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Mart Rovereto e Galleria Civica: nuove mostre – Di Daniela Larentis

Quattro nuove esposizioni si affermano come punti di riferimento per la stagione estiva, fra le quali «Il sogno di Luigi Serafini» a Rovereto

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Luigi Serafini, «Codex Seraphinianus», tavola.
 
Il Mart Rovereto e la Galleria Civica di Trento il 12 luglio hanno inaugurato quattro nuove esposizioni che si affermano come punti di riferimento per la stagione estiva.
A Rovereto, fino al 20 ottobre, i visitatori possono immergersi ne «Il sogno di Luigi Serafini».
Curata da Andrea Cortellessa, Denis Isaia e Pietro Nocita, questa mostra antologica esplora la maestria dell’artista nella produzione dell’immagine fantastica, presentando un percorso espositivo che spazia dal celebre «Codex Seraphinianus» a scultura, architettura, design, pittura, grafica, fotografia e arte digitale.
Parallelamente, «Surrealismi. Da de Chirico a Gaetano Pesce», a cura di Denis Isaia, celebra il centenario del movimento surrealista con un’esposizione di 160 opere di oltre 70 artisti italiani, offrendo una panoramica sulla pluralità dei linguaggi e delle poetiche che hanno caratterizzato i «Surrealismi» italiani.
 
Alla Galleria Civica di Trento, fino al 6 ottobre, sono visitabili altre due nuove esposizioni: "Annamaria Gelmi. L’instabilità del limite", curata da Margherita de Pilati, mette in luce l’eleganza e la semplicità delle opere dell’artista trentina, che spaziano tra astrazione e figurazione, dialogando costantemente con l’architettura e lo spazio.
«Albino Rossi. Fiori del silenzio», a cura di Gabriele Lorenzoni, presenta circa 60 opere di piccolo formato che riflettono la poetica lirica dell’artista, con una forte enfasi sulla natura morta e la vita di montagna, descritta con un linguaggio pittorico figurativo.
«Il sogno di Luigi Serafini» in corso a Rovereto è una mostra nata dalla profonda amicizia tra Vittorio Sgarbi e Luigi Serafini, sostenuta dalla Fondazione Silvano Toti.
 

 
Le carriere di Sgarbi e Serafini si sono intrecciate fin dai tempi della prima edizione del Codex Seraphinianus, l’impresa universale dell’artista pubblicata in due tomi da Franco Maria Ricci nel 1981 e presentata in una mostra a Palazzo Grassi a Venezia l’anno successivo.
Stravagante ed enigmatico, il Codex fu fin da subito considerato un capolavoro.
Oltre 300 pagine scritte in una lingua inesistente, scrittura asemica e finemente illustrate, costituiscono un’enciclopedia fantastica nota negli ambienti intellettuali e artistici di tutto il mondo.
La scrittura asemica è una forma di scrittura semantica aperta senza parole. La parola asemica significa infatti «senza nessuno specifico contenuto semantico».]
 
Nell’esposizione prodotta dal Mart, il Codex è rappresentato con 60 tavole originali che sono confluite nella prima edizione a cui si aggiungono una quarantina di tavole meno conosciute e per questo preziose, realizzate successivamente e appartenenti a Serafini stesso.
La flora, la fauna, le architetture, la botanica e le opere dell’ingegno, creature mitologiche e surreali compongono l’indecifrabile libro di culto che l’artista dichiara gli sia stato dettato dalla gatta accovacciata sulle sue spalle.
Le tavole originali, realizzate negli anni Settanta, sono oggi conservate nel Labirinto della Masone nella Fondazione FMR (Franco Maria Ricci). Il Codex è stato pubblicato in Francia, Germania, Stati Uniti, Spagna, Paesi Bassi e ne esiste perfino una falsa copia pubblicata in Cina.
Allo studio del Codice, nel tentativo di scioglierne il mistero, si applicano da decenni studiosi di lingue antiche o morte, enigmisti, musicisti e persino esperti di algoritmi e intelligenza artificiale.
Scritti, articoli, film e opere teatrali hanno contribuito alla popolarità della fantaenciclopedia che oggi è frequentemente ripresa persino nei tatuaggi, nelle canzoni e nelle stories di Instagram.
 

Luigi Serafini, Città Lagunare, 1995, Collezione privata.
 
Architetto di formazione, dopo aver a lungo viaggiato, Serafini si è misurato con la pittura, la scultura, la grafica, la fotografia, il design, l’illustrazione e l’arte digitale.
Perseguendo l’idea di arte totale, al di là delle etichette e delle gerarchie, il vulcanico artista ha sperimentato, innovato, messo sottosopra i canoni, riuscendo nella singolare impresa di essere costantemente molto apprezzato e seguito, iper-popolare e trasversale a diversi ambiti, pur restando al di fuori dei contesti convenzionali dell’arte contemporanea.
L’esposizione del Mart illustra tutta la produzione serafiniana, vasta ed eterogenea, attraverso eccellenti prestiti provenienti da collezioni private o dalle disposizioni dello stesso artista.
 
Dopo la prima sezione sul Codex, la mostra prosegue con ambienti dedicati alle varie discipline, dando conto dell’ecclettica e immaginifica attitudine di Serafini.
Si inizia con la produzione pittorica: colorata, pop, utopica, dissacrante. Insieme per la prima volta in un’unica galleria sono esposte oltre venti tele di grande formato.
Seguono le sale sulla scultura che ospitano opere ispirate ad alcuni dei temi che hanno interrogato o interrogano la società – come per esempio «la mucca pazza» o la bioetica – e rielaborazioni dei classici della letteratura fantastica o della poesia con riferimenti a William Blake, Guillaume Apollinaire, Christian Morgenstern, per esempio.
 
Presenti anche numerose installazioni, opere controverse come la Donna carota (Persephone C) dea-allegoria della natura, e una preziosa esposizione dei «Disogni», i disegni di sogno.
La maggior parte delle opere ha titoli che sono giochi linguistici: stravaganti e ironici testimoniano il lessico originalissimo dell’artista.
Il percorso si chiude con una selezione del tutto inedita di disegni d’architettura, sperimentazioni e innovazioni mai esposte, ideate tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, e di prodotti di design, preambolo dell’opera totale di Serafini: la sua nota Casa-studio, da quasi quarant’anni spazio di vita e lavoro e da lui stesso definita «piccola cosmogonia esportabile» (Vogue Casa, 1986).
Di proprietà dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, situata nel cosiddetto «tridente romano» nelle prossimità del Pantheon e delle scalinate di piazza di Spagna, la Casa è considerata un’altra opera enciclopedica.
 

Luigi Serafini, Palestra perduta, 1997, Collezione privata Milano.
 
 Alcune brevi note biografiche  
Luigi Serafini (Roma, 4 agosto 1949) è un artista, architetto, autore e designer italiano.
Frequenta la facoltà di architettura dove lavora con Maurizio Sacripanti e Luigi Pellegrin.
Dal 1971 al 1973 viaggia tra l’Iraq, l’Africa equatoriale, il Congo e gli Stati Uniti dove lavora con l’architetto Paolo Soleri alla nascente città sperimentale di Arcosanti in Arizona.
Nel 1981 pubblica la prima edizione del Codex Seraphinianus con Franco Maria Ricci Editore.
Nel 1984 pubblica Pulcinellopedia (piccola) per la casa editrice Longanesi.
Nel campo del design, collabora nel 1981 con il collettivo Memphis di Ettore Sottsass e poi realizza progetti come le sedie Suspiral e Santa per Sawaya & Moroni o i vetri e le lampade per Artemide.
Nel 1990 crea la prima locandina per il film «La voce della Luna» di Federico Fellini. Le sue opere sono state esposte alla Fondazione Mudima di Milano, alla XIII Quadriennale, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano e al Futurarium di Chicago.
Ha pubblicato racconti con Fandango, Bompiani, Archinto, nonché articoli su numerosi quotidiani italiani e collaborato con programmi di Rai Radio 3.
 
Al Mart Rovereto, sono in corso altre imperdibili mostre: «Arte e Fascismo», che analizza i vari e complessi modi in cui il regime fascista influì sulla produzione figurativa italiana, e le monografiche sul pittore Pietro Gaudenzi e sullo scultore animalista Felice Tosalli.
Compresi nel biglietto i percorsi dedicati alle Collezioni del Mart e, a 10 minuti a piedi, il nuovo allestimento della Casa d’Arte Futurista Depero.
A Trento, Palazzo delle Albere ospita la grande mostra «Sciamani. Comunicare con l’invisibile», prodotta in collaborazione con il MUSE - Museo delle Scienze di Trento, completata da una sezione a cura del Museo etnografico trentino a San Michele all’Adige.
Inoltre, a Villa Lagarina, negli spazi di Palazzo Libera e del Parco Guerrieri Gonzaga, è in corso «Acqua, luce, fuoco. Ettore de Conciliis, Umberto Mastroianni», con ingresso ridotto presentando alla cassa del Parco il biglietto del Mart.
È davvero una proposta ricca quella dell’estate al Mart, che offre ai visitatori un viaggio immersivo tra opere straordinarie e riflessioni profonde sull'immaginario artistico e culturale del nostro tempo.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Luigi Serafini, Tavola del Codex Seraphinianus, Collezione Franco Maria Ricci, Labirinto della Masone Fontanellato (Parma).

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