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Benvenuto futuro! – Di Daniela Larentis

«È stupefacente constatare come qualcosa che fino a poco tempo fa era inimmaginabile ora sia una realtà concreta»

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Isaac Asimov, famoso scrittore nato nel 1920 nell’allora Unione Sovietica, ma di formazione newyorkese, è celebre soprattutto per i suoi romanzi di fantascienza, oltre che per i suoi libri di divulgazione scientifica (fu professore di biochimica presso l’Università di Boston, dove lasciò nel 1950 la School of Medicine per dedicarsi interamente alla carriera di scrittore).
Preludio alla Fondazione, Fondazione anno zero, Fondazione, Fondazione e Impero, Seconda Fondazione, L’orlo della Fondazione, Fondazione e Terra, nonché Abissi d’acciaio, Il sole nudo, I robot dell’alba, I robot e l’Impero, Paria dei cieli, Le correnti dello spazio, Il tiranno dei mondi ecc. sono solo alcuni dei moltissimi titoli fra i suoi libri di fantascienza più celebri (fra romanzi di fantascienza e testi di divulgazione scientifica pubblicò durante la sua vita oltre 450 volumi).
 
Uno dei suoi libri che ho trovato più intriganti, intitolato «Neanche gli dei», narra il ritrovamento in un laboratorio di una sostanza, inesistente secondo la fisica, che porta un gruppo di scienziati a entrare in contatto con una razza evoluta collocata in una realtà parallela alla nostra.
I due mondi iniziano così una collaborazione; solo che questi esseri misteriosi ben presto non si riveleranno più così benevoli e il lettore, continuando l’avvincente trama, si interrogherà su chi essi siano realmente (chi volesse leggere il romanzo lo può trovare in edizione Oscar Mondadori tra i Best Sellers).
 
Ma Asimov scrisse anche nel 1966 un libro tratto dalla sceneggiatura del film «Viaggio allucinante» di Richard Fleischer, il quale narra la vicenda di un gruppo di uomini che, ridotti a proporzioni microscopiche, viaggiano all’interno del corpo umano, al fine di poter salvare la vita di uno scienziato (molti anni dopo egli riprenderà l’idea e scriverà il romanzo «Destinazione cervello», una storia parallela, ma con personaggi differenti, ambientata in Unione Sovietica).
Quello che pareva fino a ieri fantascienza oggi è realtà.
Infatti è sempre più frequente sentir parlare di nano chirurgia, chirurgia robotica, artroscopia ecc, tutti termini alieni per la maggior parte delle persone, esclusi gli addetti ai lavori e chi ne è stato direttamente coinvolto.
 
L’artroscopia del ginocchio, per esempio, è una tecnica endoscopica che, attraverso una piccola incisione di pochi mm, sotto la guida di un sistema a fibre ottiche collegato a una telecamera e un video, consente di visualizzare l’articolazione e intervenire mediante tecniche di chirurgia artroscopica (mediante strumenti introdotti nel canale dell’artroscopio, un tubicino d’acciaio delle dimensioni simili a quelle di una penna, senza rendere necessaria l’apertura del ginocchio).
La medicina ne ha fatti di passi negli ultimi secoli, da quando, cioè, abbandonò l’approccio empirico-filosofico per direzionarsi verso quello rigorosamente scientifico e se alcune scoperte importanti in questo campo sono avvenute «per caso», come per esempio quella di Alexander Flemming che nel 1928 notò la scomparsa di alcune colonie di stafilococchi grazie all’azione di una muffa ( ecco la nascita della penicillina e quindi dei primi antibiotici), altre sono state fatte seguendo l’intuizione, come quelle di Dulbecco che scoprì l’interazione fra virus tumorali e materiale genetico della cellula.
 
Ma non è di medicina che voglio parlare, bensì mi sta a cuore osservare quanto sia stupefacente constatare come qualcosa che fino a poco tempo fa era inimmaginabile ora sia una realtà concreta.
Il telefax (meglio conosciuto con l’abbreviazione di fax), tanto per citare un esempio, ossia il noto apparecchio telefonico in grado di inviare e ricevere testi e immagini a distanza , è una scoperta piuttosto recente.
 
Alcuni la attribuiscono al franco-svizzero Puthomme che, nel 1843, depositò un brevetto per la trasmissione di documenti scritti attraverso la rete telegrafica (antecedente all’invenzione del telefono), utilizzando, per la trasmissione, le sue conoscenze sui pendoli elettrici.
Altri sostengono sia frutto dell’ingegno italiano, attribuendo la scoperta del primo vero fax all’abate Giovanni Caselli, il quale pare lo abbia inventato battezzandolo con il nome di «Pantelegrafo», una specie di telegrafo che non trasmetteva però mediante punti e linee (pare sia stato messo sul mercato nel 1861).
 
Esso era in grado di trasmettere scritti e disegni eseguiti con inchiostro isolante e riprodotti, nella ricezione, su di un foglio di carta imbevuto di ferrocianuro di potassio.
Chi volesse ammirarne una riproduzione, realizzata nel 1933, può recarsi a Milano al Museo della Scienza e della Tecnologia o andare a Roma, dove è conservato un apparecchio originale presso il Museo P.T. della capitale.
 
A causa della complessità del processo di trasmissione è facile intuire che non si diffuse inizialmente su larga scala. Lo fece solo capillarmente una trentina d’anni fa in versione moderna, inizialmente in Asia, approdando in Europa negli anni Ottanta e diventando d’uso comune soprattutto nelle aziende che iniziarono a utilizzarlo per inviare e ricevere ordini d’acquisto, documenti, comunicazioni ecc.
Ora sarebbe bello immaginare che, in un futuro non troppo lontano, l’amico che da tempo vorremmo vedere e che abita troppo distante per venire a trovarci spesso quanto vorremmo, improvvisamente ci apparisse innanzi, uscendo magari dallo schermo del nostro PC sottoforma di ologramma, proprio come in Guerre stellari (chi non ricorda il videomessaggio registrato della Principessa Leila potrà andare a rivedersi il celebre film del 1977 dove per la prima volta un ologramma fece la sua comparsa cinematografica).
 
Noi a quel punto proveremmo ad abbracciarlo, accorgendoci con nostro grande rammarico di riuscire solo a trapassarlo attraverso quel corpo luminescente così apparentemente naturale, in fondo, da sembrare vero!
Una notizia per i più ottimisti, amanti della fantascienza: alcuni ricercatori in Arizona stanno proprio mettendo a punto un innovativo sistema di «telepresenza olografica» che prima o poi permetterà la visione in tempo reale di immagini 3D in movimento senza bisogno di occhialini speciali.
 
Il che vuol dire che presto sarà possibile per molti se non per tutti registrare un’immagine tridimensionale in un dato posto e mostrarla in un altro luogo, in tempo reale, dappertutto nel mondo!
Una sorta di teletrasporto che permetterà per esempio, di tenere conferenze in città lontane senza doversi spostare fisicamente, di poter dialogare con il proprio amato/amata potendolo guardare davvero negli occhi senza, tuttavia, poterlo nemmeno sfiorare… e questo è un grosso limite, a pensarci bene. Comunque sia sarà divertente e comodo, talvolta.
 
Nell’aeroporto di Manchester, in quello di Londra, in quello di Orly, a Parigi, e probabilmente anche in altri, è già realtà; infatti ologrammi delle dimensioni e fattezze di vere persone, che si muovono e interagiscono come esseri umani, si materializzano innanzi ai viaggiatori per accoglierli e guidarli nelle prime fasi dell’imbarco (per farli apparire basta schiacciare un semplice bottone, peccato che tecnicamente «rubino» il posto ai loro colleghi in carne e ossa), ma presto saranno realtà un po’ ovunque. 
Attendere per credere…
 
Daniela Larentis
 

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