un lato mi ha fatto risparmiare i soldi della baby sitter, dall'altra me ne ha dati tantissimi.»
Così è iniziata la carriera di Carl Lewis, autentica leggenda dell'atletica leggera e dello sport in generale in grado di vincere nove medaglie d'oro in quattro Olimpiadi, quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles e quattro medaglie d'oro nel salto in lungo in quattro edizioni consecutive dei Giochi Olimpici.
 
Il viaggio nell'atletica di uno degli uomini più veloci di sempre del mondo è iniziato e terminato col salto in lungo e all'inizio le gare veloci non erano nei suoi pensieri.
«Il salto in lungo – ha affermato Lewis – mi è sempre piaciuto, anche se era più difficile delle altre discipline. In seguito ho provato gli ostacoli ma ho lasciato che la vita facesse il suo corso.
«Sono diventato sempre più veloce e più alto però volevo continuare a concentrarmi sul salto in lungo, non pensavo di fare lo sprinter.»
 
La sua prima apparizione alle Olimpiadi è combaciata con la vittoria di quattro medaglie d'oro, come Jesse Owens a Berlino nel 1936:
«Avevo trent'anni quando ho conosciuto Owens – ha ammesso – ma prima di incontrarlo avevo letto molto su di lui. Ha lottato molto per i diritti civili negli Stati Uniti, mi ha ispirato molto sia come atleta sia come persona.
«A Los Angeles abbiamo cercato di fare qualcosa che pareva impossibile. Il fatto che fossero proprio lì mi ha aiutato molto, forse è stato il momento della mia vita in cui ero più convinto di me stesso. In un certo senso sapevo di essere il migliore. La vittoria nel lungo è stata relativamente semplice, i 100 metri sono stati i più difficili, i 200 un po' più facili così come la staffetta.
«Allora gli Stati Uniti vincevano. Oggi per me è molto difficile guardare la staffetta della mia nazionale, è dal 2004 che non raggiunge una finale olimpica.»
 
L'ultimo salto della sua carriera è avvenuto ancora in un'Olimpiade negli States, ad Atlanta nel 1996.
«Non pensavo che sarei mai riuscito a vincere quella medaglia d'oro, – ha concluso Lewis. – Nelle qualificazioni dopo il primo turno ero al quindicesimo posto, e uscendo dal campo di gara sentivo tutto lo stadio dire "Oh mio Dio, cosa farai domani? Abbiamo già comprato il biglietto per la finale".
«In realtà volevo andarmene. Avevo 35 anni e la gente avrebbe accettato una mia sconfitta.
«Ma altre domande mi frullavano in testa. Perché ero tornato alle Olimpiadi? Volevo veramente lasciar vincere qualcuno più giovane?
«Ho iniziato i salti di finale e poco alla volta mi sono reso conto che se fossi riuscito a saltare un po' più in là sarei riuscito a vincere.»
 
Così è stato e Carl Lewis è diventato l'unico atleta al mondo in grado di vincere quattro medaglie d'oro in quattro edizioni diverse delle Olimpiadi: Los Angeles 1984, Seoul 1988, Barcellona 1992 e Atlanta 1996.

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