Genitorialità – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Quando l'adultità si rivela liquida e fragile, può generare negli adolescenti stati ansiosi, di panico e di sconforto che a volte alimentano il desiderio di fuga

>
Ci si aspetta ogni volta che le giornate celebrative ci possano aiutare a rinnovare la coscienza collettiva. La Giornata internazionale della famiglia, ad esempio, ci chiede di ripensare alla genitorialità.
Da quando Zygmunt Baumann ha scritto di società liquida, ci siamo accorti che anche i legami affettivi sono diventati liquidi e fragili (Z. Bauman, Amore liquido, Ed. Laterza).
La «genitorialità» fluida e instabile, a volte precaria, fa oscillare gli adulti tra presenza e assenza, tra partecipazione affettiva e silenziosa distanza.
 
Non intendo «sparare» sulla famiglia a cui da sempre, rivolgo la mia attenzione per la prevenzione. Voglio solo segnalare quanto questa generazione di adulti oggi sia fragile e smarrita e mostri comportamenti contraddittori che vanno dall’accudimento alla non curanza fino alla trascuratezza.
Nei primi anni dei figli, i genitori sono attenti alla loro vita e più affettivi.
Con l’adolescenza invece la relazione educativa si impoverisce e la genitorialità diventa «pallida», sottile di spessore o inconsistente.
 
Incontro genitori che si appartano e tacciono o parlano poco con i figli perché non sanno cosa dire e come fare. Si aspettano che siano i figli a raccontare quello che vivono.
Alcuni non ascoltano e non osservano. Altri si distraggono o in modo incoerente, affermano e negano, mettono regole che non fanno rispettare. Non sanno venire a patti trascurano l’importanza educativa del saper negoziare e trovare compromessi.
Pochi si raccontano ai figli e la gran parte conosce poco o nulla ciò che essi provano. La comunicazione è povera, fatta di tweet o whatsapp vocali che sono monologhi senza dialogo.
 
Prevale il silenzio delle parole, quelle non dette o dimenticate e taciute, il vuoto dei desideri che non emergono perché soddisfatti ancor prima che si possano formare.
In questa genitorialità liquida sembrano poche le interazioni costruttive con i figli, quelle che servono per capire cosa accade e utili per porsi domande senza cercare risposte immediate.
A ben guardare negli adulti di rifermento rumoreggiano con più forza le preoccupazioni per i bisogni materiali e quelle per i risultati scolastici.
E poi c’è anche una genitorialità assente, quella di chi manca fisicamente o non si rende reperibile ed è da un’altra parte con il pensiero e con il cuore, distratto dalle sue funzioni.
 
In adolescenza uno dei vuoti più significativi e difficili da colmare è la distanza del padre, più di tutto quella del pensiero che non accompagna e non sa essere da guida per chi cresce.
In questo modo la liquidità delle relazioni familiari sta mettendo in luce una fragilità adulta che produce nei figli insicurezza e spaesamento, o peggio, li inchioda al presente impedendo loro di intravvedere un possibile futuro.
Non sorprende, a quel punto, l’apatia giovanile e quell’indifferenza verso tutto che indispone gli adulti, ma che spiega perché i vissuti degli adolescenti contengano sempre di più stati ansiosi, di panico e di sconforto che a volte rasentano la disperazione e accrescono il loro desiderio di fuga e quell’illusorio ritiro dal mondo che vediamo aumentare.

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - www.iovivobene.it