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A proposito di gatti – Di Daniela Larentis

Forse alle volte scenderanno a compromessi, per comodità, diciamolo, ma sono capaci di forti sentimenti e non saranno mai opportunisti quanto l’uomo

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Nella foto un olio su tela (1912) di Franz Marc intitolato «Due gatti, blu e giallo»
 
Che il gatto sia un animale dotato di grande intelligenza e sensibilità è risaputo. Quando fa le fusa è seducente ed è impossibile ignorarlo.
Rispetto al cane è molto più indipendente, pur amando, tuttavia, le attenzioni del proprio padrone: scompare e appare all’improvviso, con quello sguardo enigmatico che ammalia e quell’incedere sinuoso che lo contraddistingue.
Chi ne ha avuto uno sa che l’adorato felino pur essendo un gran ruffiano è in grado di percepire perfettamente lo stato d’animo di chi gli sta vicino e dietro quell’aria silenziosa e fintamente distaccata cela una grande affezione nei confronti di chi si prende cura di lui.
Chi ama i gatti vorrebbe sapere tutto di loro, ma come le persone ogni esemplare ha la sua storia e sebbene questi felini siano accomunati da alcune caratteristiche in realtà ogni gatto è diverso dal suo simile.
 
Fra le infinite pubblicazioni in materia, c’è un esaustivo libro intitolato «Tutto quello che vorreste sapere sui gatti» di Detlef Bluhm, edito da Corbaccio, il quale contiene parecchie curiosità davvero interessanti.
Abbiamo appreso per esempio, leggendo le 152 pagine, che Giuseppe Balestrieri, poeta milanese del Settecento, fu notoriamente un grande amante dei gatti.
Egli, alla morte del suo, pubblicò una raccolta di poesie, interpellando vari letterati, i quali composero dei versi dedicati proprio agli adorati felini, intitolandola «Lagrime in morte di un gatto» (1741, edito da Giuseppe Marelli).
Forse non tutti sanno che vi fu una gattina, Felicette, che viaggiò addirittura dentro un razzo.
Fu lanciata da una base spaziale francese in Algeria verso la volta celeste, nell’ottobre del 1963.
 
Chi pensasse che i gatti odiano l’acqua si dovrà ricredere dopo aver letto ciò che è riportato a pag 10 del sopra citato libro: «Il gatto Hawkeye vive in California. Il suo compagno umano Gene Alba voleva legare insieme le sue due grandi passioni – gatti e immersioni subacquee – e a tale scopo ha realizzato per Hawkeye, che non ha mai avuto paura dell’acqua e nuota volentieri in piscina, una tuta da sub con bombole incorporate».
«L’animale si fa infilare la tuta paziente ed è stato il primo gatto a immergersi nella piscina di casa. Evidentemente si diverte molto a passeggiare sul pavimento della piscina.
«È possibile visionare l’episodio su You Tube (World’s Only Scuba Diving Cat).»
C’è da dire che qui da noi, almeno, i padroni come minimo sarebbero stati denunciati per maltrattamenti, ma si sa che in America tutto più o meno può accadere.
 
Per chi fosse desideroso, poi, di conoscere quante ossa abbia più o meno un gatto, rimarrà stupito nell’apprendere che il suo scheletro è composto da più ossa di quello umano.
Ritratto da celebri pittori in varie epoche, che lo immortalarono in numerosissimi famosi quadri (Pierre-Auguste Renoir, Jean–Honoré Fragonard, Paul Klee, Franz Marc, tanto per citarne alcuni), il gatto è un animale da sempre molto amato.
Molti furono, nella storia, i personaggi che lo scelsero come animale domestico, dallo scrittore Hernest Hemingway al grande statista britannico Winston Churchill e molti altri, fra cui il cantante John Lennon e l’eccentrico nonché geniale pittore Salvador Dalì.
Una celebre amica dei gatti fu Maria Antonietta (1755-1793), la moglie (sfortunata) di Luigi XVI, la quale come si sa finì sul patibolo.
A pag. 15 ecco cosa si legge sulla sorte toccata invece ai suoi amati gatti.
«I suoi sei amati gatti di razza Angora Turco ebbero una sorte migliore. Quanto meno si racconta che i preziosi animali furono spediti per nave in America con tanto di regali suppellettili, per poi essere semplicemente abbandonati nella parte nord-occidentale dello Stato del Maine. Si dice che gli esemplari a pelo lungo si accoppiarono con gatti locali, dando origine alla razza dei gatti Maine-Coon.»
 
A proposito di regine, anche la regina Vittoria d’Inghilterra pare amasse, oltre ai suoi adorati cani, una gatta.
Ecco cosa è riportato a pag. 21.
«La regina Vittoria d’Inghilterra (1819-1901) è celebre soprattutto per il suo amore per i cani, cosa che, alla luce della passione dei reali per la caccia, non è affatto sorprendente.
«Ciò che stupisce, al contrario, è che la regina negli ultimi anni di vita si sentisse legata a White Heather, una gatta persiana nera e bianca che lei amava più di ogni altra cosa.
«Dopo la morte di Vittoria, White Heather continuò a essere viziata come una regina – anche su richiesta del nuovo sovrano d’Inghilterra, il figlio di Vittoria Edoardo VII.»
 
Sebbene i papi del passato non sono certo ricordati per essere stati propriamente amanti dei gatti, alcuni di loro sembra rappresentino un’eccezione, per esempio Papa Gregorio I, conosciuto anche con il nome di Gregorio Magno.
A pag. 60 a tal proposito si legge quanto segue: «Gregorio I (540-604, pontefice dal 590 al 604) detto anche Gregorio Magno, pare fosse un amante dei gatti».
«Quanto meno favorì la presenza di gatti nei monasteri cristiani.
«Forse ciò non era dettato da un vero e proprio amore per i gatti, bensì dalla saggia osservazione che i gatti avevano sempre dato un contributo fondamentale per garantire la conservazione dei raccolti nei monasteri e avevano anche preservato le preziose biblioteche dai micidiali roditori.
«In ogni caso, dopo Gregorio I, per oltre mezzo millennio regnò una convivenza largamente pacifica sebbene piuttosto fragile, tra Chiesa e gatto».
 
C’è da ricordare che Papa Innocenzo VIII (divenne pontefice nel 1484) favorì invece l’annientamento dei gatti, considerandoli «bestie pagane sodali con il diavolo» (pag. 61).
A quei tempi non furono considerate streghe e mandate al rogo solo moltissime donne innocenti, ma vennero bruciati anche moltissimi gatti.
Chi dovesse inorridire al solo pensiero, può consolarsi leggendo quanto segue (pag. 62).
«Benedetto XVI (1927, pontefice dal 2005 al 2013) quando presiedeva la Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger ordinò che i gatti non venissero più scacciati dal giardino del suo ufficio, bensì accolti e tollerati.
Egli stesso li nutriva e aveva dato un nome a ciascuno di loro. Le guardie svizzere, che prima dovevano cacciare via i gatti randagi, ricevettero ora l’incarico di lasciare stare i felini. Quando usciva in giardino, infatti, Joseph Ratzinger cercava la loro compagnia…».
 
L’autore del libro solleva anche un interrogativo e cioè se i gatti possano davvero presagire i terremoti.
Pur sottolineando che il fenomeno è tuttora pressoché sconosciuto, parla di quattro teorie, le quali spiegherebbero come mai loro avrebbero la capacità di avvertire anticipatamente il terremoto.
Secondo la prima «il fenomeno sarebbe determinato dagli aerosol, minuscole particelle solide sospese nell’aria» (viene spiegato che quando hanno una carica elettrica positiva stimolano la produzione di serotonina nel cervello, il che spiegherebbe il comportamento agitato dei gatti).
Stando alla seconda ipotesi sarebbero le onde di pressione che precedono calamità naturali (come i terremoti ecc.), avvertite dai gatti, a causare uno stato d’allerta (a pag. 71 è scritto che «le loro zampe, infatti, sono dotate di recettori tattili molto sensibili, in grado di captare le onde sul terreno»).
Sempre alla stessa pagina leggiamo la terza ipotesi: «Per quanto riguarda i terremoti, un’altra teoria prende in considerazione le anomalie di temperatura.
Da diversi anni si registra, in concomitanza con i terremoti più violenti, un riscaldamento delle zone colpite compreso tra due e quattro gradi. Tale effetto serra locale, causato dai gas e dalle cariche sprigionate, potrebbe fungere da segnale di avvertimento per gli animali».
Infine c’è un’ultima ipotesi secondo cui prima del verificarsi dei terremoti o tsunami i gatti avvertirebbero le onde sonore a bassa frequenza.
 
Il gatto è considerato da molti un opportunista, ma pensandoci bene è un giudizio alquanto superficiale (in quanto sarebbe assolutamente in grado di procurarsi il cibo da solo e quando torna in casa, dopo aver girovagato in lungo e in largo, lo fa, noi ne siamo convinti, anche per rivedere il proprio padrone).
Forse alle volte abbandona l’idea di uscire per procurarsi qualcosa da mangiare e scende a compromessi, per comodità, diciamolo, ma non si comporterà mai come certi uomini che rinunciano ai propri ideali, alle proprie convinzioni, per mero interesse, con calcolo, cercando di trarre il massimo beneficio dalla situazione del momento.
In questo l’uomo è insuperabile, alcuni di loro, infatti, sfruttano tutte le occasioni per trarne vantaggio, anche calpestando gli altri e sacrificando i sentimenti.
 
Daniela Larentis – [email protected]

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