Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | «Ricordi», la personale di Reinhard Ploner – Di Daniela Larentis

«Ricordi», la personale di Reinhard Ploner – Di Daniela Larentis

La mostra dell’artista sudtirolese è stata inaugurata a Merano il 6 marzo e rimarrà aperta al pubblico fino al 16 marzo 2015

image

>
A Merano, presso il Centro per la cultura di Via Cavour, venerdì 6 marzo 2015 è stata inaugurata alla presenza di Piero Sambin, un rappresentante dell’UPAD, Centro Studio Ricerche Andrea Palladio, la personale del sudtirolese Reinhard Ploner, un artista di fama internazionale.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 16 marzo 2015.
Ad allietare il folto pubblico ha contribuito anche la meravigliosa musica dell’affermato artista trentino Stefano Cattoni, il quale ha studiato a Trento con il maestro Lutzenberger e si è poi diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio Tartini di Trieste (ha inoltre frequentato una cinquantina di corsi di perfezionamento in tutta Italia con il celeberrimo maestro venezuelano Alirio Diaz, suo «maestro artistico» come lui stesso lo ha definito, suonando poi con lui in più occasioni). 
  
Il titolo della mostra è «Ricordi». Alcuni degli acquerelli esposti sono stati realizzati sul posto, i rimanenti (la maggior parte) sono stati eseguiti traendo ispirazione dai rapidi e meravigliosi schizzi racchiusi nei preziosi taccuini di viaggio (gli stessi taccuini sono vere e proprie opere d’arte) sui quali l’artista ha l’abitudine di fissare da sempre le sue impressioni, ciò che vede e ciò che lo colpisce durante i suoi spostamenti.
«Attingere alla memoria ispirandomi agli schizzi contenuti nei miei quaderni di viaggio è molto interessante – ci spiega, – poiché nel farlo spesso si è più liberi, meno legati al realismo, alla realtà.»
Chiediamo al maestro a quale opera, fra i quadri in mostra, sia più affezionato e lui ci risponde di essere legato soprattutto «alla serie di quadri che ritraggono diverse città, poiché rappresentano un collegamento di cromie particolari.»
 

 
Due parole su Reinhard Ploner, nato ad Aldino nel 1945, il quale è stato più volte definito uno fra i più grandi acquerellisti contemporanei.
Nel passato non solo è stato docente di educazione artistica, Presidente dei tre musei di Aldino (Museo Civico, Museo Geologico e Museo dei mulini), ma ha tenuto per lungo tempo, e tiene anche adesso, svariati corsi di acquerello e di altre tecniche pittoriche.
Molti hanno l’onore di essere stati (o di essere tuttora) suoi allievi e lui, artista dal carattere schivo, ha il dono di insegnare con grande generosità. Ha organizzato corsi soprattutto in Alto Adige, a Merano, ma anche a Trento e in Toscana, nella suggestiva ambientazione dell’ex monastero benedettino di Sant’Anna, vicino a Pienza, dove fra il resto sono state girate alcune scene del celebre film «Il paziente inglese».
 
Reinhard Ploner è un raffinato artista che ama la musica, specie quella classica (suona anche lui la chitarra classica) e soprattutto ama dipingere ad acquerello «en plein air».
Le sue fluide pennellate color indaco, blu di Prussia, brown madder, Siena naturale, rosso e pochi altri colori (il bianco è dato dalla carta) danno vita a meravigliosi paesaggi, intensi ritratti, immagini di grande suggestione, ma si dedica in studio anche ad altre tecniche, come per esempio la pittura a olio, acqua tinta, acqua forte, xilografia ecc.
La padronanza della tecnica, la sua grande esperienza e sensibilità artistica, nonché la sua personale interpretazione della realtà gli consentono di creare delle straordinarie composizioni dalle atmosfere davvero uniche, quadri luminosissimi che non possiamo che definire «poetici», i quali colpiscono l’attenzione dell’osservatore per la trasparenza, per la leggerezza e per la luce che sembrano emanare, opere, le sue, finora esposte in prestigiose mostre sia in territorio nazionale che internazionale.

Ha partecipato ha numerosissime esposizioni, importanti personali sia in Italia che in Europa, in Germania e Austria in particolare.
Tra queste ne ricordiamo solo alcune: innanzitutto il viaggio di Albrecht Dürer in Italia, ai musei di Norimberga, nella casa nativa del celeberrimo pittore.
È stato un grande successo, un illustre evento organizzato nel 2004, in occasione del cinquecentenario del viaggio in Italia di colui che è considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale. Il maestro Reinhard Ploner ha ripercorso attraverso i suoi acquerelli le tappe del Dürer, partendo da Norimberga fino ad arrivare a Venezia.
È stato invitato dai Musei di Norimberga ed è stato un grande onore per lui esporre in quell’occasione, tanto che gli telefonò perfino un paio di mesi dopo un ministro da Berlino per complimentarsi personalmente con lui, davvero un grande manifestazione di stima riservato non certo a tutti.
Poi a Gladbeck nella galleria presso la Landessparkasse von NRW, nei pressi di Colonia, a Düsseldorf, poi ad Augusta, a Dorf Tirol (BZ), nella galleria della Cassa Rurale, a Chiusa nella galleria della Cassa di Risparmio. A Salisburgo ha esposto, inoltre, dei dipinti a olio sul tema dell’opera «Il flauto magico» di Wolfgang Amadeus Mozart, un evento di grandissimo prestigio.
 

 
Quando gli abbiamo chiesto perché avesse scelto di esprimersi utilizzando questa tecnica, lui, in occasione di un’intervista, qualche tempo fa ci aveva risposto così.
«Forse dipende molto dal mio carattere: io sono molto impulsivo, molto diretto, vorrei vedere subito il risultato. L’acquerello si presta ad avere un risultato piacevole, di qualità, in breve tempo. Bisogna lavorare alla svelta per non rovinarlo, alle volte una pennellata di troppo compromette irrimediabilmente il lavoro.»
 
Per quanto riguarda la mostra presentata a Merano, lungo il percorso espositivo il nostro sguardo si posa ammirato sugli scorci degli straordinari paesaggi che attraverso la vista raggiungono il cuore, emozionandoci e trasmettendo un senso di armonia non facilmente definibile a parole.
I quadri del maestro Ploner ci permettono di apprezzare una tecnica ritenuta fra tutte una delle più difficili da imparare e che lui ha fatto davvero sua, una tecnica che, ama spiegare ai suoi allievi, citiamo le sue testuali parole, «non permette errori, di conseguenza chi inizia un acquerello dovrebbe prima avere già in mente il risultato finale, dovrebbe già sapere dall’inizio la composizione cromatica e la composizione lineare, i contrasti e poi buttare giù l’idea in breve tempo».
L’acquerello è quindi una tecnica impegnativa. Il maestro Ploner esorta spesso i suoi allievi ad esercitarsi con pazienza, con costanza, poiché, ama ripetere ricordando una citazione di Goethe, «tutti vogliono essere, nessuno vuol diventare», facendo presente che «oggi si ha l’impressione che tutti vogliano in qualche modo essere artisti, tuttavia non basta la predisposizione, la dote innata deve essere coltivata». 
 

 
Lui ama definire l’acquerello «la tecnica più diretta, più immediata, anche la più onesta, nel senso che non si ha tempo di pensare, di correggere, come succede per la pittura a olio. L’acquerello è trasparente non solo dal punto di vista del colore».
Riesce a trasferire attraverso le sue inconfondibili pennellate quell’idea di trasparenza che è riconducibile, nella vita di tutti i giorni, a comportamenti etici, in condotte oneste e trasparenti, valori a cui la nostra società contemporanea ha tanto bisogno di ispirarsi e che, nel caso di Reinhard Ploner, sono autenticamente vissuti.
È bene infine sottolineare quanto l’acquerello sia una tecnica molto contemporanea, poiché rispecchia proprio con la sua immediatezza l’urgenza dell’uomo di adesso, di una società veloce in cui occorre sempre più possedere competenze professionali.
Una tecnica che, il nome stesso lo rivela, si esprime attraverso l’uso sapiente dell’acqua, una grande risorsa naturale da cui dipende la vita stessa di tutti gli esseri viventi.
Già gli antichi avevano compreso la sua importanza, infatti le grandi civiltà si sono sviluppate attorno ai grandi fiumi.
Una risorsa non certo infinita, che appartiene all’umanità intera e che rimanda a un tema molto contemporaneo, il suo sfruttamento.
Un elemento che racchiude molti significati: senza l’acqua non ci sarebbe vita, ma in talune circostanze la sua furia può causare anche la morte (pensiamo alle alluvioni).
È limpida e trasparente. Se unita sapientemente al colore riesce a suscitare uno sconfinato senso di stupore, regalando pura emozione. Le opere del maestro Reinhard Ploner ne sono la testimonianza.
 
Daniela Larentis- [email protected]

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande