A cosa diamo realmente valore? – Di Daniela Larentis
«Il valore delle cose sta negli occhi di chi le osserva»
Viviamo in un’epoca niente affatto facile. Una volta esistevano dei pali a cui aggrapparsi nei momenti critici della vita, mentre ora siamo circondati dalle funi che con il loro ondeggiare instabile disorientano. Confondono. Sconcertano più che mai.
Che valore può avere un palo, un punto fermo, in alcuni cruciali momenti della propria esistenza?
Non è certo facile star aggrappati a una fune. È un’impresa assai difficile e più faticosa di quanto si possa pensare.
Talvolta, trovare un palo anziché una fune può fare la differenza. Può cambiare il corso degli eventi. Basti pensare all’autobus: a un certo punto ecco una frenata, c’è chi cade rovinosamente a terra, ma qualcuno stringe il palo davanti a sé fino a sbiancarsi le nocche delle dita, restando fermo. Incolume. Praticamente salvo.
Che valore diamo a ciò che ci circonda? Quali sono le cose che per noi contano davvero? Quali sono le nostre priorità esistenziali?
Vivere con semplicità aiuta, a mio avviso, a condurre un’esistenza migliore. Riscoprire una dimensione più naturale, più autentica, facilita il raggiungimento dell’equilibrio interiore.
Il meraviglioso libro di Alberto Fostini, «Vivere semplice secondo natura» (edito da Reverdito) fa della semplicità un cavallo di battaglia ed «è dedicato a tutti coloro che sentono il bisogno di migliorare la qualità della propria vita con regole semplici e alla portata di tutti, a coloro che avvertono l’urgenza di fare qualcosa per se stessi, per un mondo più bello e migliore».
Come sottolinea bene l’autore, alle volte capita di distorcere la visione della realtà proprio per la mancanza di quell’armonia necessaria per vivere con gioia e con coraggio.
Secondo Fostini «l’uomo saggio considera il proprio corpo come strumento dell’anima. Desidera fornire l’organismo, in quantità moderata, soltanto di quegli elementi indispensabili per il suo fabbisogno - i bisogni naturali del corpo: l’alimentazione, la respirazione, il movimento e il calore corporeo mediante abiti adeguati.
«Ma soprattutto ha capito che è fondamentale mantenere la padronanza dei pensieri, delle emozioni, della propria capacità immaginativa e vivere secondo il proprio ideale. Così il creato può evolvere ed esprimersi nel rispetto della dignità umana, che comprende fratellanza, equità, amicizia, armonia, libertà individuale e collaborazione, creando la vera ricchezza dell’umanità.»
Il libro è un invito a riconsiderare la propria esistenza da un’altra angolazione.
«Togliamoci i paraocchi e scopriremo che la natura è la nostra vita, quella vita che serve al nostro mantenimento, alla nostra realizzazione e non all’autodistruzione. Viviamola semplicemente così come ci viene offerta e non cerchiamo di misurarla in base agli anni o da un punto di vista materialistico» (nota dell’autore, pag.7).
Io credo che ognuno abbia il diritto di esprimere se stesso, perché la felicità, in fondo, altro non è che la possibilità di vivere i propri bisogni più profondi nel rispetto degli altri esseri viventi, l’uomo infatti non è l’unico abitante del pianeta.
Ogni essere, nella sua diversità, ha una propria dignità, un proprio valore, e ognuno ha il diritto di sperimentare la felicità.
Il delfino è forse meno felice del ragno? E la farfalla lo è forse più del leone?
E l’uomo? L’uomo è felice? Chissà.
Quello che è certo è che possiede l’innata capacità di complicare tutto e spesso ha difficoltà a dare il giusto peso alle proprie esperienze. Non considera generalmente il valore di ciò che lo circonda. Dà inoltre tutto per scontato, calcolandolo come dovuto.
Valore è semplicemente vivere? Cosa consideriamo valore?
Una bella domanda a cui collegare mille e più risposte.
Per esempio, l’altra domenica, raggiunto il pittoresco lago di Tovel, dopo una camminata di un’ora e mezza tutta in salita, sono approdata a Malga Tuena (foto) e, visto che era praticamente l’ora di pranzo, sedutami ai piedi della croce (a far da sottofondo lo scampanio allegro delle mucche che pascolavano spensieratamente nei prati sottostanti il Brenta) ho sfilato dallo zaino l’uovo sodo che mi ero portata da casa, come di rito.
Dopo averlo sbucciato l’ho alzato con la mano all’altezza dei miei occhi per poterlo osservare meglio.
L’ho trovato meraviglioso, lo confesso.
Lucido, perfettamente ovale, superbo. Nobile (può un uovo essere definito «nobile»? Se sì, quello lo era di certo).
Non ho visto in quel momento un uovo (uno fra le tante uova possibili e Dio solo sa quanti io ne abbia vedute durante tutti questi anni), ma ho guardato «l’uovo».
Affondando i denti nel candore dell’albume ho captato distintamente il sapore corposo del tuorlo.
È come se lo avessi assaggiato per la prima volta. Quell’uovo di fronte a me, ve l’assicuro, aveva un sapore strepitoso, esaltato forse dalla bellezza del paesaggio circostante, certo, comunque diverso da come lo avevo sempre percepito fino a quel momento. E a quell’uovo, eccezionalmente unico per me in quel preciso istante, ho attribuito un valore, l’ho legato al ricordo di quell’attimo.
Ogni volta che assaggerò un altro uovo non potrò più non pensare a quell’uovo. A quel momento. A quelle montagne infinitamente e incredibilmente belle da mozzare il fiato.
Considerare valore un uovo non è da squinternati.
C’è chi considera valore una fragola e addirittura una mosca (ambedue presenti all’alpeggio).
Dal libro Opera sull’acqua e altre poesie ( Edizione Einaudi) di Erri De Luca, scrittore e poeta italiano contemporaneo, è tratta la seguente bellissima poesia.
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto |
Ma il valore delle cose sta negli occhi di chi le osserva.
Chiunque, a starci attento, può cogliere la meraviglia del mondo perché la bellezza circonda ognuno di noi, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
Daniela Larentis
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