Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Significati simbolici dei colori nella Cavalleria medievale – Di Daniela Larentis

Significati simbolici dei colori nella Cavalleria medievale – Di Daniela Larentis

Vengono illustrati in un prezioso trattato pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1495, scritto dall’araldo Sicille

image

Carlo V di Francia consegna la spada di Connestabile a Bertrand du Guesclin - Miniatura XV secolo.
 
Quanti significati possono racchiudere i colori, essi vengono percepiti non solo a livello visivo ma anche a livello mentale. Svolgono un ruolo non solo estetico ma anche morale, pensiamo alla cultura cavalleresca, uno degli aspetti più affascinanti del Medioevo.
C’è un interessante libro di Sicille, araldo d’Alfonso V d’Aragona, dal titolo «Il blasone dei colori – Il simbolismo del colore nella Cavalleria medievale» (edito da Il Cerchio Iniziative Editoriali, a cura di Massimo D.Papi, con la presentazione di Franco Cardini) che illustra quella che è la simbologia cavalleresca medievale: l’araldica, i significati simbolici ed esoterici di colori, materiali e accostamenti ecc.
Generalmente l’incontro con il testo dell’araldo Sicille (pubblicato per la prima volta a Parigi nel XV secolo) si deve al grande libro di Johan Huizinga, «L’autunno del Medioevo», sottolinea Franco Cardini nella presentazione, «per questo» scrive «oggi è difficile considerarlo per quel che esso è, un trattato di araldica».
Aggiunge poi: «Dobbiamo a studiosi come Michel Pastoureau la formulazione d’una nuova disciplina di frontiera, la cromoantropologia. Il colore accompagna l’uomo: è luce, penombra, oscurità, ma è anche qualità, sostanza, peso, materia».
 
Massimo D. Papi nell’introduzione spiega: «Il trattato è diviso in due parti – e questo ha fatto supporre a taluni che due fossero anche gli autori – diverse non tanto per il contenuto quanto per il contesto preso in esame. In linea generale possiamo dire che la prima parte esamina il significato che assumono i colori posti negli scudi araldici (arme), la seconda il significato dei colori, e la combinazione degli stessi, negli abiti che si indossano (livree).
«Nel Prologo, dopo un tradizionale anche se leggermente autoironico atto di scusa nei confronti dei lettori per la sua audacia e presunzione, l’autore chiarisce subito i suoi intenti: svelare cioè le straordinarie virtù che si celano sotto il messaggio dei colori…».
Ed è proprio questa seconda parte ad aver attirato la nostra attenzione, in particolar modo ci ha colpiti la lettura del capitolo intitolato «L’abito morale secondo i colori».
Le dame dovrebbero indossare pantofole o scarpe color nero, una tinta che, stando al testo, denoterebbe semplicità «poiché il più semplice di tutti i colori è il nero, questo ricorda alle dame che devono procedere con tutta semplicità e non con orgoglio» (pag. 66).
 
Le dame, inoltre, dovrebbero portare le calze viola, «qualunque sia la loro condizione», un colore che sarebbe simbolo di perseveranza, «virtù della quale le dame devono essere piene ed adornate, perseverando e procedendo in tutte le buone opere».
La loro camicia, poi, dovrebbe essere tassativamente bianca, di lino, simbolo di onestà, mentre la tunica dovrebbe essere di damasco, sempre bianca, «a dimostrazione che la dama deve essere casta e pura di corpo, non macchiata dal peccato della lussuria, non sopportando il bianco nessuna macchia su di sé».
Inoltre la parte davanti dovrebbe essere color cremisi o color rosso, simboleggiando i pensieri ardenti nei confronti di Dio, mentre la stringa o il laccio dovrebbero essere blu, simbolo di lealtà.
L’abito di una grande dama dovrebbe essere di drappo d’oro, una tinta che rappresenta buon contegno («l’oro attira gli sguardi della gente su di sé, similmente il contegno di una dama è motivo che ella sia stimata ed ammirata).
I guanti sarebbero invece previsti rossi, rappresentando la carità, mentre «l’ornamento, o il cappuccio, sarà di colore nero che le farà pensare alla morte».
Il giallo della cintura simboleggerebbe la gioia per l’amore fra ella e il suo signore.
Alla fine del capitolo leggiamo: «In ultimo le tempiere, che si mettono attorno alla testa, devono essere d’incarnato, che significa la prudenza che ogni dama deve avere nei propri intendimenti. Ci sono molte altre cose che servono alle dame» viene aggiunto in conclusione, «ma non giungono a proposito per i colori».
 
È molto interessante il capitolo dedicato al nuovo cavaliere (pag. 69, «Come si fa un nuovo cavaliere secondo i colori»).
Dopo il bagno e il riposo, fra le cerimonie previste, il cavaliere era vestito di lino bianco, a rappresentare la purezza e la grande pulizia, dopodiché indossava una veste vermiglia «a significare il sangue che deve versare per servire Dio, esaudire le sacre leggi e difendere la chiesa».
Le calze erano di seta color bruno e questo per ricordare che «siamo fatti di terra e alla terra dobbiamo ritornare».
La cintura bianca veniva indossata per comprendere l’importanza della castità «del corpo e dei lombi che deve avere», mentre la cuffia bianca posta sulla testa testimoniava che il cavaliere cristiano doveva indirizzare i suoi pensieri al servizio di Dio.
 
Il capitolo che ci è parso più curioso, tuttavia, è quello intitolato «Come si devono portare i colori secondo le qualità delle persone».
È curioso scoprire che il rosso veniva portato da molti gentiluomini nei berretti, calze, corsetti, mentre le donne lo indossavano nelle cinture, nelle maniche. Lo usavano anche gli uomini di legge in determinate situazioni e non solo.
La porpora, invece, doveva essere usata solo dai re, vescovi e nessun altro. Il nero era indicato per i monaci, le suore, i mercanti, le donne, gli uomini di legge, i sacerdoti e quando ci si vestiva a lutto, poiché era considerato il più semplice dei colori. Il grigio era usato dai mercanti di campagna, dai marinai ed era il colore dei francescani.
 
Per quanto riguarda la bellezza dei colori, ecco cosa l’araldo scrisse: «Il giallo è bello, ma lo è ancor di più se unito al blu; con il giallo chiaro è la livrea degli avvocati del clero nel parlamento di Parigi.
Il giallo arancio si accompagna bene col bianco e con l’incarnato; lo stesso incarnato sta bene col bianco, ed i tre assieme fanno una livrea molto bella significando ricchezza acquistata con lealtà».
Ecco cosa scrive dell’azzurro abbinato al verde (pag. 77): «L’azzurro col verde ed il verde col rosso sono combinazioni molto diffuse ma non sono affatto belle, i tre colori assieme significano gioia moderata da qualche cruccio».
Il significato dei colori secondo i luoghi ove sono posti sarebbe quello indicato in uno degli ultimi capitoli.
Fra i vari significati ci piace ricordare quello del verde: «Il verde sulla persona significa allegria e piacevolezza, negli stendardi e nei guidoni indica gioia e decisione di combattere, sugli infanti giovinezza, sulle donne amore; nell’arte della pittura rallegra più di ogni altro colore».
Ci ha sorpresi il significato del rosso riferito alla donna: «Il rosso sull’uomo indica coraggio, sulla donna malvagità, sui bambini voglia di giocare, nei guidoni coraggio e ardimento, in cielo ira divina».
Il significato del nero invece è unico per tutti, poiché sta a significare semplicità e durezza.
 
Daniela Larentis – [email protected]

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande