Dieci brevi suggerimenti per non annoiarsi – Di Daniela Larentis
La noia è uno stato che pare terribile, ma racchiude in sé un potenziale grandissimo
In questi giorni va in onda uno spot pubblicitario in cui viene tirata in ballo proprio la noia per reclamizzare un celebre gelato. Ma cosa è la noia?
Nel Medioevo la chiamavano «accidia» ed era considerata un peccato capitale. Dante gli accidiosi li confinò all’Inferno (canto VII, quinto cerchio), condannati a sospirare sotto il fango (le luride acque melmose del fiume Stige) e a ripetere ciò che erano stati in vita, rimpiangendo la loro esistenza terrena: «Tristi fummo nell’aere dolce che dal sol s’allegra, portando dentro accidioso fummo: or ci attristiam ne la belletta negra».
La noia, quello stato di monotonia in cui si perdono gli stimoli e non si sa bene cosa fare perché tutto stufa, rallenta il senso del tempo, lo dilata all’ennesima potenza, rendendolo quasi «eterno».
Ognuno ne ha fatto esperienza nella propria vita, tanto che spesso ci si riempie l’esistenza di impegni proprio per sfuggire a essa, non pensando che è uno stato che racchiude in sé opportunità inimmaginabili (Il poeta Giacomo Leopardi riferendosi alla noia affermò che «è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani»).
Vasco Rossi le dedicò un’intera canzone e prima ancora Oscar Wilde, grande poeta e scrittore irlandese (fu anche drammaturgo e giornalista oltre che saggista) nato a Dublino nel 1854, scrisse il suo famoso romanzo «Il ritratto di Dorian Gray», dove la straordinaria bellezza del giovane Dorian, il protagonista della storia, verrà immortalata in un ritratto che invecchierà al posto suo (dandogli modo di condurre così una vita «enza fine», dal tragico epilogo, tuttavia) dedita ai piaceri più sfrenati, nell’estenuante tentativo di scongiurare la noia del vivere (Lord Henrry lo esortò già nel II capitolo, a pag. 47, a vivere una vita lontana anni luce dalla noia.
«Viva! Viva la meravigliosa vita che è in lei! Nulla deve andare perduto per lei. Cerchi continuamente nuove sensazioni. Non abbia paura di nulla… Un nuovo edonismo!
«Di questo ha bisogno il nostro secolo. Potrebbe esserne il simbolo visibile. Nulla è vietato alla sua persona. Il mondo è suo, per una stagione…»
(Da Il ritratto di Dorian Gray. – Oscar Wilde – Ed. Mondadori).
Parlare di inedia risulta un po’ noioso, diciamolo, anche perché siamo nell’epoca in cui «perdere tempo» pare essere alquanto sconveniente.
Il solo indugiare un tantino di troppo sul divano viene vissuto dai più (soprattutto dai noi donne) con grande senso di colpa, come se oziare fosse quasi una catastrofe abbattutasi improvvisamente, dalle nefaste conseguenze, una grave malattia, un’azione da evitare assolutamente («L’ozio è il padre dei vizi» recitava un noto proverbio popolare).
Eppure è proprio al tedio, già proprio a lui, che l’umanità deve alcune delle sue grandi intuizioni e scoperte.
Non era forse il sonnecchiante Isaac Newton a venir destato da una mela caduta da un albero, arrivando poi a formulare la famosa Legge di attrazione universale?
Che si sia trattato di una leggenda o meno, non importa, quello che è certo è che la noia sviluppa la creatività, accresce la fantasia e acuisce l’ingegno.
Una volta i bambini sapevano annoiarsi e proprio grazie alla noia riuscivano a inventare occupazioni adesso improponibili, come osservare le nuvole in cielo e parlare alle formiche, costruire dei giochi con elementi di fortuna (come ramoscelli e foglie) e inventare storie, magari parlando pure ad alta voce ad amici immaginari.
Se ora togliessimo ai giovanissimi Play station, computer, telefonini, corsi sportivi e attività del tutto organizzate e permettessimo loro, finalmente, di annoiarsi un po’, che succederebbe? Già, che accadrebbe loro?
Nulla di stratosferico. Niente di pericolosamente alieno.
Si stuferebbero, come abbiamo fatto noi tutti, scivolando nella più totale monotonia per un po’ e magari accorgendosi poi che stufarsi non è affatto male, in fin dei conti (molti bambini si annoiano proprio perché spesso troppo stimolati; sfiorano ogni cosa come frenetiche api, passando dall’uno all’altro fiore senza mai avere il tempo di interiorizzare le proprie esperienze).
Probabilmente, a quel punto, potrebbe per pura curiosità venir loro voglia di prendere un libro e di affondare i loro nasini affilati dentro le pagine, oppure potrebbero venir investiti da un improvviso impulso, che ne so, di cucinare (un semplice budino, per esempio, una torta alla frutta o un dolce di ricotta) oppure di disegnare.
O di osservare il microcosmo (anche guardare con estrema attenzione le fattezze di un oggetto comune può divertire e incuriosire), senza dover per forza intravederne il fine.
O di pensare.
Perché i pensieri più belli, le intuizioni più profonde sono figli della noia.
Già, proprio della noia, che travolge e annienta, ma al contempo stimola e spinge a superare se stessi e i propri limiti.
Annoiarsi non è una perdita di tempo e farlo non causa una grave malattia.
Per chi proprio non ne fosse convinto, ecco un breve e spiritoso vademecum, per meglio dire una ridotta e scherzosa lista di suggerimenti divisa in dieci punti, per scongiurare la noia. E non la si prenda sul serio, mi raccomando!
1. Innanzitutto bisogna convincersi che non ci si sta affatto annoiando, ma si sta solo cercando di capire come spendere il proprio tempo: anche questa è un’occupazione utile.
2. Scartato l’hobby abituale che più di tutti solitamente gratifica, ma che in questo momento proprio non si vuole o non si può considerare, occorre iniziare a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa che possa catturare un qualche interesse. Va benissimo qualsiasi oggetto, ancora meglio le persone in carne e ossa. Osservarle sarà divertente (se siete maschi adulti vi divertirà molto ammirare il panorama femminile, passatempo per molti sempre allettante).
3. Si prenda ora un pezzo di carta e si annotino i propri pensieri a riguardo (avremmo pure pensato a qualcosa!). Anche casuali. Anche apparentemente sconnessi. Anche stupidamente fuori tema.
4. Ci si munisca altrimenti di una macchina fotografica e si documenti ciò che si ha appena osservato (va bene anche il cellulare se dotato di fotocamera; attenzione se si prevede di immortalare in un astuto scatto qualche bella ragazza, perché questa potrebbe magari arrabbiarsi e invocare la privacy, strappandovi di mano perfino l’obiettivo e non solo).
Rivedere le foto appena scattate, a ogni modo, getta il mondo che ci circonda sotto un’altra luce, poiché si notano particolari che a occhio nudo erano prima sfuggiti.
5. Se si è a casa e se proprio si trova l’esperimento irritante, si cambi pure tattica e si scelga per esempio un libro a caso dalla libreria (ammesso che se ne abbia una a portata di mano), oppure si ascolti della buona musica, mettendosi comodi e magari scrutando il paesaggio circostante, in cerca di qualche stimolo (collocarsi vicino a una finestra è sempre un’ottima scelta).
6. Se nemmeno la musica saprà donare il benché minimo sollievo, allora si potrà provare a dedicarsi a una piccola attività inconsueta, come per esempio riordinare le vecchie fotografie (se si è in casa) o mettersi a contare i passanti, dividendoli mentalmente per caratteristiche comuni (per esempio si può contare quante femmine o quanti maschi si sono visti e di questi quanti avevano i capelli scuri o chiari): sembrerà una banalità, ma questo è un gioco che occupa tempo e dà grande soddisfazione (sebbene temporanea, devo ammettere).
7. In alternativa si potranno contare le macchine che passano, selezionandole per colore. Questo è un passatempo tanto stupido quanto spassoso, stimola la memoria visiva e diverte alquanto.
8. Se si è in casa si può sempre riordinare i cassetti, gli armadi, dare da bere ai fiori (se non sono già appassiti nel frattempo), liberare le piante dalle foglie morte, e da ultimo, proprio per non morire di inedia, ci si potrà dedicare alle piccole pulizie domestiche, come per esempio pulire in cima alla cappa, dove uno strato di unto si sarà ormai sedimentato da tempo, o riassettare il divano (togliendo perfino i fastidiosissimi peli del cane, nel caso ne abbiate uno).
9. Se nemmeno questo soddisfa, cosa alquanto probabile, si potrà sempre decidere di fare una corsetta, una sana passeggiata alla ricerca di qualche erba medicinale o ci si potrà certamente dedicare all’attività fisica che maggiormente piace (direi di invertire questa occupazione con quelle descritte al punto 8).
10. Ma ciò che più di tutto, in assoluto, è rilassante oltre che liberatorio fare quando ci si annoia è semplicemente abbandonarsi all’idea di non fare niente se non pensare, necessariamente a qualcosa di piacevole (vietato rimuginare sui propri affanni).
Magari sdraiati sul divano osservando il cielo oltre la velux oppure seguendo distrattamente con lo sguardo un ragno tessere la tela nell’angolo più remoto del salotto.
Non costa niente. Lo si può fare ovunque, con qualsiasi condizione meteo, a qualsiasi latitudine, al mare, in montagna e perfino in città. Anzi, anche in campagna.
Lasciandosi sfiorare dai pensieri come da ali di variopinte farfalle, riflettere.
Su cosa? Ognuno si arrangi e ci metta del suo. I pensieri fluiranno come nuvole in cielo, si sposteranno leggeri, investendoci e regalandoci la straordinaria sensazione di una libertà improvvisa e sincera.
Con l’immaginazione si può tutto. O quasi.
Basta solo lasciarsi andare…
Daniela Larentis
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