L’8 marzo di Claudia Contin Arlecchino – Di Sandra Matuella

«Né serva Né padrona»: questa è la donna oggi secondo l'artista – Nostra intervista esclusiva

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La prima nazionale di «Né serva Né padrona», il nuovo lavoro di Claudia Contin Arlecchino va in scena domenica 8 marzo, alle ore 18.30, al Castello di Buonconsiglio, nella Sala Marangonerie, nell’ambito del progetto «In Femmina Veste» della Bottega Buffa CircoVacanti di Trento, in collaborazione con l'Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Trento.
L’ingresso è libero, ma la prenotazione è obbligatoria al numero 349-7227824, o 349-4365792.
Prodotto dalla Scuola Sperimentale dell’Attore, con la consulenza artistica di Ferruccio Merisi, le musiche di Luca Fantinutti e la partecipazione straordinaria di Svamana Atmananda Giri, lo spettacolo «Né serva Né padrona» è una «Confessione-Buffa sulle donne della Commedia dell’arte» proposta da Caludia Contin Arlecchino, una delle artiste più sensibili e creative della scena italiana e oltre.
 
Claudia Contin in Arlecchino: si potrebbe definire anche così lo stato anagrafico dell’attrice di Pordenone, che al suo cognome ha aggiunto, sulla carta di identità, anche il nome della maschera, proprio perché quello tra lei e la maschera più amata della Commedia dell’arte, è un matrimonio davvero riuscito: dal 1987 Claudia è considerata, a livello internazionale, l’interprete femminile più famosa di Arlecchino, e incarna la tradizione dei comici della Commedia dell’arte, di girare il mondo ideando percorsi drammaturgici inediti e di realizzare maschere in cuoio, scenografie e costumi teatrali.

Il teatro di Claudia viaggia in parallelo con l’altro celebre Arlecchino, «Il servitore di due padroni» di Carlo Goldoni diretto da Strehler, con lo storico interprete Ferruccio Soleri (che ultimamente si alterna con Enrico Bonavera): insieme alla musica lirica, la Commedia dell’arte è la forma di spettacolo italiana più richiesta all’estero, e Caludia Contin Arlecchino ne è appunto, un’esponente di spicco.
La ricerca teatrale di Claudia include anche la drammaturgia contemporanea, e l’elaborazione di un nuovo linguaggio gestuale ispirato alla pittura di Egon Schiele.
Per quanto riguarda il Trentino, da oltre vent’anni Caludia Contin Arlecchino qui è di casa, sia come attrice che come insegnante di teatro, e collabora con alcune delle realtà più vitali e creative della scena trentina, come La Bottega Buffa CircoVacanti – Compagnia del Zane, con Estroteatro e il Teatro di Pergine.
In anteprima per L’Adigetto.it Caludia Contin Arlecchino presenta «Né serva Né padrona», e ci parla anche di Arlecchino, e del suo rapporto con il Trentino.
 
Cosa ci può anticipare dello spettacolo dell’8 marzo? È legato al tema della donna?
«Assolutamente sì: il mio nuovo spettacolo Né Serva Né Padrona è dedicato alle figure femminili della Commedia dell'Arte e alla loro emancipazione, iniziata proprio nel 1500, e che ancora oggi ispira noi attrici contemporanee. Il tema fondamentale è Donna in scena: oggi crediamo di essere abituati a vedere la figura e la personalità femminili sulle scene contemporanee, ma nel Sedicesimo Secolo in Italia la Donna in Scena era quasi un’eresia.
«Alle donne era stato vietato di calcar le scene, e le Fraternal Compagnie di Commedia dell’Arte furono le prime a contravvenire a questa esclusione, portando in scena donne coraggiose, che si distinsero nell’arte oratoria, poetica, musicale e comica, come l’indimenticabile attrice letterata Isabella Andreini e la coraggiosa cantante e musicista Adriana Basile.
«Questa rivoluzione nei confronti dell'antica condizione femminile fu una delle principali cause di censura e di condanna, da parte della Chiesa, sulla professione degli attori e dei comici in generale, ma fu anche un'apertura straordinaria alla nuova condizione moderna della donna, ponendo le basi di emancipazione per le sue professioni e i suoi diritti anche nei secoli seguenti, fino a noi donne del terzo millennio.»
 
Lei è conosciuta in tutto il mondo come la più importante interprete femminile di Arlecchino, una maschera maschile che, però, ha anche un lato femminile, benché poco conosciuto.
«Sì, Arlecchino ha degli aspetti femminili poco conosciuti, ma importantissimi nella costruzione archetipica di questo Carattere: il suo progenitore Hellequin, per esempio, era un demone buffo e bonario che, negli antichi Charivarì trecenteschi, si prendeva carico soprattutto delle anime dei bimbi abbandonati, o morti in fasce, o anche dei cosiddetti bimbi mai nati, degli aborti e delle antiche problematiche dell'infanzia.
«Questa propensione di Arlecchino a fare da Mammo ai cuccioli abbandonati, si ritrova anche in moltissima iconografia cinque-sei e settecentesca della famosa Maschera della Commedia dell'Arte. Io sono stata la Prima Attrice al Mondo ad assumere professionalmente i panni del carattere di Arlecchino (a partire dal 1987).
«Arlecchino, ovvero un carattere indubbiamente maschile, ma sul quale ho costruito anche una responsabilità e una consapevolezza da diavoletto buffo sul fatto che: proprio le donne, i bimbi e i più deboli sono gli esseri da proteggere sempre, al di là del bene e del male.

Oggi, in questa Confessione-Buffa intitolata Né Serva Né Padrona, proprio l’attrice Claudia Contin Arlecchino che convive da decenni nella sua carriera teatrale con il carattere maschile di Arlecchino, ci introduce invece ai segreti e alle conquiste dell’emancipazione femminile attraverso il mestiere delle Comiche.
E attraverso la spiegazione e l’interpretazione dei caratteri di Servette, Amorose e Cortigiane, si giunge ad evocare quella libertà giocosa e quella disinibita indipendenza che la figura dell’attrice, una volta conquistato il palcoscenico da cui era bandita, poteva proporre e suggerire ad ogni donna.

Arlecchino evoca situazioni di stenti e di fame, e vittime di padroni ingordi ed egoisti: Arlecchino non è forse una maschera emblematica di come sta andando il mondo oggi?
«Indubbiamente sì: Arlecchino evoca e denuncia il Nuovo Medioevo di fame, di abusi, di vittime e padroni in cui forse sta cadendo la nostra società globale del Terzo Millennio. Per questo io percepisco lo spirito delle Maschere come qualcosa di estremamente contemporaneo e utile, per risvegliare (oltre che per rallegrare) le nostre odierne coscienze tristi e sopite. Il nuovo spettacolo Né Serva Né Padrona cerca di essere un invito al risveglio e alla libertà di autodeterminazione, per tutte le donne e gli spiriti sensibili, contro tutte le figure di vittime e di padroni, di schiavi e persecutori.
«Ogni anima vivente, dunque, non sia più serva, perché libera di girare il mondo e di guadagnarsi da vivere con le proprie arti, ma non sia neppure padrona, poiché consapevole che la vera libertà è allergica ad ogni potere (anche al proprio) e che deve perciò rimanere sempre un po’ ribelle, come lo spirito saggio di una comica della Commedia dell’Arte.»
 
Il suo sodalizio con il Trentino, sia come attrice e come insegnante di teatro è ormai pluridecennale: grazie a lei, allora, anche i trentini, normalmente così restii a lasciarsi andare, possono riscoprire un sano spirito di irrisione e di gioco teatrale con le maschere?
«La gente Trentina è forse restia a lasciarsi andare perché conosce il valore delle cose e le difficoltà della vita. Io sono friulana d'origine (benché veneta di educazione) e so che anche i friulani sono restii a lasciarsi andare.
«Trentini e Friulani sono gente di montagna, che vivono in regioni di confine, figli e nipoti di emigranti e di generazioni che hanno sopportato ben due Guerre Mondiali, crudamente giocate proprio su questi confini. Insomma ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo ereditato tutti un Tragico Arlecchino Colorato dentro nei nostri occhi, e per questo, forse, sappiamo ridere solo delle cose veramente serie.
«Il mio sodalizio con il Trentino ha proprio questa serietà: qui ho trovato amici, spettatori, allievi e colleghi che hanno capito e apprezzato la serietà con cui cerco di farli sorridere. Il pubblico trentino ha tutta la mia gratitudine e gli corrispondo tutto l'affetto e la fiducia che mi ha sempre manifestato sin dall'inizio degli anni Novanta dello scorso secolo.
«Nel nuovo spettacolo che vengo a debuttare proprio qui a Trento, ancora una volta le voci della Storia si alternano alle voci dei Mestieri, delle Professioni, delle Passioni e delle Missioni che le donne del passato tramandano ancora a tutte quelle donne di oggi che ancora incontrano ostacoli alla difesa della loro integrità personale, fisica, psichica e alla loro dignità di persone libere.
«Il tutto in una Conferenza-Confessione che deve rimanere rigorosamente BUFFA!»
 
Sandra Matuella – [email protected]