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La Cantina Grigoletti di Nomi – Di Paolo Farinati

Nostra intervista esclusiva a Carmelo e Marica, titolari di quarta generazione

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Ho il grande piacere di andare a visitare la Cantina Grigoletti di Nomi e incontrare Carmelo e Marica, che costituiscono la quarta generazione di questa eccellenza della viticoltura della Vallagarina e del Trentino, ma non solo.
Dalle loro parole e dai loro sorrisi traspaiono l’immensa passione per il loro lavoro e la viva soddisfazione per quanto sin qui fatto dalla loro famiglia e da loro.
Produrre vino di qualità è da oltre due secoli un imperativo categorico per la famiglia Grigoletti. Ogni loro decisione, ogni loro investimento, ogni loro azione sono sempre andati, e vanno tuttora, in quest’unica direzione. I sacrifici non si contano, ma è sempre prevalsa la determinazione nel cogliere nuovi obiettivi secondo la suddetta filosofia. E giocando sempre di squadra, con ogni componente della famiglia coinvolto in ruoli precisi con forte senso di responsabilità.
 
Ma ascoltiamo le parole di Carmelo e Marica, nel mentre passeggiamo nella loro straordinaria «cattedrale del vino» sita a Nomi, in Destra Adige.
 

 
Cari Carmelo e Marica, vi chiedo di incominciare col raccontare in breve la vostra lunga storia di famiglia, condita da un sincero amore verso la terra e l'agricoltura e da un’impareggiabile passione e da riconosciute capacità messe fin dal bisnonno Federico nella viticoltura.
«La nostra è una famiglia contadina da generazioni, fin dal bisnonno Federico, nella quale, accanto all’attività agricola, abbiamo traccia di produzione di vino sin dal 1810. Nel corso della nostra storia produttiva la svolta è stata data da papà Bruno che, nei primi anni Ottanta, ha cominciato a vinificare singolarmente le varietà di vite, allora sconosciute, dando ai vini ottenuti una nuova identità: sono nati i primi Chardonnay, Merlot, Marzemino. Un’altra grande innovazione è stata passare dal vino sfuso all’imbottigliamento, una vera e propria rivoluzione del bere, che si è rivelata poi vincente. Inoltre, da quel momento al nostro lavoro di vignaioli si è affiancato il compito di accogliere i clienti in cantina, al fine di mostrare loro cosa significava produrre vino: una cosa inusuale per l’epoca, ma che ci ha permesso di essere dei pionieri di quello che oggi tutti conoscono come enoturismo. Accanto a ciò, abbiamo voluto creare una cantina unica, che raccontasse la nostra vita di vignaioli, senza perdere di vista il vino, vero protagonista del nostro lavoro e della nostra passione.»
 
I vostri vigneti sono nei dintorni di Nomi. Cosa significa per voi il legame con il territorio?
«Il legame vino - territorio è un qualcosa di imprescindibile, proprio perché alla base della produzione di vino c’è di fatto solo l’uva, che è il frutto del connubio delle potenzialità di un territorio con la maestria e la tenacia dei vignaioli. Ciò che ci contraddistingue è il fatto che siamo presenti in Vallagarina da generazioni e grazie all’esperienza perfezionata vendemmia dopo vendemmia siamo in grado di conoscere appieno ogni singola peculiarità dei nostri vigneti.»
 
Cosa significa per voi produrre Vino di Qualità?
«La chiave della qualità è il legame con il territorio e quindi cercare di racchiudere nel bicchiere i profumi, i colori, i sentori del territorio in cui le uve nascono. È indubbio affermare che preservare la qualità in vigneto prima e in cantina poi costa sempre più lavoro e implica sempre più rischi, legati sicuramente ad un clima che sta cambiando e ad un mercato in rapida evoluzione. Tuttavia noi, forti dei valori che ci tramandiamo da generazioni, portiamo avanti la produzione di vino mirando sempre a quell’idea di territorialità che da sempre ci caratterizza.»
 
Coltivate e lavorate con la stessa attenzione sia i vitigni autoctoni che quelli internazionali: ne ricavate le stesse soddisfazioni?
«Il vitigno autoctono principe per noi è il Marzemino, che coltiviamo nei terreni vocati lungo il vecchio alveo del fiume Adige. Accanto alla predilezione verso questa varietà, da sempre siamo innamorati dei vitigni internazionali come Chardonnay, Pinot Grigio, Merlot, Cabernet, i quali, pur non essendo in prima battuta legati al territorio in termini di origine, trovano le migliori condizioni pedoclimatiche grazie al profondo lavoro che abbiamo fatto nel corso degli anni di individuazione della vocazionalità dei singoli appezzamenti, assegnando a ciascun fazzoletto di terra la varietà che meglio interpreta ciò che ogni singola zona offre. Ecco che lo Chardonnay dà il meglio di sé in collina, dove il suolo calcareo ricco di scheletro gli conferisce croccantezza, sapidità, mineralità, da cui nasce L’Opera. Mentre Merlot e Cabernet amano i suoli più sciolti di pianura, da cui hanno origine il nostro Merlot Antica Vigna e Gonzalier, dandoci sempre buoni risultati e grandi soddisfazioni.»
 

 
La vostra cantina parla con emozione di tanta storia: qual è per Voi il significato della Basilica del Vino, della Caneva di Bacco, del Tempio Rosa e della Baita Rosa?
«La nostra cantina è di fatto la nostra casa: ce la siamo costruita in 40 anni di lavoro, abbellendola e curandola in ogni dettaglio, per far vivere appieno l’atmosfera di famiglia al visitatore che viene a trovarci. Ogni particolare racconta qualcosa della nostra vita, sia lavorativa che familiare: da noi famiglia e vino sono parole indissolubilmente legate, che non possono esistere l’una senza l’altra e che trovano compimento in ogni spazio della nostra cantina, o meglio, della nostra casa.»
 
Lo splendido affresco delle vostre Quattro Stagioni: raccontatecelo.
«La nostra vita è centrata sul nostro lavoro e per questo abbiamo voluto rappresentare in pittura il ritmo che scandisce il susseguirsi incessante delle stagioni, con un particolare focus sul vigneto. Nel favoloso dipinto realizzato dall’ArteGiano Loris Paluselli si parte dalla primavera, dove si vedono le operazioni di messa a dimora delle barbatelle, le piccole piantine di vite. L’estate ci vede protagonisti nella sfogliatura del vigneto, realizzata rigorosamente e interamente a mano e nelle diradature a verde, dove sapientemente rimuoviamo la produzione in eccesso al fine di lasciare solo i migliori grappoli, che poi saranno portati ad un’ottimale ed equilibrata maturazione. Non può mancare poi la vendemmia, che è l’occasione per noi di raccogliere il frutto di un anno di lavoro: un momento impegnativo ma davvero gratificante. Infine, in inverno il lavoro prosegue in cantina, per seguire i vini nuovi nel percorso di affinamento e maturazione.»
 
Tu Marica sei nata tra le montagne del meraviglioso Altopiano Cimbro: la campagna, la vite e il vino cosa rappresentano per te?
«La vita di montagna tempra carattere e buona volontà e sono orgogliosa delle mie origini Lavaronesi. Ho scoperto il mondo del vino in giovane età per amore, proseguito poi per professione, che porto avanti con entusiasmo e soprattutto con una famiglia unita e partecipe. La campagna ha i suoi ritmi, produrre vino richiede lavoro e impegno ma ti ripaga con grandi soddisfazioni. E sugli Altipiani Cimbri torno molto volentieri per ricaricare le batterie e degustare i nostri vini con gli ottimi prodotti gastronomici locali.»
 

 
Alla vostra azienda si sta affacciando la quinta generazione della Vostra famiglia Grigoletti, i vostri figli Federico e Martina: con quali aspettative?
«Le nuove generazioni dovranno sicuramente affrontare una realtà in repentino cambiamento, sia per quanto riguarda la tecnica produttiva, che per quanto concerne l’idea che i giovani hanno del vino. Le sfide sono molteplici, ma crediamo che con una solida preparazione alle spalle e con tanta voglia di mettersi in gioco Federico e Martina possano portare avanti con entusiasmo ciò che abbiamo creato con tanto impegno.»
 
La vostra Cantina è in costante evoluzione, quali sono i vostri progetti a venire?
«La nostra voglia di fare non si è mai fermata nel corso degli anni e stiamo ultimando un nuovo ampliamento dove abbiamo creato nuovi spazi, dove i nostri vini possano essere conosciuti ancora più a fondo grazie anche ad eventi a tema che stiamo ideando. Da qualche anno abbiamo lanciato la nostra collezione Grigoletti VIMtage, che valorizza le annate storiche delle nostre etichette più pregiate. Non nascondiamo che in futuro la nostra gamma di prodotti si amplierà con un’entusiasmante e spumeggiante novità!»
 
La Cantina Grigoletti nella viticoltura lagarina, trentina e nazionale è sinonimo di qualità: quali i segreti da mantenere anche in futuro?
«La nostra intenzione è quella di mantenerci vignaioli veraci, onesti nel nostro lavoro e appassionati nel produrre vini che raccontino di noi e del territorio in cui abitiamo e di cui ci prendiamo cura ogni giorno. Ciò che auspichiamo è che i nostri clienti comprendano appieno l’impegno, la cura e l’investimento che c’è dietro ogni bottiglia che produciamo e che per questo continuino a scegliere i nostri vini, consapevoli che in ogni sorso di vino Grigoletti c’è un pezzo della nostra passione, della nostra dedizione, della nostra vita.»
 
Molto bene, carissimi Carmelo e Marica, questo nostro per me graditissimo incontro è stato ricco di sorprese e di insegnamenti. L’ammirazione per voi e per la vostra famiglia è infinita e contagiosa. Non dubito minimamente che anche i vostri figli troveranno qui terreno fertile da lavorare e da cui ricavare nuove soddisfazioni e nuovi successi.
Non ci resta che brindare alla bella famiglia Grigoletti. Prosit!

Paolo Farinati

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Ivano GAVIANI 14/06/2024
Quando la storia di una famiglia arriva alla quinta generazione nella stessa attività svolta con la stessa passione, che dire, complimenti! Raro esempio di determinazione, competenza, professionalità.
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