Pojer e Sandri: «Il meglio del Trentino»
L’aquila di San Venceslao consegnata da Kaswalder a Mario e a Fiorentino
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Questa mattina il Presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder ha consegnato l'aquila di San Venceslao a Mario Pojer e Fiorentino Sandri.
Molti, ha spiegato, i motivi per assegnare ai due imprenditori cembrani quella che è la massima onorificenza trentina, opera dello scultore Othmar Winkler.
Su tutti, però, ha dichiarato il Presidente, c’è la capacità di rappresentare ciò che di meglio il Trentino ha saputo dare e sa dare di sé: la loro avventura imprenditoriale e umana e la loro storia di successo è una testimonianza vivente della tenacia con la quale la nostra gente, in particolare delle zone un tempo più povere come la Valle di Cembra, ha saputo riscattarsi da una condizione di arretratezza storica.
Si tratta dell’esempio concreto, che mi permetto di additare ai nostri giovani, ha aggiunto Kaswalder, di come è il Trentino e di come dovrà essere, di come l’amore per la propria terra permetta di crescere forti per affrontare il mondo senza sensi di inferiorità.
Con fierezza e coraggio, senza perdere l’umiltà che ci permette di imparare sempre, facendo delle proprie radici non un impedimento, ma una straordinaria opportunità.
La storia
Pojer e Sandri fondarono la loro azienda da giovanissimi nell’ormai lontano 1975, nel cuore di quegli anni ‘70 del secolo scorso che parlavano il linguaggio delle fabbriche.
Anni nei quali i giovani delle valli sognavano perlopiù un posto sicuro in un ufficio o nell’industria.
Il mito della modernità, seppur già messo in discussione dalle élite intellettuali era ancora forte, ma i due ragazzi cembrani seppero guardare oltre l’orizzonte intuendo e poi, passo dopo passo, creando il futuro. Le loro storie personali erano le storie di molti giovani di quegli anni: Fiorentino Sandri metalmeccanico; Mario Pojer neodiplomato a San Michele.
Due biografie divise tra fabbrica e terra. La solida preparazione ricevuta sui banchi e nelle campagne dello storico istituto agrario da Mario; i piccoli risparmi sudati in officina da Fiorentino e due ettari di vigneto ereditati, un prestito da parte dei familiari, una partenza con mezzi rudimentali e fantasiosi, il coraggio al limite dell’incoscienza degli anni verdi e l’intuizione che buono e bello sono le facce della stessa medaglia.
Di una medaglia vincente. Vini eccellenti, etichette artistiche (famosa e fortunatissima quella dell’incisione del Durer), recupero di lavorazioni antichissime e metodi inediti e una ricetta preziosissima: la cultura.
Cultura tecnica e cultura umanistica: il saper fare e il saper raccontare con le immagini e i segni. Tra tutti i segni positivi e dai colori cangianti che i vigneti Pojer e Sandri hanno tracciato e tracciano sul territorio della Valle di Cembra.