Crali - Testimonianze Futuriste – Di Daniela Larentis
La mostra dedicata al futurista aeropittore è stata inaugurata alla Casa d’Arte Futurista Depero, Rovereto, e rimarrà aperta fino al 30 agosto 2015
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Il 13 marzo 2015 a Rovereto, alla Casa d’Arte Futurista Depero è stata appena inaugurata la mostra intitolata «Crali. Testimonianze futuriste», a cura di Nicoletta Boschiero, un’esposizione che approfondisce la ricerca su uno dei protagonisti del futurismo proponendo un percorso raffinato e inedito che esplora, nel contempo, attitudini e passioni del più celebre movimento culturale italiano della prima metà del secolo scorso.
Rimarrà aperta al pubblico fino al 30 agosto 2015.
Chiediamo alla curatrice se abbia incontrato delle particolari difficoltà nell’organizzazione della mostra e Nicoletta Boschiero ci risponde così.
«Assolutamente no e le spiego anche perché. Queste opere appartengono alle nostre collezioni. Proprio quest’anno, 2015, il MART punta tutto sulle proprie collezioni.
«Questo è il motivo per cui è stato piuttosto facile, è stato un po’ come aprire un armadio e scegliere tra i propri vestiti.
«Dopo la mostra Calpestare la guerra che aveva anche una valenza un po’ più drammatica, soprattutto con i tappeti di guerra afghani, mi piaceva pensare a qualcosa di più leggero, di divertente, per cui il pubblico potesse sorridere.
«Crali realizza queste opere nel 1931-32, a pochi anni dalla sua adesione al futurismo, che è stata molto tardiva, lui nasce quando nasce il manifesto al futurismo e si ispira ai manifesti, segue i dettami futuristi.»
Parlando di futurismo, è interessante citare il libro edito da BUR intitolato «Manifesti futuristi» a cura di Guido Davico Bonino, leggendo quanto segue (introduzione, pag. 5): «Uno dei più autorevoli storici dell’arte del nostro tempo, Maurizio Calvesi, ha scritto: "Il Futurismo è stata la matrice – assolutamente prioritaria – di un’idea di avanguardia globale, e non solo interdisciplinare (fino alla musica, al teatro, al cinema), ma che s’irradiasse, come in parte s’è irradiata, nel costume, nel gusto o nel modo di vivere di un’intera società: interpretando con la chiave dell’arte, addirittura, con provocante anticipo, una nuova filosofia dell’essere nel mondo, con i suoi nuovi valori, o negazioni di valori, dis-valori e non valori”…»
Il manifesto del futurismo fu scritto da Filippo Tommaso Marinetti.
Ecco cosa viene riportato a pag. 39: «Fondazione e Manifesto del Futurismo, pubblicato dal Figaro di Parigi il 20 febbraio 1909 - di Filippo Tommaso Marinetti. Avevamo vegliato tutta la notte - i miei amici ed io - sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettrico.
«Avevamo lungamente calpestata su opulenti tappeti orientali la nostra atavica accidia, discutendo davanti ai confini estremi della logica ed annerendo molta carta di frenetiche scritture. Un immenso orgoglio gonfiava i nostri petti, poiché ci sentivamo soli, in quell’ora, ad essere desti e ritti, come fari superbi o come sentinelle avanzate, di fronte all’esercito delle stelle nemiche, occhieggianti dai loro celesti accampamenti.»
Qualche pagina più avanti dopo la premessa vengono fissati alcuni punti, noi riportiamo solo i primi quattro:
1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3.La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia…».
Tornando a Tullio Crali, conosciuto soprattutto come futurista e aeropittore, egli è stato uno sperimentatore totale, un artista eclettico che consacrò la propria vita alle arti, dalla pittura al teatro, dall’architettura alla moda.
Per lui tanto il teatro quanto la moda rappresentano esperimenti divertenti per momenti di svago, eppure contengono la realtà, la riflettono e la raccontano.
Dai bozzetti esposti in mostra, organizzati in preziosi leporelli, deriva una visione puntuale del mondo degli anni Trenta, con la crisi economica e il fantasma della guerra da un lato e le istanze di forza e rinascita dall’altro.
Le creazioni vengono trattate dall’autore come esercizi di stile nei quali tutto è possibile ma a volte non realizzabile, a causa dei rapidi e continui mutamenti progettuali o delle mancate risorse economiche.
I bozzetti finiscono così per conservare nel tempo una propria identità, compiuta e stabile. Come tutti i materiali effimeri, mantengono la freschezza dei progetti non realizzati e la forza delle idee potenziali, legando indissolubilmente il momento sperimentale e quello progettuale.
«Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli! Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità» sono parole dello stesso artista.
La parola scritta ma soprattutto declamata è, come è noto, uno dei punti di forza del movimento futurista. Il percorso espositivo è pertanto completato da due video di repertorio nei quali vengono enunciati testi del padre del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti: nel primo lo stesso Tullio Crali recita «La battaglia di Adrianopoli», nel secondo Carmelo Bene recita «Uccidiamo il chiaro di luna».
Se con la leggerezza dei bozzetti di moda e di teatro si prendono le distanze dal tema della guerra, a cui il Mart ha dedicato la programmazione di un intero anno, con il videomateriale d’archivio se ne sancisce ancora una volta la vivida presenza.
Due parole sulla vita di Tullio Crali, nato nel Montenegro nel 1910 e scomparso nel 2000 a Milano.
Si trasferisce nel 1922 a Gorizia, nel 1929 aderisce al futurismo e comincia a muovere i primi passi nel mondo dell’arte.
Tra il 1931 e il 1933 partecipa alle mostre itineranti di aeropittura a Milano, Parigi, Vienna, Atene e Bruxelles.
Nello stesso periodo realizza bozzetti teatrali, progetti di architettura e cartelloni pubblicitari. Si interessa anche di moda, creando le giacche sintetiche e le camicie anti cravatta.
Inizia una ricerca affine a quella di Enrico Prampolini sull’arte plastica, assemblando materiali diversi e creando opere polimateriche.
Nel 1939 partecipa con opere di aeropittura alla III Quadriennale di Roma, nel 1940 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale.
Nel 1942 partecipa ancora alla Biennale di Venezia.
Da Filippo Tommaso Marinetti, scomparso nel 1944, Crali riceve in eredità il compito morale di proseguire e difendere le scelte futuriste. Si trasferisce dapprima a Torino poi a Parigi, dove inizia a realizzare, secondo una tradizione molto marinettiana, i ricchi volumi autobiografici, nei quali raccoglie note, schizzi, scritti, corrispondenza, fotografie e molti altri materiali documentari.
Dopo essersi trasferito a Milano scrive il «Manifesto della Sassintesi», nel quale teorizza la creazione di sculture che rispettino l’integrità della forma di materiali naturali e rinvenuti per caso.
Dal 1961 al 1966 dirige la scuola italiana al Cairo.
A Trieste, nel 1971, presenta le Cosmiche: disegni monocromi, che descrive come «prototipi di un’arte orbitale».
L’attività espositiva prosegue intensa: come relatore e conferenziere Crali interviene sui temi del futurismo.
Del 1976 è la sua antologica a Palazzo Costanzi di Trieste.
Pubblica a tiratura limitata il volume Parole nello spazio, una trentina di tavole di poesia scritte dopo il 1930.
Nel 1990 partecipa alla mostra sul Futurismo veneto a Padova.
Negli anni novanta dipinge alcune opere dedicate ai voli acrobatici delle Frecce Tricolori.
Il Mart gli dedica una grande mostra nel dicembre del 1994, presentandolo nella duplice veste di futurista e aeropittore.
Una mostra, quella a lui dedicata, davvero molto bella, una preziosa occasione da non perdere.
Daniela Larentis - [email protected]
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