Teste rotonde o cavalieri? – Di Daniela Larentis
«C’è chi è logico-razionale e chi intuitivo-sentimentale»
Cos’è l’intuizione, forse la capacità di riuscire a «percepire» l’essenza di una cosa senza ragionare? Valutare la logica concatenazione di una serie di cause ed effetti, è un pensiero razionale? Intuizione e razionalità: siamo più intuitivi o razionali nel modo di relazionarci con gli altri, nella vita di tutti i giorni?
Nel libro di Beppe Severgnini Italiani di domani (edizioni Rizzoli) ad un certo punto, nel capitolo 4, vengono citate Le Teste Rotonde e i Cavalieri.
Cito testualmente: «A metà del Diciassettesimo secolo, la Gran Bretagna era devastata da una guerra civile che divideva la nazione in due tribù – Roundheads e Cavaliers.
In questo programma storici e celebrità spiegheranno che la distinzione rimane attuale.
I Cavaliers rappresentano il paese della disinvoltura, del piacere e dell’individualità. Di fronte hanno i Roundheads, che si battono per la modestia, la disciplina, l’uguaglianza.
«Roundhead or Cavalier: Which One are you? BBC Radio Four, 2012».
Naturalmente sia I Roundhead che I Cavaliers appartenevano ai tempi di Oliver Cromwell, noto politico e condottiero inglese.
I primi (il nome deriva dal fatto che avevano l’abitudine di portare i capelli rasi) volevano, durante la rivoluzione inglese (1642-1651), che il Parlamento avesse più potere, mentre i secondi (aristocratici) appoggiavano Carlo I e quindi difendevano il suo potere assoluto.
Come sottolinea Beppe Severgnini «gli inglesi amano la dicotomia e continuano a giocarci.
Serve a distinguere due tipi umani: quello logico-razionale e quello intuitivo-sentimentale».
Questo dualismo ben descrive due tipi di persone: coloro che nella vita seguono prevalentemente l’istinto e l’emozione e chi agisce prevalentemente con lucidità e raziocinio.
In un contesto del tutto differente, Nietzsche introdusse nella sua opera «La nascita della tragedia» lo spirito dionisiaco contrapposto a quello apollineo (criteri interpretativi dello spirito e dell’arte del mondo greco).
Istinto e ragione.
Egli attribuiva al dio Apollo qualità come l’equilibrio, la misura, l’armonia e la razionalità, mentre al dio Dionisio l’ebbrezza, l’impulso e la sregolatezza.
Lasciando stare il filosofo, sorge spontanea una domanda. Noi come siamo prevalentemente?
Impulsivi o razionali? Sregolati o misurati? Focosi o controllati?
Avventati o posati? Irruenti o pacati? Impetuosi o riflessivi?
Come si è davvero? Si è prevalentemente l’uno o l’altro o tutte e due le cose indistintamente?
E quale di queste qualità apprezziamo negli altri? Quale invece ci infastidisce?
Io credo che dipenda dalla situazione, anche perché ognuno di noi possiede un insieme di caratteristiche che si mescolano fra loro generando un mix unico e irripetibile; certo è, comunque, che per indole si tende a comportarsi in un modo anziché nell’altro nella stragrande maggioranza dei casi: chi è impulsivo, per esempio, tenderà molto probabilmente a reagire d’impulso innanzi a un imprevisto, anche se in altri momenti si dimostrerà assolutamente razionale.
Essere razionali è una grande qualità, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.
Anche essere intuitivi lo è, inoltre una natura può non escludere l’altra.
La parola «razionale» assume diversi significati a seconda del contesto (lasciamo stare la matematica e per una volta lasciamo stare anche la filosofia, perché qui il discorso diverrebbe alquanto intricato, diciamo solo che in filosofia la razionalità è una facoltà propria degli esseri dotati di ragione).
Un discorso è ritenuto logico quando è lineare (chiunque ne segua la logica arriverà alla medesima conclusione).
Ma nella vita quotidiana di ognuno di noi è meglio essere razionali o istintivi?
Quali di queste due nature aiuta maggiormente a vivere meglio?e nostre scelte sono guidate dalla razionalità o dall’istinto? Dipende.
Si vive bene quando si può essere se stessi. Talvolta razionali, talvolta il contrario.
Non c’è una ricetta che vada bene per tutti.
Forse è anche una questione di cervello. Possediamo tutti, infatti, due aree cerebrali ben distinte, una «razionale» (area prefrontale) e una «emotiva» (sistema limbico).
Ma, a parte questo, penso che indipendentemente dalle proprie inclinazioni, quello che conta di più sia vivere nel rispetto dei nostri simili e dell’ambiente che ci ospita e da cui la nostra stessa esistenza dipende, abbracciando un’idea di solidarietà umana universale.
Questo è un discorso molto «razionale», «giusto».
Secondo Hegel (immagine), il famoso filosofo tedesco del Settecento, «ciò che è razionale è anche reale».
La sua filosofia è troppo complicata per essere spiegata in poche righe, quindi è meglio non provare a farlo.
Mi viene in mente, comunque, che secondo lui un pensiero può essere giusto o sbagliato a seconda del momento.
Ciò che razionalmente ritengo giusto in questo istante, potrebbe risultare sbagliato fra qualche secolo, al variare del contesto storico.
Faccio un esempio un po’stupido, forse.
Adesso come adesso non è irragionevole farsi una bistecca a pranzo. Fra qualche centinaia d’anni potrebbe diventarlo. Cambiando i presupposti, varia anche la percezione di ciò che è razionale e considerato giusto e di ciò che non lo è.
La ragione è secondo lui quindi qualcosa di molto dinamico.
C’è da chiedersi infine se chi si ritiene governato dal raziocinio, caratterialmente, è anche ottimista in una società come la nostra, in qual caso c’è davvero ancora da sperare…
Daniela Larentis
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