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Parlando di Maria l'8 dicembre – Di Daniela Larentis

Il dogma cattolico dell’Immacolata Concezione riguarda il peccato originale e non va confuso con il concepimento verginale di Gesù

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L’8 dicembre per i cristiani cattolici è il giorno in cui si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, la quale fu l’unica, secondo la Chiesa, che fu esente dal peccato originale (data stabilita nove mesi prima della sua nascita, la quale, sebbene storicamente infondata, fu fissata l’8 settembre).
«Umile ed alta più che creatura» come la definì Dante, Maria è forse il personaggio che più ci commuove e ci colpisce nella storia dei Vangeli.
Ci commuove semplicemente perché la visualizziamo seguire la Passione di Gesù e cerchiamo di comprendere la sua grande sofferenza, tentiamo di immaginare il suo immenso dolore di madre, nel vedere il figlio flagellato sulla croce.
Senza considerare altri aspetti, riflettiamo solo sul fatto di quanto sia doloro assistere alla sofferenza del proprio figlio, ogni madre sa quanto queste parole siano vere, perché non c’è dispiacere più grande di quello che si prova quando muore un figlio e lo si vede soffrire. E proprio a lei molte madri si rivolgono pregando e tante persone a lei si affidano, trovando in lei conforto.
 
Nel bellissimo libro del sacerdote francescano Ignacio Larrañaga intitolato «Il silenzio di Maria» (Edizioni San Paolo) a pag. 42 ecco cosa leggiamo a proposito della vita della madre di Gesù: «La vita di Maria non fu una turnée turistica».
«In un giro turistico sappiamo in quale ristorante mangeremo oggi, in quale albergo dormiremo questa notte, quali musei visiteremo domani: tutto è stato previsto e non c’è più spazio per le sorprese. La vita di Maria non fu così.
«Anche la Madre fu un’itinerante. Ha percorso le sue strade e lungo il cammino le si presentarono i tipici risvolti di ogni peregrinare: spaventi, confusione, perplessità, sorprese, paura, stanchezza… Soprattutto sorsero degli interrogativi: questo che significa? Sarà vero? Che fare? Non vedo nulla. Tutto mi sembra oscuro».
 
E qualche pagina dopo (a pag. 47) a tal proposito leggiamo: «Che cosa c’è tra la luce e l’oscurità. La penombra, la quale non è altro che una mescolanza di luce e di oscurità. Se confrontiamo tra loro i testi evangelici, ci convinciamo che la vita di Maria fu un navigare in un mare di bagliori e di ombre…».
Il libro contiene una bellissima riflessione sul silenzio (pag. 89): «Tutto ciò che è definitivo nasce e si consuma in seno al silenzio: la vita, la morte, l’aldilà, la grazia, il peccato.
«Ciò che palpita è sempre latente. Silenzio è il nuovo nome di Dio. Egli penetra, crea, conserva e sostiene tutto, e nessuno se ne accorge. Se non avessimo la sua Parola e le evidenti quotidiane esperienze del suo amore, diremmo che Dio è un enigma.
«Ma non è esattamente così: Dio è silenzio, da sempre e per sempre. Opera silenziosamente nelle profondità delle anime…».
 
A pag. 92 viene spiegato il titolo del saggio.
«Ho scelto la parola silenzio per il titolo del presente libro e di questo capitolo, perché mi è parso che esprima e riassuma in maniera esauriente la storia e la personalità di Maria.
«Esistono, nella Bibbia, parole così cariche di significati vitali, che non pare vi corrispondano, nelle lingue moderne, vocaboli capaci di assumere e trasmettere una carica simile alla loro. Una di esse è shalom. La nostra parola pace non esaurisce affatto la carica vitale di quella espressione ebraica.
«Anav significa molto più della nostra parola povero. La parola greca pístis (fede), di cui tanto parla Paolo, racchiude vibrazioni molto più ampie di quante ne risuonino, quando diciamo la stessa parola, sulle nostre labbra.
«In modo analogo, quando dico silenzio, applicandolo al caso di Maria, vorrei evocare un complesso prisma di risonanze. Dicendo silenzio di Maria, penso alla sua disponibilità e alla sua recettività totali; vorrei esprimere la ricchezza di significato, di profondità, di pienezza, di fecondità. Vorrei anche evocare concetti quali fortezza, dominio di sé, maturità umana. E, in modo tutto speciale, i vocaboli fedeltà e umiltà li considererei come sinonimi di silenzio».
 
Il dogma cattolico dell’Immacolata Concezione, proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre 1854, riguarda come si è detto prima il peccato originale e non va confuso con il concepimento verginale di Gesù.
Qual è a ogni modo il significato della maternità verginale secondo la Chiesa cattolica?
La risposta sembra la si possa trovare a pag. 143, quando l’autore precisa quanto segue.
«Se la Scrittura e la Tradizione affermano con tanta forza e insistenza il mistero della maternità verginale di Maria, quali saranno state, da parte di Dio, le ragioni di una decisione così incredibilmente eccezionale per la storia del mondo?
«A quanto pare, Dio ha voluto rendere stabilmente chiaro e indiscusso che l’unico Padre del Signore Gesù Cristo è lui stesso. Gesù Cristo fu originato non da sangue, né da volere di carne, né da volere di un uomo (Gv. 1,13), ma dalla volontà eterna del Padre.
«Inoltre, con la maternità verginale vengono operate una rottura e una trascendenza nel processo biologico che procede da Adamo e forse da molto più lontano, dalle frontiere remote della biogenesi.
«È una rottura nel vecchio ordine, per la prima e unica volta, per rendere evidente che, con la venuta di Gesù Cristo, si stabilisce un nuovo ordine: non più quello delle generazioni a opera della carne e delle leggi della natura, ma per mezzo della risurrezione…».
E poi alla pagina successiva viene precisato: «La maternità verginale è qualcosa di tanto inaudito che la può accettare soltanto chi la considera come una delle grandi imprese salvifiche.
«È talmente inaudito che un uomo abbia ricevuto la vita senza generazione dei genitori, che il considerare il fatto superficialmente è indice di pura indifferenza e non di fede.
«La maternità verginale è uno dei portenti più alti – se non il più alto – della storia della salvezza…».
 
Daniela Larentis – d.ladigetto.it

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